17.8.19

Settembre



5 di bastoni

L'attesa, nel debole sole, ingannando la tensione di una prima volta. Parole, il nero, il bianco.
L'attesa, mancanza, nostalgia e una speranza.
L'attesa, la visione.
Questo o quello. Scelte, passioni, delusioni. Il bisogno di andare verso me stessa.
Antichi amori, nuove emozioni. Il mondo che cambia. Io, che cambio.
Il cuore, gli affetti, il mio mondo. La mente, il bisogno di "andare", nuove realtà.
Niente è così semplice. Mai.
Ed è l'assenza, il non sentire. Il non provare, il non toccare, il non poter esprimere, il non fare un singolo passo - né avanti, né indietro - l'impossibilità di essere.
Settembre è questa sospensione.
Questo non avere scelta finché non si sceglie.
La necessità di aspettare che tutto si compia, congelati in un istante a un solo metro di distanza dalla meta.
A un passo dal sorriso, dallo specchio di occhi che sanno trovarti l'anima. A un passo dall'equilibrio perfetto, irraggiungibile ancor più di prima.
Il corpo che non risponde, l'anima che scalpita.
L'attesa, l'attesa, l'attesa.
La distanza...

11.8.19

Il post dei 50

Sono assente da tempo, qui.
Vorrei dire che in questo tempo sono andata a letto presto (cit.) ma non sarebbe esatto. In questo tempo ho conosciuto un po' di più me stessa.

Ho soprattutto compreso che ho un limite di sopportazione che, sebbene alto, può essere raggiunto.
Ho capito che nonostante io sia sufficientemente capace di spiegarmi, alcune persone non hanno assolutamente voglia di capirmi (e i -mente sono scritti apposta) e continuano a guardarmi come vogliono vedermi e non smetteranno di credermi altro da ciò che sono perché a loro piace così.
Pertanto ho deciso che non è più così necessario dare spiegazioni riguardo ciò che faccio o scelgo di non fare nella mia vita. Ognuno è libero di credere ciò che gli pare.
Sì, non sempre agisco nel migliore modo possibile, non sono sempre razionale, non sono sempre gentile o educata. A volte non ne ho voglia.


Ho capito che ho un limite.
Più di uno, in realtà, ma se qualcuno era già bell'e che evidente ora ne conosco altri. Tra l'altro non mi spiace nemmeno averne di nuovi, perché certe cose finora me le sono lasciate scivolare addosso e ora non mi sta più bene.
Per me e per gli altri.

Ho capito che alcune cose non sono essenziali, che svolgono la loro funzione e dopo possono diventare altro. Ho capito che altre cose, invece, rimangono uguali nel tempo anche se io non sono più la stessa. Ho capito che amo scrivere e che non mi importa di pubblicare se per pubblicare devo fare mille lavori non miei. Non ho più pubblicato e non mi manca, intanto ho quasi finito il terzo manoscritto inedito e sono felice così. Ho capito che amo ballare, ancora, anche se non mi reggo in piedi. Ho capito che non importa salire su un palco. Ho capito che non importa avere video ovunque, né foto. Importa ballare, anche da sola nel buio del mio salotto. E cantare, quando mi va.
E passare pomeriggi a guardare horror e non sognare nemmeno un mostro...

Ho capito che si possono lasciare cose/attività/persone senza smettere di amarle ma anche senza soffrire in modo orribile. Ho visto ancora una volta che una rinuncia non è un fallimento. E sì che di rinunce ne ho sempre fatte e lo sapevo. Solo guardando gli altri mi veniva il dubbio, ogni tanto.
Ho capito che continuo a non insistere. Che non mi piace sentirmi obbligata a rispettare una tabella dettata da altri con paranoie più grandi delle mie.
Che non ho "bisogno" di ciò che desidero. Ho solo bisogno di essere me.