31.3.11

Quadrifogli, fortuna e terreni franati

L'anno scorso ne ho trovati 7 in mezz'ora nel giardino che era di mia madre.
Il prato non era grande e sembrava contenerne anche troppi per essere vero. Ridendo dicevamo che il terreno era contaminato da radiazioni o simili e che il trifoglio era mutato.
Pensavamo a quanta fortuna dovevano portare 7 quadrifogli tutti insieme. Ne ho regalati un paio a mia mamma, gli altri sono marciti in macchina perché ce li siamo dimenticati lì. Tanto è a trovarli che portano bene...
Poi l'anno è andato come è andato. Morto un cane, il lavoro che aumentava a dismisura, le vacanze non proprio leggere e il mio senso di inquietudine che cresceva finché non è scoppiata la malattia di mamma e nel giro di 40 giorni l'ho vista invecchiare e andarsene. E anche Fox. Tutto andato in una vampata.
Il mio terreno è franato. Avevo le mie idee e non ci sono più.
Anche il giardino di mamma e il suo trifoglio radioattivo non ci sono più.
Non ho smesso di correre, continuo a fare tutto e anche di più. Sono stanca. Sono stufa. A volte sono triste, altre volte ho solo voglia di spegnere i pensieri e impegnare il cervello in qualcosa di assolutamente stupido.
E oggi col cane in Corso Inghilterra ho raccolto 2 quadrifogli, "pisciati", in meno di 10 minuti. E mentre li prendevo, uno dopo l'altro, mi chiedevo che diavolo potrà capitare quest'anno.
Perché quasi quasi era meglio non vederli e lasciare che la fortuna toccasse qualcun altro. Che io ne ho avuta abbastanza, che magari ne avrei fatto a meno, che...
Che tutti questi pensieri mi han fatto stancare. A vivere da zombie, certe volte, si guadagna. Cioè, quasi sempre si guadagna. Allora perché a me no?

26.3.11

Il futuro è un tempo imperfetto

Capita a volte che io pensi a quanto tempo ho sprecato pensando a un futuro che non è mai diventato quello che speravo che fosse. Piani, progetti, sogni, lavoro, lotta contro tutto e tutti perché io ci credevo, volevo crederci. Dovevo.
Quanto tempo ho passato a pormi domande, a preoccuparmi, a cercare di studiare minuto per minuto un futuro che non ho avuto? Troppo.
E me ne rendo conto ora più che mai. Ora che non ho tempo per il futuro perché non ho nemmeno il tempo che mi servirebbe per il presente. Non mi basta per quello che già ho voglia di fare, per quello che ho iniziato, per quello che lotto ogni giorno per continuare. Scrivere, dipingere, lavorare, occuparmi di casa, famiglia, animali, leggere, vedere film e telefilm, fare una passeggiata, vedere gli amici, dare un po' di spazio a ciascuno...
Come potrei perdere tempo occupandomi di qualcosa che non esiste ancora?
Come potrei mettermi a pianificare un tempo che non so?
Ha senso pianificare qualcosa quando già so che niente è davvero pianificabile? Devo pensare ora alla vecchiaia per poi trovarmi vecchia senza aver concluso cose che potevo fare solo adesso?
 Non voglio usare il mio tempo in questo modo. Del futuro non me ne frega niente, io voglio occuparmi del presente. Del sole che c'è oggi, del libro che sto cominciando a leggere, della passeggiata che farò per vedere vetrine e capire se c'è qualcosa che voglio indossare ora.
Ora, non tra un mese o un anno. Ora, non quando sarò magra, alta e con i capelli ricci. Ora, non quando avrò pubblicato un libro in più.
Il futuro vale quanto il passato per me che vorrei avere più presenti paralleli. Vivere ora più vite possibile, amare di più, sentire di più.
Senza altre prospettive.

19.3.11

Momenti no, momenti sì, momenti quasi...

Questa primavera è bizzarra.
Ci sono attimi di tristezza assoluta, in parte legati alla mancanza di mamma che mi tocca giustamente affrontare. Certe volte penso che avrei voglia di raccontarle cose che poi non sono nemmeno così fondamentali, perché quelle fondamentali le sapeva già tutte. E non è che le cose fondamentali capitino così di frequente, quindi che sarà mai successo da novembre a ora? A parte la stanchezza, il lavoro che mi assorbe molto più del tempo che vorrei, la proposta di un editore a pagamento per il romanzo che è in giro da qualche mese ovviamente rifiutata in attesa di qualche proposta migliore, le cose del mondo che vanno a rotoli...
Più che altro è comunque l'assenza di un qualcosa di simile a una missione o una ragione.
Poi ho momenti in cui c'è un piccolo sole tiepido (che è la mia temperatura) in cui penso che tutto ha un senso e che andrà meglio, sempre meglio. Incontri bizzarri e inaspettati, il romanzo in scrittura che fila liscio e mi piace, gli amici di sempre e quelli nuovi.
E ci sono i sogni, molto strani nel loro essere così diversi dal solito. Coinvolgenti, piacevoli in certi dettagli ma allo stesso tempo inquieti e con strascichi di domande. Ci sono dolcezze, ci sono interrogativi, c'è poesia, c'è amore, c'è impotenza, voglia di cambiamento.
Momenti che si alternano senza darmi tregua mentre tento di sopravvivere all'arrivo della luce.

Non lo sai

Invadi i miei sogni e nemmeno lo sai.
C'è la tua presenza ovunque e
tu non lo sai.
Mi avvolgi in teneri abbracci,
prometti cose che posso solo sognare,
mi tieni in sospeso
mentre tento di vivere.
E non lo sai.
O forse abbiamo gli stessi sogni?

15.3.11

Marea

La morte è una marea nera che ti travolge e ti accartoccia come fossi un bicchiere di carta. Ti inghiotte e trascina in un universo sconosciuto e non ti rende al mondo mai più. Qualcosa che ti porta al fondo e ti toglie la luce dagli occhi, che si nutre di terrore e corpi putrefatti.
La morte è la pozza nera del tuo rifiuto, la profondità di occhiaie stanche del pianto, il colore dei sogni che popolano la tua notte.
Un mondo che non ha passato nè futuro, l'infinito attimo in cui tutto resta sospeso senza tempo, nè vecchiaia, nè dolore, nè pensieri stupidi.
Acqua sporca che copre i giorni, che valica ogni barriera, che rende inutile la tua forza e annulla i tuoi poteri.
Inaspettata, trionfante marea.

6.3.11

Il sogno di Trento, tempo fa.

Cammino nella luce. I capelli rasati quasi fino a sparire, un abito rosso scuro e giallo oro addosso.
Il maestro mi cammina a fianco, intorno la folla. C'è il sole, qui fuori. Le montagne sono lì a proteggerci, forti, eterne, roccia che vive. Tante domande, tanta gente, il calore del sole. Poi giù.
La chiazza si allarga sul petto. Mi giro, sta bene. Sono stata roccia per lui. Lo sguardo si perde in mille domande e non cerco alcuna risposta se non incrociare i suoi occhi. Per la pace. 

Credi

Oggi.
Desidero perdermi nella ricerca
dell'odore della tua pelle,
come ogni volta.
Credi sia strano?
L'attesa di un cenno,
di una carezza,
del tocco gentile delle tue labbra.
Della passione delle tue braccia,
del poterti guardare negli occhi.
Credi non mi sia posta
domande e quesiti
sui miei desideri?
Che in certi momenti
niente più conti
tranne un pensiero.
Credi ci sia posto per noi?
In questo o in un altro universo.
In questa o in una vita sognata?
Credi che esista una sola
unica possibilità
di avere tutto senza distruzione,
senza delitto, senza dolore?
Prolungare con la distanza,
allontanare il pensiero,
rinunciare al mondo
che si aprirebbe.
Demolire ogni pagina di realtà
credere nel sogno,
vivere quell'attimo
in cui Dio è musica,
è pelle, è amore,
vita, battito, pulsare.
Oggi.
Credi che io sia folle?