31.12.14

Un anno di P...

Tempo di bilanci e purtroppo anche di bilance.
Il mio, devo dire, è stato un anno faticoso ma buono. Forse uno di quegli anni in cui non sembra di andare avanti di molto, ma che invece getta le fondamenta per qualcosa di più grosso e felice. Un anno di piccoli grandi passi e di piccole ma costanti soddisfazioni.

Un anno di P.
Come il mio nome, come la me stessa che vado ritrovando passo passo e che scopro sempre migliore di quanto pensavo, sempre diversa e sempre sorprendente (e me lo dico da sola, lo so).
L'anno del mio nuovo tatuaggio, l'anno che mi lega a me stessa.

Un anno di Pubblicazione, visto che a febbraio è uscito il mio ebook e che tra poco sarà disponibile anche in cartaceo per gli irriducibili amanti del foglio e del tomo. Vendite lente ma costanti, nonostante io abbia fatto di tutto tranne che pubblicizzarmi in ogni dove. Finora sono circa 250 copie e se consideriamo che non ho una famiglia enorme e non ho obbligato gli amici a spendere quel cifrone improponibile...

Un anno di Prove, come aspirante giornalista, di articoli a volte riusciti e a volte meno, ma un anno di lavoro fatto col cuore.

Un anno di Parole, quindi. Di racconti, di poesie, di sogni buttati su carta. Parole che mi vengono bene qualche volta e meno bene in altri momenti,ma su cui lavoro testarda "incapponendomi" - come direbbe Zu - fino a risolvere tutto o cancellare.

Un anno di Piccole soddisfazioni continue, di gioie sottili ma sempre presenti. Di quelle che ti tengono viva e ti fanno sapere che andrà tutto bene.

Un anno di Porcate, che stavolta con il dolce ci sono andata pesante e dovrò rimediare che qui mi restano addosso i segni...

Un anno di Palpiti ed emozioni piacevoli, che non guastano mai.

L'anno in cui mi sono iscritta a Pole dance, infine. Dopo tanta attesa...

E i Propositi? Tanti, buonissimi, e sono già al lavoro. Ma lo saprete Presto!
Sarà un anno di Passione Pura.
E che inizi bene...

24.12.14

Scrooged again

Innanzitutto... Buon Natale.


Sono figlia di genitori separati - diciamola così che in altro modo sarebbe scomodo, lungo e non necessario - e da quando ricordo ho sempre festeggiato il Natale in doppia sessione.
La sera del 24 con mamma e la sua parte di famiglia, spesso nella casa in collina ma anche a volte nell'appartamento di Via Collegno con l'albero montato nel bow-window. Era il mio Natale preferito, quello più caldo e meno "ufficiale", quello passato con le persone con cui vivevo ogni giorno. Eravamo in pochi, quasi sempre. I nonni, mamma e io, spesso lo zio Riccardo - più quando viveva a Milano, poi sempre meno poi... - qualche volta altri parenti, ma sempre in pochi. Come la volta che ho ricevuto il peluche del leone, in via Collegno, o quando mi hanno regalato il fortino del west in collina. Queste feste in famiglia si sono molto ristrette dal 1980, quando a festeggiare siamo rimaste mamma e io (con parenti fittizi acquisiti nel tempo, poi spariti, poi amici, poi ...) sempre senza che la magia cambiasse.
Il 25 c'era la festa "seria", con la parte paterna della famiglia. Tutta. Senza esclusione di cugino di terzo grado, tutti sconosciuti o quasi di anno in anno. Quelli che non vedi se non quel giorno lì. E ogni anno ti chiedono "chi sei?", come se mancassi al conteggio, all'inventario del parentame. La festa che dai 18 anni in poi ho cercato di evitare quanto potevo. Perché proprio no. Non era da me.
Fino a quattro anni fa il rito del 24 sera è rimasto uguale. No, cinque. Perché mamma è andata via prima di Natale e ci siamo trovati ad affrontare la cosa senza sapere bene come ci saremmo organizzati. Ma ce l'abbiamo fatta. Fino a cinque anni fa il menu per la serata sarebbe stato deciso da almeno quindici giorni, mamma avrebbe pensato a tutto e avremmo avuto - nonostante il buddismo ben ostentato con chiunque - un albero (o un camino, o una poltrona, o un bow window, o una cassapanca) di Natale pieno di regali. Ci sarebbe stata mia sorella-stra con il suo bimbetto capriccioso, e a volte la nostra amica Clelia con la bambina Gaia ormai cresciuta. 
Poi è cambiato tutto e stasera, per la prima volta, passiamo la vigilia da soli quassù - nella casa che ho scelto per respirare - mangiando polenta e gorgonzola e aspettando la mezzanotte guardando i dvd degli X-Files uno dietro l'altro. Non mi dispiace. Non amo il Natale e tutta la scia di buonismo e felicità un poco fasulli, con tutto il rispetto per chi questa festa la ama e la "pratica" correttamente.
Mangeremo una fetta di panettone e non ci scambieremo regali. E da domani, finalmente, vacanza. Tempo per scrivere, per respirare e per mettere insieme le idee.
Ho delle cose da finire, delle cose da decidere, delle cose importanti che voglio seguire.
Posso pensare a me: quale regalo può valere altrettanto?

19.12.14

Specchio riflesso...

Ovvero, colta da sconforto in un agitato Dicembre.


Questo è un post stronzo, sappiatelo. E anche stanco, quindi poco lineare.
Come dicevo ieri, credo che manchi qualcosa alla mia scrittura. Più leggo gli altri, pubblicati o meno, più mi rendo conto che quella scintilla non è cosa comune. Storie sempre uguali, scrittura poco curata oppure ridondante, eccessiva. Punteggiatura stonata, grammatica vagante, narrazione che procede senza senso o con salti temporali non evidenziati dalla impaginazione. Cose che a leggerle una volta sola non le capisco. Tocca tornare indietro e rileggere.
E ancora, rileggendo, mi rendo conto che sposterei, cambierei, taglierei, e il testo non è mio.
Pagine intere che non trasmettono l'ombra di ciò che potrebbero.
Non perché sono d'altri. Perché come in uno specchio mi rendo conto che la mia scrittura, anche se magari più curata e pulita, ha lo stesso difetto.
Quando cantavo sapevo di avere voce e intonazione, ma mi mancava il "tiro" che è quello che fa funzionare un pezzo e che te lo incide nella testa al primo ascolto.
Quando ballavo stessa cosa, mi impegnavo, sapevo la mia parte e quella di quasi tutte le "colleghe", ma non sarei mai stata una prima ballerina. Giulio Cantello, il mio insegnante di danza classica, mi aveva detto che ci sono cose che non puoi prevedere quando arrivano. Diceva che Baryshnikov non era meglio tecnicamente di un qualsiasi solista uscito dal Balletto Kirov o dal Bolshoi, ma aveva quel qualcosa in più che lo rendeva speciale. Non si sa cosa sia e non puoi sapere se ce l'hai finché non esplode in te e ti cambia. Male che vada resterai sempre una brava ballerina, se hai lavorato e sei dotata.
Ecco il punto.
Non si tratta di padroneggiare la tecnica, ma di aggiungere qualcosa.
Ora, in molto di quello che leggo io la scintilla non la trovo. Eppure sono romanzi pubblicati, a volte. Senza un editing ben fatto, senza la cura di scegliere la parola che potrebbe rendere la frase un capolavoro. Allora mi chiedo se viene pubblicato tutto ciò, io perché scrivo - visto che in alcuni casi so di scrivere meglio - e mi vedo ogni difetto, e mi rendo conto che quel qualcosa in più non c'è?
E perché dovrei continuare? Finire i miei lavori senza "brillantini" ha un senso? Devo semplicemente fermarmi e aspettare l'esplosione? Devo fare altro?
Forse un po' di riposo mi serve e in queste due settimane (non ancora iniziate, ma vicine) magari ne vengo a capo.
In ogni caso... Mi domando: "ma gli editor li pagano?" Perché capisco una piccola casa editrice che magari non ha il tempo di farti rimettere sul romanzo pagina per pagina e sistemare il lavoro, ma se mi acorgo io che non sono una particolarmente esigente... possibile che non se ne accorga nessuno? Insomma, un po' come nel caso dell'autore da Strega che si auto plagiava, davvero non si accorge nessuno di quelli che lavorano alla pubblicazione di un titolo che c'è qualcosa che stona?
Non c'è risposta e va bene. Non c'è una risposta per tutto. Me ne rendo conto. Ma mi annoia e mi toglie motivazione. Tutto qui. Se tutti scrivono e io scrivo come tutti, che scrivo a fare?

18.12.14

Senza magia

"Gli Arctic Monkeys hanno prodotto cinque album, che nel complesso hanno venduto cinque milioni di copie. La rivista Rolling Stone ha definito il loro primo disco, uscito nel 2006, il trentesimo più grande debutto di tutti i tempi. Eppure, al momento della formazione del gruppo, nel 2002 , nessuno dei suoi componenti sapeva suonare uno strumento. Vedo potenzialità simili in questo periodo della tua vita, Leone. Come potresti partire da zero per creare qualcosa di grande?" (dall'oroscopo di Internazionale della settimana scorsa)


 Devo ammettere che l'ultima frase mi ha dato sui nervi, parecchio. Perché è un periodo in cui sono affaticata e insoddisfatta di come procedo nelle mie cose da scribacchina, o non procedo. Oh, non devo lamentarmi. Le cose non vanno così male, solo che mi sono resa conto che devo fare un salto di qualità.
Manca la magia.
Come se non riuscissi a mettere tutto quello che dovrebbe esserci nelle parole. Come mancasse la polverina dorata che rifinisce un quadro da cui gli occhi faticano a staccarsi. Come se un "velo" (cito Monica, con cui discutevo oggi) coprisse quel che scrivo, proteggendomi - non mi metto a nudo, in gioco totalmente? - ma attenuando l'effetto che le parole potrebbero avere.
Perché sono sicura che non scrivo male, ma di certo quello che scrivo non incolla il lettore alla pagina, non ancora. Forse davvero indugio troppo sui dettagli, sulle descrizioni. Non lo so, qualcosa non mi quadra e non voglio fermarmi ora. Devo solo trovare la mia magia. Prima o poi ce la farò, credo. Intanto cerco di capire che cosa mi manca, perché sono stufa di stare ferma qui.
Scrivo, scrivo, scrivo e non colpisco ancora a fondo. Quando avrò la magia, la mia penna (e chi la usa più?) ucciderà...

16.12.14

Gratis per qualche giorno

Un mio racconto insieme ad altri di altri autori. Lo trovate qui:


















Al solito su Amazon...
E in ogni caso è nella pagina racconti, poco più in là. Il titolo è "Ogni Giorno".
Ma visto che è gratis conviene leggere anche tutti gli altri colleghi, o no?

12.12.14

Una lista di consigli per gli acquisti di Natale molto di parte

Da quel che vedo su Facebook è iniziato il momento dello spam degli autori che vogliono consigliare il proprio libro a tutti. Siccome non sono da meno, ma sono di più perché tendo a esagerare, io voglio fare una lista di consigli per gli acquisti tutta mia molto politically uncorrect. Solo amici.
Mi scuso fin d'ora con chi non si vedrà nell'elenco, non posso consigliare libri che non ho letto almeno in parte e non leggo tutti i miei amici solo perché sono miei amici. Avendo ancora la possibilità di leggere per puro piacere tendo a scegliere i titoli perché li leggerei comunque e non solo per gentilezza o per arruffianarmi i colleghi. Soprattutto perché non voglio che si sentano obbligati a ricambiare e non voglio che mi leggano per una sorta di "cortesia".
Quindi, bando alle ciancie...
Il primo romanzo che consiglio appartiene a un ragazzo che ha un cuore bello e una voce meravigliosa. Si tratta di "La letteratura tamil a Napoli", di Alessio Arena. Non propriamente un esordiente sfigatello come posso essere io, ma una bella persona e una storia molto particolare con rimandi colti e con la giusta dose di umorismo folle.
Non so descrivere il testo, solo ve lo consiglio. Una scoperta.









Come seconda cosa vi propongo un ricettario uscito l'anno scorso e di cui sta uscendo il secondo volume. Non è un comune libro di cucina, ma una serie di ricette raccolte, raccontate e illustrate con ogni tipo di accompagnamento il cui ricavato va all'Ospedale Pediatrico Oncologico Santa Chiara di Pisa. Un bellissimo regalo per tutti, anche se non riuscite a smettere di stare a dieta. Il libro si chiama "Fatti mangiare dalla mamma" ed è scritto da Cochonnerie- Labile-Collettivo. Bello e buono, intelligente e gustoso.




Il terzo romanzo è una storia di solitudini e ombre, di cose che alcuni bambini vedono e di ferite che non spariscono. Un romanzo onirico che non può essere catalogato in un genere senza risultare monco. Perché ha mille sfumature e tra le righe una dolcezza insolita. Una storia per tutti, per ricordarci che siamo tutti legati in qualche modo e che il buio a volte può essere sconfitto. E la solitudine accompagna spesso le persone più speciali. Il romanzo è di Carlo Deffenu e si intitola "Domani sarà un giorno perfetto".




Passiamo al quarto romanzo, reperibile scontatissimo su Ibs, non una novità ma un titolo interessante di cui ho già fatto la recensione sull'altro blog e di cui prima o poi parlerò in modo accurato qui. Un romanzo che ha il sapore della poesia e dell'altrove. Parla di tutti noi e di quello che lasciamo indietro fingendo di non ricordare per una sorta di amore per il quieto vivere. So che ho già parlato dell'autore, Pippo Russo, e che non mi limiterò a questo titolo (ce ne sono tanti nella sua produzione tra romanzi e saggi e critica del testo, alcuni molto interessanti) e questo romanzo si chiama "Memo".



Il quinto consiglio si trova solo in ebook, ma se lo acquistate su bookrepublic lo potete regalare comunque. Una storia per scrittori, ma non solo, quella che ci racconta Cristiana Pivari con il suo "Il numero 52". Lavoro ironico, intelligente e pieno di colpi di scena che coinvolgono il lettore nelle improbabili avventure di un giovane scrittore alle prese con un personaggio del suo stesso romanzo che non ne vuole sapere di fare quel che le si dice...Ma la storia non finisce qui.





Per una lettura più leggera e rosata, invece, il consiglio va indirizzato diversamente. C'è una storia molto carina che ha scritto un'altra amica e che fa sorridere teneramente. Una storia estiva un po' bizzarra, non c'è che dire, ma che fa stare bene per tutto il tempo.   L'autrice è  Federica  Gnomo e il  suo  libro  si  chiama "Il ragazzo alla pari", anche questo non nuovo, ma reperibilissimerrimo. 






Altro libro di cui vi ho già parlato più volte ma che vale la pena di leggere sempre è il mio tormentone dell'anno, vale a dire "Il tempo tagliato" di Silvia Longo. Libro femminile e ispirato, avvolgente e da leggere su più piani, scoprendo sfumature imprevedibili e mai banali. Un libro sull'amore delle donne, su un certo tipo di amore che non riusciamo a toglierci di dosso. Splendido, senza ombra di dubbio, e da scavare fino a estrarne il succo, completamente.





Volendo cambiare genere, ma proprio di brutto, vi consiglio una storia d'amore che si svolge nel 1858 e che da Genova porterà i protagonisti nel Nuovo Mondo. Nell'Alabama delle coltivazioni di cotone, con lo spettro della guerra civile, i rapporti tra i vari protagonisti sono spesso complicati e a tratti torbidi. Per chi ama lo storico e quel giusto tocco di romanticismo... L'autrice è Linda Bertasi e il suo romanzo, il terzo pubblicato, è "Il profumo del sud".















Dedicato a chi ama follemente i cavalieri della tavola rotonda e questo tipo di magie, ecco "Albion" di Bianca Marconero. Tutta un'altra storia. Una scuola esclusiva quanto Hogwarts, ragazzi scelti - o meglio prescelti - per un destino molto particolare. Sempre ragazzi, comunque, con amicizie e simpatie, con caratteri a volte spigolosi e con qualcosa in più. Quasi pronto anche il seguito, che attendo con trepidazione.





Chi poi fosse tanto masochista da voler regalare qualcosa di mio, trova i titoli nella pagina apposita. Sempre per quelli che sono interessati, sappiate che da Gennaio 2015 sarà possibile avere il mio romanzo anche in versione cartacea. Per ora si trova solo in ebook.

Tutte le recensioni (forse ne mancheranno un paio, ma sono in arrivo) le trovate nell'altro blog: Recinzioni selvagge. Per commenti su questi e altri libri potere cercare qui, qui, qui e qui.

Ripeto che non c'è niente di personale se non vi siete trovati qui. Semplicemente o non vi ho ancora letti o non lo farò per motivo di puro gusto personale. Vi voglio bene comunque, sempre, tanto.









9.12.14

Scelte

Mi capita spesso di discutere con amici riguardo alla qualità delle mie letture.
Si sa, prediligo le storie perché è di storie che mi nutro. Mi piace questo, non la riflessione pura. Perché poi io rifletto comunque e lo faccio anche se leggo Topolino. Ho questo grave difetto. Ogni pagina mi suggerisce nuove cose, anche quando leggo libri di "seconda scelta".
Perché poi a me piacciono i romanzi di genere, pur non facendomi intrappolare né da un genere unico, né da un autore. Ho una serie di preferiti, come chiunque.
Di solito non leggo molti autori italiani, se lo faccio è perché sono amici o conoscenti oppure perché qualcosa nella trama mi ha colpita al punto tale da superare la mia diffidenza abituale.
Diciamo che mi piace la "letteratura di serie B", molto pop,magari anche trash.
Mi racconta storie e mi libera la mente da ciò che è reale, mi porta davvero altrove quanto niente altro riesce a fare. Ho un estremo bisogno di questo tipo di svago. Proprio perché penso e perché spesso i miei pensieri diventano "ossessivi". Quando leggo qualcosa di diverso lo scelgo con attenzione, perché è possibile che mi porti dietro i "fantasmi" di quel romanzo per anni, come posseduta.
Quindi di solito è per questo che "spreco" il mio tempo con vampiri, con mondi in cui esistono i cigni mannari, con continenti separati da grandi barriere di ghiaccio e draghi, con ex poliziotte canadesi con problemi di vista e con un detective privato che ha uno stretto rapporto col paranormale.
Per qualcuno è una grossa perdita di tempo, per me è un guadagno in salute. Mi stimola, mi distrae e mi dà la possibilità di spaziare con la mente. Capisco di perdermi alcune opere fondamentali nella storia della letteratura e in qualche modo ogni tanto inserisco qualcosa di più "serio" nella lista. Ma a me piace così...

1.12.14

E chiedersi chi...


Bisogna chiudere i cicli. Non per orgoglio, per incapacità o per superbia...semplicemente perché quella determinata cosa esula ormai dalla tua vita. Chiudi la porta...cambia musica, pulisci la casa, rimuovi la polvere...
Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei...
(Paulo Coelho)


So che non è da me fare citazioni e a dire il vero non è da me nemmeno Paulo Coelho, ma essendo una persona che ha paura dei cambiamenti - e chi non ne ha? - e sapendo di essere nella piena evoluzione di questo ciclo, quando ho trovato questa frase ho voluto copiarla.
A trasformarmi in chi sono ho iniziato a novembre del 2010, certo non me ne sono accorta subito. Il distacco da mia madre ha dato inizio a questa fase e da quel momento non sono più stata la stessa di prima. Non per il dolore, non per il periodo passato correndo, non per la fatica. No, anche se c'era tutto e anche di più.
Solo che quella fase ancora non è finita e a volte mi chiedo quando finirà, se finirà, se mai sarò davvero io.
E soprattutto chi sono davvero?
Di sicuro la spinta a smettere di fare alcune delle cose che per abitudine continuo a fare c'è. A volte mi fa sperare in un nuovo lavoro, diverso. A volte anche solo l'idea di iniziare un nuovo quadro o di chiudere finalmente un romanzo (o di pubblicarne uno pronto e passare oltre) mi fa sentire meglio.
Altre volte mi guardo attorno e mi chiedo se amo ancora questa città che ho sempre amato e come sarebbe ricominciare altrove, visto che qui le cose vanno come vanno. Poi mi dico che qualsiasi altrove può essere meraviglioso o infernale e che certo non è il luogo che mi farà stare meglio.
Sento comunque che una parte di me ancora non è uscita e nemmeno la conosco. Non ne ho paura, non quanta ne ho del cambiamento in sé. Solo non la conosco. Non ancora.
Ma ha un estremo bisogno di uscire.
Un po' come in Alien, quella parte selvaggia di me che ho domato troppo a lungo mi preme dallo stomaco e reclama il suo spazio. Anche se per fortuna del mondo e dell'universo intero non mi metterò a deporre uova in giro. E nemmeno a mangiare cervella... Brrr.