24.6.15

Calma piatta, più o meno

Vivo un attimo di quiete creativa, diciamo.
L'urgenza di scrivere c'è sempre e allo stesso tempo, siccome di tempo non ne ho, me la sto prendendo comoda e scrivo meno del solito.
Per Gazzetta Torino, per cui i miei articoli scemano (e che altro possono fare?) sempre più; per le recensioni su Recinzioni Selvagge e su BitBot.it vado a rilento; fatico a mandare anche i racconti già scritti per le raccolte a scopo promozionale - e non è perché siccome non ci guadagno non li mando, proprio non ci penso - all'editore.



Scrivo a spizzichi:
a) uno spin off de "Gli attimi in cui Dio è musica" che sarà probabilmente gratuito e promozionale pure lui, ma che serve a raccontare un punto di vista differente e introdurre uno dei temi che verranno affrontati nel seguito - presto.
b) un racconto che proporrò come seguito de "La caccia", il mio racconto vampirico-erotico, che farà da collegamento tra la prima e la seconda avventura di Wendy con il pericoloso Michael in cui vengono presentati altri personaggi.
c) il romanzo che ho iniziato quasi un anno fa e che ho scritto a macchia di leopardo, che va rimpolpato e che continuo a rinforzare nella prima parte mentre dovrei occuparmi della seconda o diventerà impossibile da gestire.

E correggo, insieme alla mia amica Natascia, il fantahorror da 320 pagine che se aspettavo i miei tempi non l'avrei fatto mai, ma piace a me e a lei abbastanza da far sembrare l'editing una cosa divertente.
Poi mi godo le recensioni positive a "L'altra donna" anche se forse potrei lavorarci ancora sopra.
Almeno ho consegnato un racconto per una raccolta di erotici e continuo a mandare in giro il secondo romanzo che, zitto zitto, era in finale al Premio Marcelli l'anno scorso e per cui non ho firmato l'accordo preventivo.
Ho anche smesso di mandare in giro le poesie della seconda raccolta. Mi annoio solo al pensiero.
E ho idee per dipingere ma non ho nemmeno un attimo per farlo, tanto che ho in sospeso una tela 60x80 da un anno quasi. Ce la farò, prima o poi.
Devo solo capire quando. Magari la prossima vita.

17.6.15

Sono impazzita, sappiatelo.

N.B: Ogni riferimento a cose e persone reali è assolutamente casuale e impossibile visto che si tratta di me.


L'uomo che amo ha mani piccole e cicciottelle, lisce e morbide, con le unghie tagliate dritte e curate.
Ha rughe sul viso che parlano di sorrisi e di lacrime furiose.
Un ventre rotondo che è un piacere carezzare e l'ombelico delicato.
E occhi vispi, curiosi, attenti. E una bocca che reclama baci.
Dorme, il respiro più lento, accoccolato e dolce.
In attesa di un futuro.

10.6.15

The lady in red

Son qui che provo il pezzo del saggio di pole dance, felice.
Sono quattro minuti, quattro, che sembrano un niente ma che nel momento in cui li affronti con tacco 15 sembrano eterni.

Che poi no, non è il tacco 15. Nemmeno il resto del costume.
La pole dance è diversa dalla danza. Non la puoi ragionare in un certo numero di "otto" da contare, da riempire uno per uno rispettando sempre il secondo. La pole la ragioni in base al fiato che pensi di avere, in base alle cose che hai in mente di fare e poi ti adegui.
Quindi sono qui che provo il pezzo del saggio. Ho studiato la musica e so che cosa posso fare senza rischiare figuracce, che poi significherebbe cadere di faccia dal palo e farmi tanto male davanti a un pubblico magari non numeroso, ma...
Fino alla metà tutto bene: insomma, è la parte che ho provato di più e quella in cui tutto sommato faccio lo sforzo minore. Perché devo risparmiare le forze. Poi viene la parte complicata e giuro che due minuti di seguito sono più che sufficienti, anche con una canzone tutto sommato lenta, per togliere il fiato.
Non sto a dire quello che vado a fare, ma con questo caldo i risultati sono sempre imprevedibili. Sì, perché un giorno scivolo come una matta e quello dopo non riesco a scollare la pelle dal palo. Come fosse una cosa viva, lui. Così, proprio all'inizio della parte difficile mi trovo appesa a testa in giù, faccio la combinazione che ho in mente e una volta mi trovo con la testa che sfiora il pavimento e l'altra quasi salto per staccarmi e scendere a terra. Con il tempo e la musica che scorrono inesorabili e io lì appesa che non so se mi troverò a due o venti centimetri da dove voglio essere.
Non come la danza, dove sei sempre dove decidi di essere - o quasi, ma in qualche modo è più facile - no. Qui ti trovi a improvvisare. Per cui se scivoli cerchi di frenare e se non scivoli cerchi di farlo.
E, sì. La cosa è divertente.
La parte difficile è proprio a metà della canzone, passata quella si va rapidi volteggiando fino alla fine senza un attimo di respiro.
Non immaginavo di restare senza fiato alla fine, soddisfatta, di nuovo a testa in giù (e dovendomi liberare anche quest'ultima volta dal palo) e di divertirmi tanto dal primo "otto" della canzone.
Sto provando il saggio di pole dance...


2.6.15

Chi non muore...

Insomma, a parte pubblicare storie di fatasmi e continuare a segnalare e recensire libri non sono sparita.
Non ho avuto tempo o idee chiare, forse.
No, non è del tutto vero. Ho fin troppe cose che mi girano nella testa e solo una tastiera, per cui per lo più scrivo ma non qui.
Allora: siccome il mio "Sette stanze" ancora non ha trovato casa (editrice ovvio) io insisto con la delicatezza che mi si confà, quindi poco, ma insisto.
Siccome il fantahorror che ho faticosamente portato a compimento oltre le 320 pagine è molto lungo e complesso, ho deciso di farmi aiutare nell'editing da persona entusiasta e appassionata che mi sta dando davvero un grosso sollievo. E mi fa ridere anche un sacco.
Siccome avevo da mandare un racconto per una raccolta erotica ne ho sistemato uno ed è stato approvato.
Siccome ho in mente il terzo episodio della serie di racconti che ho iniziato con "La caccia", mi tocca scrivere il secondo, che introduce un paio di personaggi che mi saranno utili in seguito (e introdurre, nel caso del genere di racconto mi pare adeguatissimo come verbo).
Siccome ho il saggio di pole dance sto andando in media una volta in più a settimana a lezione e alle prove.
Siccome ho un lavoro regolare e abbondante, una casa e una famiglia per lo più animale da seguire...
Ecco, direi che l'idea ve l'ho data.
Ma sono qui, quasi sempre a testa in giù o in qualche corsa impossibile contro il tempo.