31.10.11

I feel like I'm in love

Non so quando è cominciato tutto ciò, so solo che non ha ragione d'essere o che se una ragione c'è ancora non la conosco.
Da qualche mese ho le farfalle nello stomaco, come si usa dire. No, non è a causa della dieta. Non ho fame e non c'è un reale senso di vuoto. C'è, invece, un'emozione intensa e conosciuta.
Mi ritrovo a sospirare romanticamente senza ricordare il pensiero che ha portato al sospiro. Mi sento liquida e serena, sorrido senza motivo.
Ripeto, non c'è apparente motivo per tutto ciò. So solo che non dipende da persone esterne, è tutto dentro di me. Ed è bellissimo.
Sarà il cambiamento che aspettavo e che sentivo arrivare? Non lo so.
So che, come ogni volta che sono stata innamorata, tutto mi diventa sostenibile, leggero e ininfluente.
E se un nuovo amore c'è forse è solo amore per me stessa, finalmente. (ma questo è un pensiero troppo razionale in una sensazione del tutto irrazionale)
Sono i suoni che mi accompagnano, i pensieri, i sogni, tutte le piccole cose che vengono naturali.
C'è il disinteresse per le cose vuote e una diversa intensità, meno dolorosa, per le cose che meritano. Cambio pelle, davvero. Sono almeno vent'anni che non sto così.
Perchè anche l'ultima volta che mi sono innamorata era tutto più doloroso, più sofferto. Oggi no.
E voglio godermi il momento.

29.10.11

Riflessione sconclusionata sui cambiamenti in amore

Con il nuovo amore rifioriscono i desideri.
Si liberano i sogni,
si tinge la vita di altri colori.
La metamorfosi del corpo e dell'anima,
inevitabile passaggio,
diventa evidente.
Un nuovo respiro,
aria fresca e pulita,
purifica il sangue.
Cambiano le cellule.
A volte ci si trasforma,
o si migliora soltanto,
ci si evolve.
Che sia angelo o mostro,
il nuovo amore porta vita,
movimento, danza.
E inevitabilmente, ancora,
porta distruzione e lacrime,
e rancore.

(Non so. Ieri sera meditavo su come spesso la coppia nuova che sorge dopo una separazione sia positiva rispetto alla situazione precedente. La persona che si reinnamora in qualche modo torna se stessa, o migliora, o comunque vive diversamente rispetto alla "sedentarietà" del rapporto precedente. Non ho mai creduto alla "persona giusta". Esistono interazioni più o meno riuscite. Ci sono coppie improbabili che funzionano perfettamente e coppie perfette che non hanno probabilità.
 A volte le persone con cui siamo più conflittuali sono stimolanti e ci impediscono di dare tutto per scontato.
Che poi è la ragione per cui buona parte dei rapporti finiscono in tragedia.
Poi c'è l'amore. E chi lo capisce cos'è? Quella cosa che fa impazzire corpo e mente, che davvero ti trasforma, che fa fare cose impossibili e respirare, e sognare.
Ma cosa ha fatto finire l'amore che c'era prima? Che fine ha fatto quell'amore? Perché l'altra persona non s'è accorta che quell'amore se ne stava andando? Perché ci deve sempre essere qualcuno che soffre mentre qualcun altro rifiorisce?
E perché, soprattutto, io mi sento rifiorire senza che nella mia vita sia cambiato alcunché?)

24.10.11

Universo

Ho creato un universo per poterti amare.
Ti ho dato un volto, un nome, una storia.
Dei sentimenti, una missione, la vita.
E ti ho amato in ogni istante con tutta me stessa,
laggiù.
Più di quanto avrei potuto fare qui,
più di quanto mi avresti permesso,
di quanto ci fosse concesso.
E ti amo ogni volta che torno,
ogni volta che vedo il tuo volto
e ne scrivo i tratti con la mente.
Ogni volta che sento la tua voce pronunciare
le parole che ho inventato per te,
ma che sono indiscutibilmente tue.
Non ho potere sui tuoi pensieri,
nemmeno là.
Lascio che tu mi ami come sai
senza forzare il destino,
dipingo il nuovo mondo
nei colori che sono i miei,
faccio in modo che tu esista
solo per poterti amare.

23.10.11

Piano solo (armonie notturne in città)

La città ha un che di magico nella notte.
Mentre cammino con la mia amica mi vengono in mente milioni di cose e la conversazione sembra schizofrenica, ma mi fa sentire bene. Le strade non sono ancora piene, si riempiono mano a mano che camminiamo e quasi non le vediamo. Siamo prese dai discorsi sulla musica, sull'energia, sui sogni, su quegli sguardi che ti segnano.
Le spiego quel che so della mia città, le racconto aneddoti e buffi episodi della mia vita che emergono da soli mentre incrociamo i luoghi dove sono cresciuta. In ogni senso.
Dove mi sono innamorata, dove ho ballato specchiandomi nelle vetrate, dove non sono mai entrata.
E, come capita con solo alcune delle persone che si incontrano nella vita, lei capisce perfettamente di cosa parlo quando apro bocca.
Che sia questione di emozioni o di linguaggio musicale, o di differenze che si percepiscono.
Ci guardiamo intorno e pensiamo che la nostra generazione è ancora adolescente. Molti di noi sembrano ancora ragazzini, non so se cresceremo mai. Non so se saremo mai dei veri adulti e nemmeno se mi piacerebbe esserlo. No, forse non voglio crescere. Non voglio invecchiare.
Non voglio smettere di pensare che in qualsiasi momento potrei decidere di essere me stessa al 100% e ciò sarebbe folle se io lo facessi da adulta. Perché so che in quel 100% ci sono molti sogni e milioni di altre cose che non si addicono a una vecchia signora.
No, non sarò mai una vecchia signora.
Torino di notte, ma forse ogni città fa lo stesso effetto a chi la ama, porta fuori una parte di me che non esce spesso. Mi sento più viva, più tranquilla, in armonia con tutto e allo stesso presente chiara e lucida.
Il che non capita spesso, si sa.
Così aspetto che Silvia ritorni a trovarmi da Rieti e che finalmente si fermi per più di una notte, per poterle mostrare altri angoli nascosti della mia città.

18.10.11

Hands up!

I cittadini del disordine avevano inseguito le tre ragazze per un poco, certi che non si potessero abbandonare delle fanciulle in strada nel cuore della notte. Ma le avevano viste decise, allegre e attente, quindi avevano proseguito per la loro strada.
Non appena furono scomparsi un'auto scura prese a seguire quella delle tre giovani reduci da una spassosissima e sudaticcia serata in discoteca. Scatenate dall'inizio alla fine non avevano smesso di ballare nemmeno per un istante, o una pipì. Ora tornavano a casa.
I ragazzi a bordo dell'auto scura guardavano con aria felina le occupanti dell'auto che seguivano. Fiutavano la preda, tentavano la zampata a ogni semaforo, ma loro non cedevano. Come gazzelle saltavano da una corsia all'altra per evitare di affiancarsi agli inseguitori. Ma era dura. Quelli non mollavano.
Le tre ragazze decisero di tentare una mossa da film, una accelerata a un giallo, una svolta a sinistra senza freccia e via. Sembrava fatta.
Purtroppo i predatori non avevano intenzione di mollare la preda. Dopo un paio di minuti si ritrovarono perse nell'inseguimento. L'autista, la più anziana tra loro, non voleva far capire agli inseguitori la loro destinazione. Erano pur sempre tre ragazze che tornavano a casa sole solette nella notte torinese...
E a casa non c'era anima viva ad aspettarle. Guai a scendere dall'auto con quelli in circolazione. Quindi continuarono a farsi inseguire tentando in ogni modo la fuga, la distanza.
Alla fine, nonostante tutto, gli inseguitori si stavano dimostrando davvero un po' troppo tenaci. Insomma, ti affianchi una, due, tre volte e nessuna nell'auto ti calcola minimamente... Magari non interessa l'articolo, magari stai sbagliando qualcosa, magari hai incrociato tre stronze che non meritano un tale spreco di tempo e benzina, no?  Chiunque avrebbe mollato. Questi no.
Mentre l'autista faceva slalom tra un senso unico e un controviale, giunte in Corso Principe Eugenio erano disperate. Al fianco dell'autista, una ragazza con lunghi capelli castani lisci e grandi occhi verdi, il secondo pilota stava frugando nel cassettino. La ragazza dietro suggeriva possibili traiettorie di fuga, con il suo carrè rosso fuoco e il total look dark. All'improvviso, la ragazza che frugava nel cassettino gridò: "ferma l'auto!"
L'autista, abituata al tono autoritario della sorella, trovò il primo posto possibile nel controviale del corso, dopo aver fatto tre volte il giro di uno stupidissimo isolato. Gli altri, pensando di avercela fatta finalmente, fermarono l'auto scura proprio davanti al muso di quella delle ragazze. Non se lo aspettavano, ma dall'auto scese una delle tre, l'ampio impermeabile tra il grigio e l'argento, con delle spalle decisamente improbabili e un carrè di ricci scuri a incorniciare un volto perfettamente ovale con occhi grandi e scuri e delicate labbra rosa scuro. La ragazza scese decisa e si diresse verso lo sportello del passeggero. Dentro, i ragazzi ridevano.
Come il passeggero fece per aprire la portiera, la ragazza estrasse la pistola scura dalla tasca dell'impermeabile e intimò: "su le mani e fuori il bottino!"
I ragazzi scapparono, le tre ragazze tornarono piangendo dal ridere a casa e non dormirono affatto. La pistola giocattolo del figlio dell'autista aveva fatto il suo effetto. E la ragazza con l'impermeabile era stata davvero grandiosa.
Ecco, questa è stata una delle volte in cui ho rischiato la vita... insomma, quasi.

17.10.11

Segui la regola per non avere regole

Sono sempre stata una persona indipendente, forse non sempre razionale ma responsabile e riflessiva. Ho sempre avuto una certa insofferenza per le regole e per l'autorità. Nella mia mente un uomo civile non ha bisogno di regole per vivere nella società, perché da solo comprende quali siano le azioni corrette e quali no.E da solo agisce per il bene comune (o della maggioranza, perché accontentare tutti sarebbe altro che utopia...).
Il problema è che noi siamo come bambini ineducati.
Non pensiamo affatto agli altri. Pensiamo che sia fighissimo evitare le regole, notoriamente fatte per quello. Per non essere rispettate. A noi piace sentirci furbi, fare ciò che ci pare e non dover dare spiegazioni.
Come bambini ineducati pensiamo che tutto ci sia permesso e che una mano divina ci sia posata sul capo per cui a noi andrà sempre bene. Da che mondo è mondo gli adolescenti violano le regole, solo che al giorno d'oggi mi sembra che siamo diventati tutti adolescenti cresciutelli e ce ne andiamo in giro facendoci i fatti nostri senza il minimo pensiero.
Come bambini ineducati pensiamo di essere i più bravi. I migliori, i più furbi. Quelli cui non capita mai nulla.
Peccato che poi capiti sempre qualcosa e che a pagare siano tutti quelli che vengono dopo. Penso soprattutto a tutti i pipponi che ci tocca sorbire su caschi, caschetti, cinture, giubbottini fosforescenti che tra un po' ci toccherà indossare anche da pedoni perché qualche idiota sale in macchina pensando di giocare a SuperMario Cart. O qualche cretino viaggia a mille all'ora in bici sui marciapiedi e ti sbuca davanti mentre svolti l'angolo. O qualche furbone viaggia in contromano perché tanto deve fare solo mezzo isolato.
O qualcuno che va in moto sulla pista ciclabile, tanto è lo stesso.
Peccato che non ci rendiamo conto che per sentirci furbi noi facciamo un danno alla collettività che avrà sempre più regole da seguire e sanzioni sempre più alte anche per piccole sviste.
Non sarebbe più furbo seguire un po' meglio e con un minimo di intelligenza almeno le regole base in modo da non averne sempre di nuove e sempre più rigide?
Così, per dire.

15.10.11

Amore e suoi significati

- Ti amo
- Non è vero.
- Sì. In un certo modo.
- In un certo modo non significa nulla. O si ama o non si ama.
- E' così?
- Sì.
- In questo caso ci devo pensare.

John Lindqvist, Lasciami entrare, pag. 63

13.10.11

La data di scadenza della gratitudine

Si può fare come a Natale e ringraziare per i doni ricevuti, essere grati finché il dono ci riempie il cuore e compilare una nuova lista dei desideri per cui essere grati la volta successiva?
Si può essere consapevoli di quanto la Vita ci regala senza mettere i paraocchi, senza considerare solo ciò che abbiamo davanti ma restando aperti a ogni nuova opportunità?
Per alcune persone la gratitudine ha una durata infinita, per un dono ricevuto bisogna ringraziare a vita e tenerselo stretto anche quando non ha più significato. Come se una volta raggiunto un obbiettivo non ci fosse motivo per desiderare altro senza essere degli ingrati.
Eppure il cambiamento è quello che fa muovere il mondo.
Se ricevo un mazzo di fiori io sono grata del regalo. Ciò non mi impedisce di gettare il tutto nell'immondizia quando i fiori appassiscono. Allo stesso modo considero le piccole fortune di ogni giorno.
Penso a quanto sono fortunata, dopotutto. Ho una famiglia (piccola e pelosa per lo più), una casa, un lavoro. Posso mangiare, comprarmi le cose di cui ho bisogno, vestirmi, divertirmi, vedere gli amici, comprare una marea di libri e di questo mi sento grata. Quando ci penso, so che la Vita se la merita un po' di gratitudine. Ma poi mi chiedo se ci sia il modo di stare ancora meglio. Per qualcuno io sono un'ingrata.
E può essere vero. Perché io penso che la gratitudine abbia una data di scadenza e che per quanto sia utile sentirsi grati per ciò che si é e ciò che si ha questo non deve fermare la nostra vita, limitarla in alcun modo. Senza questo si perde ogni prospettiva. Solo che fossilizzarsi su un dono ci toglie ancor di più la visuale d'insieme; l'attaccamento ai piccoli benefici ci impedisce di vederne di nuovi, di cambiare, di volare via verso qualcosa di meraviglioso.
Perché qualcosa di meraviglioso c'è. Appena più in là. Qualcosa che tra un anno o due vorremo cambiare, ma che ci farà sentire fortunati ed estremamente grati. Per un po'...

11.10.11

Raita della casa

La recente dieta mi ha portata a sperimentare cosine poco caloriche per condire la mia dose di verdurame e anche altri alimenti. Che l'olio proprio non va bene. Essendo la mint raita una delle cose che amo di più nella cucina indiana ed essendo spesso sprovvista di menta ho pensato di trovare delle alternative di cui questa ha suscitato entusiasmo sia in casa che al lavoro. Beh, tranne che per quelli che non amano cipolla e simili...
Si inizia con un bel vasettone di yogurt greco, quello da 170 grammi, che vista la dieta prendo magro, ma che è anche buono in versione 2% e intero.
Si trita per ogni vasettone circa 1/4 di cipolla rossa e un mini spicchio d'aglio con la mezzaluna (ma c'è chi giura di aver usato il tritatutto con successo) fine fine fine, ma che dico... finissimo.
Si mescola allo yogurt aggiungendo sale e pepe quanto basta, et voilà.
Certo se avete il terrore di uccidere con l'alito potete lasciar perdere. Io per lo più me ne frego, visto che digerisco da dio e che di solito la mangio in compagnia, come la bagna caoda...
Io la uso con i pomodori, con i finocchi, il sedano e con hamburger o tacchino arrosto, ma chiunque può sperimentare nuovi abbinamenti. Come anche nuovi mix con lo yogurt. Che mi dicono sia ottimo coi cetrioli (greco, ovvio).
Mi mette di buonumore, un po' come i film dell'orrore e il vento forte. E tutto funziona alla grande.

5.10.11

Fantasmi (quella che sorride)

Capita in questi giorni che io mi guardi allo specchio e veda lei. No, non che la somiglianza sia tale da confonderci. Solo lo scintillio della solitudine, o quel fondo di tristezza che nei suoi occhi si notava tanto. Lo vedo nei miei, soprattutto quando sono stanca.
Poi, per carità. Sto vivendo un buon periodo. Le cose cambiano e ne sono felice.
Non mi sento come lei. Mi manca, ma mi manca soprattutto il vederla serena. Non lo è stata per tanto tempo che a volte guardo le foto in cui sorride e mi sembra strano che ne fosse capace. Troppo dura la vita.
In ogni caso il fatto è che inevitabilmente ci somigliamo sempre più. Solo che io sono quella che sorride.

4.10.11

Lezione balinese

Mio padre nuotava tranquillo poco al largo in un punto imprecisato di Bali. All'improvviso una corrente inaspettata cominciò a portarlo via dal suo percorso, trascinandolo sia verso il fondo che lontano dal punto in cui si trovava. Colto di sorpresa, lui cominciò a lottare contro la corrente. Una bracciata, due, tre. Fatica e la paura di non farcela. Ma l'acqua era forte, molto più di lui. Si stava stancando, sempre di più. Sapeva che non ce l'avrebbe fatta a resistere, non così. Quindi si disse: "Ok. Non ce la faccio." e si lasciò andare. Rilassò tutti i muscoli nell'attesa del peggio e fu proprio allora che il suo corpo cominciò a galleggiare. Come un tronco o una tavola da surf. Sempre più leggero finché non se ne tirò fuori.
Credo sia questo il modo di sopravvivere alla vita. A qualunque dolore, qualsiasi prova. Lasciandosi andare senza resistere, senza insistere più di tanto. Seguendo la corrente e la forza che trascina al fondo. In quei momenti la Vita resiste e porta in luoghi sconosciuti, inaspettati. Più belli del previsto.
Basta solo lasciarsi andare e non avere paura di perdere.