2.3.24

L'importanza di essere "Ernesta"

Quando ero piccola. la sera, guardavo le luci degli aerei in cielo e speravo che fossero astronavi che venissero a portarmi via. Non avevo idea del perché ma mi sono sempre sentita fuori posto e l'unica fantasiosa idea che mi veniva in mente era quella di essere qui per sbaglio. Una specie di H-7-25 il cui Bud Spencer era mia madre.

Più avanti ricordo di aver trascorso pomeriggi a disegnare improbabili e orrende tavole di fumetti in cui mettevo in atto una sorta di fan fiction dei miei telefilm preferiti essendo consapevole di non avere alcuna possibilità di descrivere ciò che vedevo in parole. Allora mi rifugiavo in queste mille storie in cui si nascondeva una piccola parte di me.

Poi ho conosciuto il pattinaggio artistico su ghiaccio e l'idea di quella leggerezza mi ha travolto. Per questo e per un altro motivo ho scelto la danza: mi toglieva l'idea del peso della materia e allo stesso tempo mi permetteva di essere altro da me.

Mi rendo conto che per tutta la vita questo è stato il mio desiderio più grande. Travestimenti, storie inventate sempre più complesse, la ricerca di un modo per diventare "fumetto" io stessa. In questo, per anni, la danza ha funzionato benissimo. Avevo l'illusione di non esserci io su quel palco e questo mi dava un senso di libertà infinito. Potevo essere chiunque, potevo sbagliare e non essere io a pagare (non ho mai temuto tanto le punizioni altrui quanto quelle che da sola mi infliggevo, ed erano tante), potevo risplendere senza sentirne la colpa. Io che ho imparato a sparire fin da piccola per non disturbare e che ancora oggi preferisco non apparire mai del tutto.

Sembra un controsenso, me ne rendo conto. Cantare e ballare su di un palco è tutto tranne che sparire ma finché l'illusione ha retto io non ho mai pensato di essere lì, sotto i riflettori. C'era un fiore, c'era un nobile cavaliere, c'era una specie di invasata di aerobica, una tigre, un ragazzo di Parigi, una damigella d'onore, una zingara, una teppista e via dicendo. Era come se riuscissi a scindere le cose, e ce l'ho fatta per un po'.
Credo in parte abbia funzionato così anche con la pole dance, tanto coinvolgente da farmi sentire bella, attraente, sicura e forte regalandomi momenti di pura magia per poi farmi cozzare con tutto ciò che avrei voluto poter essere e non sono. E non sarò mai.

Sono entrata in gioco io, con la mia insicurezza, con la certezza di non essere mai abbastanza brava, con le aspettative irrealistiche di sempre ed è crollato tutto. E io sono crollata ancora trascinandomi dietro molto di ciò cui tenevo. Molto di quello che avevo costruito. Vero è che la mia vita doveva cambiare e che non avrei retto molto comunque anche continuando a "correre" per essere quel che volevo. Ero e sono troppo stanca.

Certo, invecchio. Certo, lavoro. Certo, ho una casa e due animali. Certo ho commissioni, incombenze, piccoli guai con le tubature, qualche acciacco. Certo ho persone che voglio vedere, ho parenti che non stanno bene, ho insomma tutto quello che buona parte delle donne della mia età si porta addosso. Lamentarsene è stupido ma cercare di corrermi dietro senza darmi tregua mi ha stremata. 
Quindi tocca ricominciare da capo ed è quello che sto facendo da qualche tempo a questa parte.
 
Ritrovare il piacere di fare le cose, riuscire a non forzare la vita, ascoltarmi. Per questo sono in silenzio da un po'. Ho iniziato qui tanti di quei post che poi non aveva senso finire, o che per ora non ne ha. Ho iniziato tanti di quei romanzi che non basterebbe una vita a finire, ho tanta di quella vernice che potrei colorare un mondo intero. Ma non voglio stupire gli altri, vorrei stupirmi io. Essere e non aspettarmi altro. Trasparire da ciò che faccio senza paura di non essere abbastanza. Essere una me stessa onesta.

Non devo per forza essere la migliore ma devo esserne convinta io.

E intanto per diventare fumetto ormai c'è l'intelligenza artificiale e una quantità di applicazioni che non devo fare altro che divertirmi...

Tornare bambina, anzi diventarlo.  Non credo di esserlo mai concessa... 

1.1.24

Il romanzo che non doveva uscire

 Io avevo rinunciato, davvero.


L'ho messo su Wattpad affinché lo leggesse chi ci inciampava nella rete senza aspettative particolari e in effetti dalla scorsa primavera le visualizzazioni non sono state molte. Ho detto alle persone che lo aspettavano che lo avrebbero trovato lì ma in diversi casi ho riscontrato qualche difficoltà a interagire su una piattaforma da parte dei miei "fedelissimi" poco avvezzi al digitale.

Poi ho ceduto alla tentazione del Black Friday e ho usato le royalties mai richieste degli altri romanzi per pubblicare con uno sconto immenso sia in cartaceo che in digitale. Come d'abitudine ne ho ordinato qualche copia per le persone che solitamente vogliono dedica e autografo e attendo che esca l'ebook per iniziare a mettere almeno i link in giro come sempre.

Avevo rinunciato da tempo, consapevole che si tratta di un romanzo poco commerciale. Lo sapevo scrivendolo e lo hanno confermato le due diverse agenzie che l'hanno valutato. Ne ho già parlato più di una volta e non ho voglia di ripetere ancora. Il mondo dei libri non è semplice o lineare, non basta essere più bravi o più originali. Essendo un prodotto da vendere deve adattarsi al mercato e io al mercato non ho mai pensato più di tanto. A me piace raccontare storie, tutto qui. Mai pensato di farne una professione o di guadagnarci il pane. 

So che l'impressione è che io me la canti e me la suoni, ma ho fatto questa cosa solo perché qualcuno ci teneva a tenere in mano una copia "tangibile" del lavoro. Come ogni volta ne parlerò il minimo necessario e vedrò se continuare a scrivere o meno, finché mi divertirà e nel modo in cui mi divertirà. 

Ho una marea di progetti in sospeso, poca voglia di investire il mio tempo in un modo unico e soprattutto poco tempo. L'anno passato mi ha dato sempre più conferma che il tempo è in assoluto la cosa più preziosa che abbiamo e passarlo col magone o con tensione o ansia è un grande spreco. Ci sono mille cose  che dobbiamo affrontare quotidianamente, spesso controvoglia o per dovere. Il tempo che avanza è sacro.





Così, se avete qualche curiosità riguardo ad "Area 3-13" ora potete trovarlo anche in forma fisica e presto in versione digitale da scaricare sui vostri lettori. Come sempre se lo acquistate mi fa piacere una recensione o una condivisione. L'unica cosa che è fondamentale per un romanzo è essere letto, quindi visto. Siccome io ne posso parlare solo bene (pur conoscendo i suoi limiti) è l'unica cosa che potete fare se vi è piaciuto. Parlarne.

Questa "edizione" esce senza prefazioni, indici, sommari e soprattutto senza ringraziamenti, anche se avrei dovuto aggiungere alcune persone che mi hanno aiutata a capire che cos'era questo romanzo, visto che l'ho scritto tutto senza prendere un appunto e l'ho fatto mentre scrivevo altre storie. L'editing di Natascia Cortesi mi ha fatto comprendere che avevo scritto una storia che non aveva falle o stranezze, coi suoi colpi di scena, con le sue esagerazioni e con moltissime scene "cinematografiche" e decisamente oniriche. Le valutazioni di due professionisti del settore, le persone che hanno curiosato finora tra le righe di questa lunghissima storia, chi c'è stato pur non leggendola mai tutta. L'ho pubblicata com'era. Perché so che vuole essere letta e che dal mio punto di vista ne vale la pena, senza fronzoli.

E così, se vi desta un minimo di curiosità leggetela e parlatene se vi è piaciuta. Fatelo anche se non vi è piaciuta, che male non fa.