30.3.09

Ma... scherziamo?

Sento la pubblicità alla radio per cui si può andare sul sito di Famiglia Cristiana e votare il "personaggio preferito del Vangelo".
E mi chiedo, ma sono solo io che la trovo una cosa idiota o lo è per davvero?
Io non sono religiosa, mai stata in modo particolare, ma sono stata a scuola dalle suore e un minimo di rispetto per il senso che la religione può avere ce l'ho.
Insomma, si può votare il "personaggio"? Capisco che oramai sono in pochi a leggere letteralmente la Bibbia come fosse stata scritta da Dio in divinità (perché Dio in persona...), che almeno in questo un passo avanti si è fatto, salvo poi vanificare qualsiasi passo avanti con delle assurdità e delle idee che sanno di medievale.
Però votare il personaggio del Vangelo, come fosse un premio Oscar, o una nomination di un reality...
No, davvero. O si segue un estremo, o si segue l'altro. Siamo al limite del nonsense. Da una parte ci sono limiti rigorosissimi e dall'altra si vota un personaggio delle scritture???
Mah!

23.3.09

Prossimamente

Ci siamo.
A breve sarà in vendita sul sito di Liberodiscrivere la mia breve raccolta di poesie, mia prima e finora unica pubblicazione.
Lungi dal consigliarvela, visto che la poesia non è per tutti...
Il libricino, stampato su carta ecologica, ha un prezzo abbordabile e non è impegnativo. Io non sono tanto persona da scrivere per sfoggiare qualcosa, scrivo per necessità mia, per liberare la mente dalle parole che la invadono.
Sempre prossimamente cercherò di organizzare una similpresentazione, in modo da invogliare i lettori a tirarmi la loro copia in testa e magari comprarne una seconda copia per lo stesso uso.
Intanto vi propongo la copertina...






Detto ciò, per ora mi godo il momento. E lavoro per procurarmi una nuova soddisfazione al più presto!

AGGIORNAMENTO: Dalla casa editrice mi dicono che il libro sarà in vendita dalla prossima settimana, al momento opportuno inserirò il link, così sarà più comodo...

19.3.09

Atipical female

Detesto lo shopping, da sempre.
Non mi piace girare per negozi, provare vestiti, tornare a casa con sacchetti stracolmi. Anche se ci sono delle eccezioni (guai a portarmi in libreria, ad esempio) considero il giro per fare acquisti una vera tortura.
Non tanto fare la spesa, che non mi piace, ma è una cosa a cui mi sono abituata. Proprio non mi va di sprecare tempo a comprare roba che probabilmente non mi serve. Non ho bisogno di 24 paia di pantaloni, di 45 magliette e 280 golfini diversi. Poi, comunque, ne ho. Perché difficilmente consumo i miei capi in meno di 8 anni.
Non me ne frega niente degli accessori. Cinture e borsette possono restare dove sono. Fosse per me terrei tutto in tasca, e quando posso lo faccio. Certo che, dovendo stare fuori casa ogni giorno per un tot di ore, sono obbligata a portare una borsa. Ma comoda, piccola e in tessuto lavabile.
Le scarpe sono un altro discorso, perché sono l'unica cosa per cui sono disposta a spendere l'inverosimile. Se un paio di scarpe mi piace davvero, arrivo anche ai 150 Euro. Che per un paio di scarpe sono, a mio parere, una enormità. Che siano alte, strane e possibilmente nere.
I gioielli sono bellissimi nelle vetrine. Ma non ne porto. Ho la fede, due fedine prese da una rivista quando ero adolescente al pollice destro, una comprata in India al pollice sinistro, una catenina girocollo che non cambio quasi mai anche se negli anni me ne hanno regalate altre. Al polso porto 8 braccialettini affibbiati dal marocchino di turno, quelli di filo, in vari colori. Uno per desiderio, ma non consumo nemmeno quelli e uno ce l'ho da circa 10 anni...
Come orologio uso uno Swatch. Sono comodi, non eccessivamente dispendiosi (almeno quelli che scelgo) e quando si rompono ne compri uno nuovo e sei a posto.
Non mi interessano le firme, le marche, le cose di moda. Non ho mai visto un outlet.
Se posso non mi trucco. Non ne ho un gran bisogno. Non uso tremila prodotti di bellezza e non me ne frega niente se sono pallida. Il mio colorito è quello. Non devo mica cambiarlo per forza.
Unica eccezione sono i capelli, che hanno cominciato a imbiancare troppo presto e anche se ho un buon aspetto, il capello bianco non mi aiuterebbe certo a migliorarlo.
Non amo i regali. Non amo i fiori. Il cioccolato sì.
Sono abbastanza atipica?

Firebird


"Firebird"
carboncino su carta da disegno

17.3.09

Dice il saggio...

"... Gioisci per quel che c'è da gioire
e soffriggi tutto ciò che c'è da soffriggere..."

16.3.09

Copertina o titolo?

That is the question!
Che cosa ci spinge davvero a comprare un libro piuttosto che un altro? Sempre a patto che non sia uno di quei libri che uno acquista in ogni caso: quelli dello scrittore preferito, quelli che riguardano un certo argomento...
Come sempre esistono le due scuole. C'è chi dice copertina e chi dice titolo.
Io propendo per la prima. Non che il titolo non mi prenda, ma è per una copertina azzeccata che io vedo un libro tra decine. Dò uno sguardo in generale e lì dove l'occhio si ferma soddisfatto io comincio a lottare con l'impulso di acquistare.
Sarà questione di un eccessivo senso estetico? Sono terribilmente attratta dal bello, quindi un bell'insieme di colori, una bella immagine, un disegno particolarmente riuscito mi trascinano letteralmente fino al libro.
Poi guardo il titolo, ma per un momento solo. Passo a guardare la quarta di copertina, o l'interno, per capire se la storia che si racconta può interessarmi. Salto a piè pari le critiche entusiastiche riportate a casaccio. Non mi interessa sapere che un certo personaggio abbia eletto il libro che ho in mano a libro dell'anno. Non mi interessa sapere chi ha fatto la prefazione. Di solito le salto, a meno che non siano dell'autore stesso. Al massimo leggo le note sull'autore, per capire che altri titoli ha al suo attivo e vedere se ne conosco qualcuno.
C'è da dire che io leggo esclusivamente romanzi, più che altro thriller, horror e fantasy. Poi cerco di leggere un po' di tutto, italiani e stranieri. Ma sono difficile.
Non faccio caso ai premi vinti da un libro. Alcuni di quelli li ho mollati lì a metà, proprio non ce la facevo. Sarà che mi piace la filosofia dello "scrivi come mangi", della parola semplice e quotidiana. Gli esercizi di scrittura non li amo. Amo chi sa raccontare qualcosa in cui posso riconoscermi e dire: "anche io l'avrei descritto così".
Tra le varie cose che possono portarmi a un libro piuttosto che a un altro ci sono le presentazioni ascoltate alla radio, con intervista all'autore. Se riesce a farmi concentrare sull'argomento è probabile che io vada in libreria a cercare il libro. Non è poi detto che io lo compri, ma almeno vado a vedere che libro è.
In ogni modo, visto che agli autori non è dato di decidere riguardo alle copertine nella maggiorparte dei casi, alla fine è la storia che raccontano che mi interessa...

12.3.09

Maria Teresa

Maria Teresa non parlava mai della guerra.
Nemmeno una parola al riguardo. Niente sui bombardamenti di Torino, sulle sirene di allarme, sugli infernotti in cui si riparavano con la figlia in culla. Non una parola.
Nemmeno sulla loro vita da sfollati a Chiomonte, sullo spavento per il rapimento del padre da parte dei partigiani per scambiarlo con un po' di cibo. Non parlava dei soldati nel cortile della casa in cui erano ospitati.
La guerra era in lei, comunque. In fondo non ne era uscita mai, fragile come era. Le era rimasta addosso come un vestito stretto. Nei nervi e nelle mani, che non avevano smesso di tremare.
Poi si era aggiunto altro e presto l'unico sollievo per lei era suonare il pianoforte, che suo marito diede via. Allora si chiuse in se stessa e si affidò ad altro.
Penso non sia stata una buona madre. Non nel senso stretto del termine. Più presa dal bere e dai suoi fantasmi che dalla reale necessità dei suoi figli. Lo è stata al limite delle sue possibilità.
Lo è stata anche quando i figli erano gli unici a rendersi conto dello stato delle cose.
Ma non si poteva fare niente. Niente.
Maria Teresa era una donna fragile, davvero. Possedeva un senso poetico rarissimo, sapeva sentire le cose, respirava il bello. Ma non riusciva a combattere quella parte di lei che era ferita e disperata.
Amava la musica, il disegno, la pittura, la poesia. Più avanti aveva trovato una piccola complice nella nipotina. Una bimbetta solitaria che scriveva con la sinistra finché Maria Teresa non le ha insegnato a usare la mano giusta. A reggere un pennello, a mischiare colori. A raccontare storie fantastiche, a immaginare tutto il bello possibile.
Maria Teresa era triste. Ogni pomeriggio si chiudeva nel buio della sua camera con un libro e ne usciva tardi. Si faceva aiutare a lavare i piatti e dava alle fette di pane la forma dei semi delle carte prima di spalmarle con marmellata di fragole e Nutella. Amava passeggiare nel grigio di Torino, col suo cappotto nero e i capelli raccolti in una corona scura arricchita da un foulard. Mano nella mano con la nipotina. Con le mani che tremavano, a volte.
Era dolce. Sensibile all'immateriale quanto suo marito era negato per queste cose.
Le piacevano le cose ben fatte, le piante in salotto, l'albero di Natale pieno di luci proibito fino all'ultimo secondo. Amava stupire la bambina con i regali che spuntavano dal nulla.
E la bambina amava lei. Incondizionatamente. Amava ogni istante passato a creare mondi diversi. Ogni pennellata di cielo che i colori a olio permettevano di fare.
Maria Teresa amava molto, nascosta nel suo mondo poetico, persa nelle sue fragilità infinite. Una donna senza pelle, senza difese. Che non ha retto alla spinta del mondo, che non ha saputo reagire se non incorporando altro dolore in se. Che ha lasciato andare via il soffio perché non poteva restare sola.
Maria Teresa è rimasta a lungo, dopo esser morta troppo presto. Rimasta nei muri di casa, nel mondo sottile della stanza di notte, nel freddo tocco di una mano fantasma.
Lei è rimasta e rimane.

7.3.09

Leggera, leggera

Attualmente ho ben 2 vampiri preferiti.

Il primo in assoluto è questo:



lo so, è tanto giovane, ma è pur sempre un vampiro... Chi lo vorrebbe un vampiro vecchio? Viene dalla serie tv canadese Blood ties, che sto guardando attualmente tra una sessione di scrittura e una di cucina. Fa parte delle mie serie trash, che adoro vedere per immaginarmi un mondo migliore. Comunque ve la consiglio. Insomma, c'è gente che guarda i Cesaroni...

Il mio secondo vampiro viene da Moonlight, ma non è il protagonista, sebbene anche lui sia notevole. Tendenzialmente il vampiro con crisi di coscienza mi attira meno, sono più da "bello e dannato", ma sul serio. Insomma, se sei un vampiro e non sei Angel o Louis, almeno goditi la tua lunga vita in tutte le sue orribili manifestazioni. E che cavolo! Comunque, il mio secondo vampiro preferito è lui:





Il fido amico di Mick St.John, straricco, predatore sensuale con la faccia da bimbo. Ma quello sguardo birichino che tanto mi piace...
Ok, dopo le mie incazzature sociali e l'hula-hoop neuronale del post precedente con questo torno a essere la cretina di sempre. Quella che preferisce non esprimersi riguardo alla vita reale e sogna un mondo di alieni e mostri per rilassarsi, quella che vive di serie tv e di Nutella.
Quella lì.

Al solito, le foto le ho trovate in rete e le ho messe anche io. In caso di problemi... sparatemi!

5.3.09

Vita, morte e miracoli

Commentando un post di Letizia in parte relativo a Sanremo 2009 visto dal 2077, ho cominciato a far fare un po' di hula-hoop ai miei pochi neuroni rimasti attivi in questo periodo.
Sì, va bene, là si trattava di esultare per la vittoria di Marco Carta pur di non vedere gli altri due candidati al primo posto. Di tifare per Masini perché "l'Italia ci ha rotto i coglioni". Poi si scivolava verso argomenti più seri, politici, diciamo di attualità. E si tornava alla musica.
Ecco, io non credo che sia tanto l'Italia ad avere rotto i suddetti. Sono più alcuni italiani ad averlo fatto con la compagnia di alcuni signori che, pur dimorando in un pezzetto d'Italia, italiani non sono.
Io sono un po' stufa di dover scegliere il meno peggio tappandomi il naso perché non mi piace. Sono stufa di sentirmi dire tutto e il contrario di tutto a ogni telegiornale, di sentire gente che vive di stereotipi e parla per luoghi comuni. Stufa di sentire discorsi sulla libertà quando piano piano me ne tolgono sempre di più.
Col passare del tempo chiunque ha più potere di me riguardo alla mia vita.
Se mia madre non mi vuole fanno di tutto per farmi nascere comunque.
Se io non voglio fare il vegetale mi tengono in vita lo stesso.
Se voglio dei figli sani e faccio fatica ad averli devo andare all'estero, perché qui me ne fanno fare 32 in un botto e pure malati.
Se cerco di risparmiare mi aumentano qualche cosa utile.
Se ho bisogno di soldi lo stipendio resta più o meno uguale negli anni.
Lavoro sia a casa che fuori e mi aumentano l'età pensionabile.
Voglio un figlio e perdo il lavoro.
Voglio adottarne uno e non vado certo bene, perchè o non ho abbastanza soldi o lavoro troppo.
Se invece sono cerebrolesa e ne faccio 5 senza potermi occupare di loro, allora va bene.
Se voglio occuparmi di più di loro, me li requisiscono per tenerli a scuola dove, magari, mi si intruppano e me li ritrovo col pantalone a mezza gamba e la sigaretta in bocca a 10 anni.
Alla fine, qualsiasi cosa io cerchi di fare, c'è sempre qualcuno a cui non va bene. Qualcuno che può decidere al posto mio senza che io ci possa fare qualcosa.
Non solo chi mi governa, ma anche i miei stessi connazionali che fanno a gara a chi fa la x più bella a casaccio sulle schede dei referendum, o non vanno perché non hanno ben capito le domande e qualcuno ha suggerito loro di non andare.
Sarei per l'uso del buonsenso, se andasse un po' più di moda.
Invece va di moda tutt'altro.
Invece di insegnarmi a rispettare la Vita in genere, mi dicono di obbedire. Invece di insegnarmi a ragionare, a comprendere, ad aspettare i risultati con pazienza, a lavorare; invece di farmi diventare adulta, di rendermi capace di scegliere, di liberarmi, cercano tutti di mettermi delle nuove catene. Cercano di spaventarmi, di farmi restare a casa mentre uomini grandi e forti escono di ronda a fare bù ai cattivi. Se va bene. Perché chi mi assicura che a uscire a fare le ronde non saranno i peggiori tra i buoni?
E se un buono disarmato trova un cattivo armato? Ecco, mettiamo che sia mio marito a trovarsi di fronte un signore con pistola... Come la mettiamo?
E se uno stronzo travestito da buono decidesse che non gli piace com'è vestito mio fratello? Chi mi assicura che nessuno prenderà a calci mio fratello?
E perché non aiutare la Polizia, invece di mandare militari ovunque? Dovrei sentirmi più sicura con gente in mimetica per strada? Magari un carro armato?
O un bel coprifuoco? Perché no?
Ecco, io sono stufa.
Qui mi si gestiscono vita e morte, e sarà un miracolo se sopravvivo...