25.6.13

Guarda in su...

La novità del giorno, dell'anno e del blog.
Racconti, per ora solo due, ma ne arriveranno altri. Gratis. Tutti.
Servitevi pure.

24.6.13

Stelle

Dalla finestra sopra al letto fisso le stelle.
Una piccola porzione di cielo che nelle notti serene si apre ai miei occhi mostrandomi l'infinito. O quello che lo sembra. Infinito.
Certo è sterminato, se lo si paragona al poco che valiamo noi. Infinito almeno perché l'occhio non arriva a vederne i limiti. Posto che il cielo dei limiti li abbia.
Noi di sicuro sì, di limiti ne abbiamo.
E nel fissare l'infinito, immobile, non facciamo che strizzare gli occhi e cercare qualcosa che si muova, che ci faccia capire che c'è vita, lassù.
Poi siamo incapaci di considerare la vita che abbiamo intorno. Di rispettarla. Di non nuocerle, almeno.
Lo faccio anche io, di cercare un singolo movimento tra quella fissità quasi noiosa.
Come l'eternità, credo. Come il tempo. Come i giorni tutti uguali che si seguono a ruota.
Non mi accontento. Tutta questa bellezza non mi basta.
Vorrei un turbinare di stelle, pioggia di meteoriti, esplosioni di soli. Distruzione o vita, che è uguale.
Poi lo so che se aspetto quella porzione di cielo si sposterà e vedrò altre stelle, ma non mi basta.

20.6.13

Piedi, piedi, piedi!!!

Questo per aumentare le visite dei miei amici che cercano storie di piedi.
Ora, a parte il fatto che ho un misuratissimo 36 e un bel collo del piede da ballerina, direi che ho esaurito tutte le mie novità a riguardo.
Invece...
Ho finito di scrivere gli appunti per il nuovo libro, sono più o meno 68 pagine di scene che ho in mente ben chiare, mentre devo lavorare molto ad altre parti che ancora non hanno la giusta struttura. Ma si farà, col tempo, quasi automaticamente. E con questa storia siamo a una buona quota del lavoro che ho previsto finora.
Ho scritto un memoir, un fumetto, un dramma, devo finire un horror e questo paranormale, poi ho un musical e una saga di fantascienza (trilogia, se riesco a fare tutto) e altri progetti sparsi.
La cosa che hanno in comune è che sono tutte storie d'amore, a modo loro; quello che hanno di diverso è tutto il resto. Ma il resto non conta, vero?

19.6.13

Silenzio

Le parole del silenzio,
vortici di vento,
non soffiano
dolci al mio orecchio.
Manca l'assenza d'aria
a sospendere il mondo,
manca la vita che turbina,
la carezza dei sensi.
Silenzio scompare
e lascia il posto al caos,
vento di tempesta,
scoperchia esistenze.
Non rossi tramonti,
ma quiete acque,
lento ondeggiare,
argini sospesi.
Questo cerco,
silenzio,
come ascolto del cuore.
Soltanto.

17.6.13

C'è una prima volta per tutto

E, dopo la mia prima intervista come cantante e la prima intervista come ballerina, entrambe perse nella notte dei tempi...
Voilà: la mia prima intervista (se escludiamo le domande a raffica delle presentazioni in libreria) come poetessa e cuoca all together.
Grazie alla mitica Federica Gnomo, signora indiscussa del blog Gnomo Sopralerighe, disponibile su diverse piattaforme. Come a dire... ci si muove, ci si. :P
Yesss!

16.6.13

Esigenze

Non è raro che io mi domandi quale sia il motivo che mi spinge a scrivere, e a scrivere tanto. Credo sia l'unica cosa che ho sempre fatto, dalle elementari fino a ora. Diari, lettere, cartoline, poesie, racconti o romanzi lasciati sempre a tre quarti, quaderni riempiti con testi di canzoni riportati a memoria, banchi, fazzoletti di carta, scarpe, foglietti sparsi, tovagliette in pizzeria. Ho scritto ovunque.
Forse l'esigenza è quella di lasciare una traccia, seppur minima, di me. Forse la mia timidezza o la mia paura di vivere, forse l'impressione che parlando non avrei avuto la stessa efficacia...
So che in qualsiasi momento io mi trovi, se ho una penna o una matita in mano oltre a disegnare occhi mi metto a scrivere qualche parola.
Spesso mi chiedo se quel che scrivo può interessare a qualcuno. Me lo chiedo quando mi impegno per finire un romanzo, cosa che richiede un certo sforzo. Perché poi lo devo abbandonare e con lui anche i personaggi che ci abitano dentro. Parti di me.
Quello che poi mi domando è se valga la pena di tentare una via seria nel mondo dell'editoria. Perché ci sono tanti, troppi libri, troppi scrittori, troppe voci. Troppo che alla fine ti rende invisibile e se magari avevi anche qualcosa di utile da dire chissà se mai qualcuno lo scoprirà. Senza il titolo, la copertina, la pubblicità, la distribuzione... Siamo abituati a farci portare tutto fin sotto il naso, tanto che a volte la ricerca del libro adatto è limitata a quello che si trova in vetrina. Siamo abituati a non curiosare, non c'è tempo. Siamo abituati a essere snob (e qui lo ammetto, lo sono terribilmente anche quando scelgo di leggere libri di vampiri), a considerare l'esterno - formato compreso - più che il contenuto. Più che lo stile, più che la cura con cui altri ci stanno raccontando qualcosa.
Ma l'esigenza di scrivere resta. Quella di dipingere va e viene, mi stanca di più. Scrivere mi fa vivere cose che non vivrei altrimenti. Se solo penso alla storia fantahorror che ho in sospeso, mi domando quando mai potrei vivere una cosa del genere con tanta nitidezza. Solo scrivendola lo faccio. Quindi scrivo per vivere.
Anche se a volte non scrivo affatto, anche se in certi giorni mi limito a qualche riga qui sul blog.
Che mi dà soddisfazioni, comunque. Se avessi un euro per ogni visita giornaliera su questa pagina, probabilmente avrei bisogno di lavorare solo più mezza giornata. Che poi ci si capiti cercando storie di piedi, come mi capita di leggere nella sezione delle statistiche, o anche solo per errore non importa.
E a volte mi chiedo se non sarebbe più utile inserire i romanzi qui e lasciare che chi li vuole se li scarichi liberamente. Anche per errore.
Perché tanto io non smetto.

12.6.13

Solo...

... fossi in grado di fare una cosa del genere. Allora sì, sarei un genio. Con tutti i pro e i contro del caso.

11.6.13

Ci vuole un attimo per dirsi addio

Nel sogno, le parole di questa canzone si accompagnano a scene già viste di campi dorati e un albero, sulla cima di una collina.
Lui è morto da poco più di una settimana e ha lasciato qualcosa in sospeso, tra noi. Il sottile vaffanculo del suo suicidio mi ha colpita di sponda. Non era con me che ce l'aveva, non direttamente. Ma è su di me che la colpa è ricaduta. Era più comodo e io sicuramente la più adatta ad assorbire il colpo.
Inutile negarlo.
Io ci sono abituata. Fino ad allora avevo già perso di tutto, accollarmi la colpa di una morte non mi sarebbe stato di peso se non fosse stato per qualche amico in cui credevo. Loro non li ho perdonati. Troppo facile voltarmi le spalle e consolare genitori inconsolabili. Troppo facile lasciarmi sola a leccare ferite che non potevo guarire.
Un disagio, leggero, la colpa di non aver compreso prima. Poi basta. Si sopravvive, si vive.
Il periodo successivo mi ha attirato critiche feroci. Nessuno capiva la mia smania di vita che esagerava ogni azione e reazione. Nessuno capiva che la ferita c'era. Ma non era la morte di F. che l'aveva aperta.
"Ci vuole un attimo per dirsi addio." Niente di più vero.
A volte non c'è nemmeno bisogno che qualcuno muoia. A volte lo si dice e basta.
Ma non ci si nasconde, nel dirlo. Abbandonare qualcuno voltando le spalle è da vigliacchi più che uccidersi.
Uccidersi è solo inutile.
Oggi, ascoltando la canzone, mi sono tornate in mente mille e più cose. Si sopravvive a tutto. Vivere è differente. Ed è brutto vivere nascondendosi.

Ho camminato per le strade
col sole dei tuoi occhi
ci vuole un attimo per dirsi addio...spara
Che bella quiete sulle cime
mi freddi il cuore e l'anima
ci vuole un attimo x dirsi addio...
X questo troppo amore, per noi
e questo bel dolore
Ti prego no, ti prego lo sai!

Sogno, qualcosa di buono
che mi illumini il mondo
buono come te...
Che ho bisogno, di qualcosa di vero
che illumini il cielo
proprio come te!!!

Ho visto il sole nei tuoi occhi
calare nella sera
ci vuole un attimo x dirsi addio...spara

Che bella quiete sulle rive
mi freddi il cuore e l'anima
ci vuole un attimo x dirsi...addio!

Ma dove andranno i giorni e noi
le fughe e poi i ritorni
ti prego no, ti prego lo sai!



Siamo caduti in volo
Mio sole
siamo caduti in volo!

Siamo caduti in volo
Mio cielo
siamo caduti in volo!

Baby don't cry, baby don't cry
Baby don't cry, baby don't cry, baby don't cry

X questo amore immenso, x noi
e il gran dolore che sento
ti prego no, ti prego lo sai...

9.6.13

Ho i neuroni annacquati

Tutta questa pioggia non mi fa bene.
Oggi mi è venuto in mente di smettere di scrivere. Mi son detta che tanto non è importante e che tutta questa corsa alla pubblicazione, seppure io la faccia camminando all'indietro e malvolentieri, non fa per me. Che alla fine non so mica se ho cose da dire.
Contemporaneamente stavo pensando alla pagina che voglio aggiungere a questo blog con i miei racconti da scaricare gratuitamente.
Quindi non so se è vero che voglio smettere di scrivere. Anche perché quello che sto scrivendo mi piace. E molto.
Sarà che sono di malumore, arrabbiata e stufa di passare dai 30 gradi ai 15 e dal sole al monsone da un giorno all'altro. Se non tutto nello stesso giorno. Una notte si dorme con le finestre aperte, il giorno dopo si esce con il giubbotto.
Sì, sono arrabbiata. Probabilmente con me stessa. E non dormo. E leggo di concorsi e non partecipo, e allo stesso tempo non finisco quel dannatissimo romanzo che mi è venuto proprio bene. Perché è proprio bello, e lo so. Accidenti a me...
Ok, vado a pensare ai racconti da inserire nella pagina qui sul blog.
Sono ufficialmente bollita.

3.6.13

L'impressione

Quella che avevo, di non avere più tempo, è svanita.
Non ho più tempo di prima e anche poca voglia di usarlo. Idee anche troppe, ma sono poco motivata. Mi manca la poesia. Queste ombre e piogge continue non mi hanno aiutata. Era meglio il freddo azzurro dell'inverno. Quando mi toccava coprirmi oltre misura per tenermi al caldo il cuore.
L'impressione di aspettare il grigio, leggendo e facendo cose che non mi interessano e non facendo quello che dovrei anche solo perché dovrei.
Quella che la mia tendenza a fare l'esatto contrario di quello che so di dover fare ancora persista in me, forte. E mi impedisca di scegliere di fare davvero quello che vorrei, perché a volte quello che devo e quello che voglio combaciano. Eppure evito con attenzione tutto ciò che mi sembra essere imposto. E l'inquietudine prende il sopravvento, così. Non potrebbe essere altrimenti.
Mi lavoro contro, anche quando il lavorarmi contro mi rende serena.
E penso a mia madre. E a ciò che mi porto dentro e che non esce, tranne forse in momenti come questo. Troppo cupa, può essere. Troppo fragile. Troppo me stessa, ancora.
Devo fare un salto, ancora uno. Crescere, finalmente. O tornare bambina. Che in fondo non lo sono mai stata per davvero.

2.6.13

E ci penso

Vedo fiorire le pubblicazioni dei miei amici. Una dopo l'altra.
Non mi infastidisce di certo e non sono invidiosa del fatto che loro pubblichino e io no.
Perché in fondo io non ci sto provando davvero e lo so. Per carità, partecipo ai tornei, ai concorsi, stampo e mando qui e là i miei romanzi finiti. Forse non a tutti quelli cui dovrei mandarli, non mi "sbatto" per cercare un editore in più oltre a quelli dell'elenco che ho sul pc. Guardo, sì, su internet quando mi capita un editore che non conosco. Penso: magari gli mando questo o quel romanzo, per provare. Poi non lo faccio.
Sembra un secondo lavoro e io non ho voglia di farlo. Anche perché sarebbe come un terzo lavoro, in effetti.
A me piace scrivere, scrivere le mie storie senza pretesa di fare Letteratura, sul mio divano col portatile in grembo. Non nego che mi piace essere letta e che se ciò che ho scritto viene apprezzato sono davvero contenta. Non nego che mi piacerebbe avere in mano dei libri di carta stampata sulla cui copertina spicchi il mio nome, ma il più delle volte ci penso e mi dico che non importa. Non per paura di non farcela, ormai so quali sono i miei limiti e quali i miei pregi. So di non scrivere male, ed è già qualcosa.
Si parlava, qualche giorno fa, dell'effetto di certi giudizi che si ricevono al torneo di Gems. L'anno scorso mi hanno detto diverse cose per cui ho riflettuto ulteriormente sul romanzo con cui avevo scelto di partecipare. Qualcuno aveva ragione a dire che era una prima stesura (in effetti non esistono mie seconde stesure), ma i giudizi più negativi sono stati quelli che mi hanno convinta a rimandare la stessa identica storia non correggendo nemmeno i piccoli errori (la mancata accentazione del sè, che già sapevo di dover correggere). Come fosse un vaffanculo.
Probabilmente non sono pronta a fare questo lavoro, lo ammetto. Non a riscrivere daccapo i romanzi, non a passare ore in posta a spedire plichi commentando con l'impiegata riguardo a quanti siamo a fare questa trafila ogni settimana. Non ad aspettare risposte che non arrivano, non a sottostare a milioni di regole che a me non portano chissà quale guadagno. Nemmeno a pubblicarmi da sola i miei scritti e svenderli per poter scalare le vette delle classifiche. Piuttosto li regalo.
Il fatto è che ci vuole fortuna, oltre a lavorare per crearsene.
E che ci sono milioni di cose ben più importanti nella vita. Forse la fama non fa per me, forse nemmeno il sacrificio e nemmeno la costante attenzione a quanto piace quello che faccio.
Sono divisa. Tra la parte di me che ha voglia di dimostrare al mondo di essere brava e quella che del mondo se ne frega. Chissà chi vincerà?