15.7.13

In realtà

Quel che penso è che non ho molto da dire. Come spesso mi capita quando magari ne avrei anche troppo. Troppi stimoli mi mandano sempre in confusione e finisco per non riuscire a mettere ordine in tutto.
In effetti il nervosismo di questo ultimo periodo potrebbe essere legato, oltre alla stanchezza, anche al fatto che le discussioni interessanti sono tante e che mi lasciano strascichi notevoli nel cranio.
Come anche l'esclusione del romanzo dalla "sporca dozzina" dei finalisti del Neri Pozza. Che, certo, era pressoché scontata ma alla fine tutto mi porta a farmi domande in continuazione.
Che cosa non va in quello scritto? Forse l'happy ending, concludo. O la mancanza di alcuni approfondimenti che potrei fare riguardo a luoghi e personaggi. Poi, magari, va bene anche così com'è solo non è adatto alla linea editoriale che ricercava l'editore con quel concorso. Le variabili sono talmente tante...
Nel frattempo un mio racconto brevissimo, Perfetto, è stato letto e commentato in un gruppo letterario su Facebook e se da una parte i commenti non sempre mi hanno convinta, dall'altra ci sono stati due o tre suggerimenti (non sul modo, ma sul contenuto) che mi hanno dato da pensare alla natura dei miei personaggi.
Perché quasi tutti non hanno una famiglia stabile, chi è orfano da tempo, chi non si sa da dove arrivi, chi vive con uno solo dei genitori, chi li ha separati o divorziati, chi vive continui abbandoni etc. E certo non posso domandarmi perché, lo so benissimo che tutti i personaggi mi rappresentano in qualche modo e io sono tutte queste cose insieme. Come se non riuscissi a distaccarmi del tutto da me, o almeno finora non mi è riuscito, ma il lavoro nuovo presenta personaggi che una famiglia ce l'hanno eccome. Quindi forse ho risolto i miei complessi - Edipo pare la faccia da padrone, quaggiù.
Poi c'è la faccenda del torneo e del giudicare correttamente un'opera altrui che è diretta concorrente (o quasi, vista la differenza di genere tra quelli in lettura e quello presentato), senza essere influenzati dalla gara. Io, a dire il vero, lascerei anche perdere il torneo ottenendo l'espulsione pur di non leggere i dodici testi che mi restano in lista... ma siccome è mia tendenza non portare a termine le cose che inizio, sto cercando di diventare una persona seria e di migliorare. Quindi andrò avanti. Tutti i miei commenti del periodo sono spesso antipatici, credo. Ci sono testi che non so perché sono in semifinale. Questo non perché io mi senta superiore o che tema il confronto con il "tascabile". L'ho scritto talmente tanto tempo fa che non ricordo quasi come si svolge. Certo, a grandi linee, avendolo rivisto e tagliuzzato per farlo rientrare nei limiti imposti (bla bla bla), ma sono oltre due anni che non lo rivedo - nemmeno per correggere quel che sapevo di dover correggere (già detto, lo so) - e l'ho mandato così com'era. Perché? Semplice. Prima cosa perché tanto nella mia testa so che voglio riscriverlo e renderlo più complesso di quello che è ora. Mi darei un 7 se fossi il mio giudice. Ci sono personaggi, storia, fluidità, grammatica. Forse non è originalissimo ma nemmeno chi lo sta valutando se n'è accorto. Seconda cosa perché so quanto vale e so che così com'è può competere ugualmente. Poi non so se vorrei pubblicarlo com'è o riscriverlo comunque. Ma ci credo in ogni caso.
So che posso sembrare supponente, arrogante o che ne so. Ma nulla di ciò che ho letto finora mi ha dato il brivido che cerco e mi ha fatto pensare di non essere in grado.
In più, le manifestazioni multiple di stima mi hanno fatto bene e so che almeno per il romanzo rifiutato al Neri Pozza e per il fantomatico fantahorror uno spazio c'è, forse anche per il primo romanzo e forse anche il tascabile ha le sue belle prospettive. Quindi continuo, riflettendo bene su ciò che sto facendo, con la testa e soprattutto con il cuore. Perché senza cuore non si va da nessuna parte.
Che poi abbia ricominciato a sognare l'acqua... non so. Forse è l'unica cosa che mi turba (soprattutto il sonno, evidentemente).

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