8.5.13

Luce e buio

Nell'inferno in cui ti sei calato, avvinto da tentacoli oscuri creati dal sogno, trascini le ginocchia. Non vuoi muoverti e non verrai, Orfeo. Non incanterai gli dei per la tua donna. Per riportare la luce sul suo viso non compirai quel viaggio che il mondo intero ritiene impossibile.
Dal suolo ghiacciato lei tende la mano per sfiorare la tua un ultima volta. Lei ha per madre la morte ed è a lei che deve tornare, restare avvolta nel suo abbraccio e riposare il cuore.
Ognuno ha il suo inferno, le sentirai dire. Silenzio invece del canto morbido e grigio infinito invece del colore, follia e lacrime senza fine. Fiumi azzurri e verdi di limo che producono frutti dai colori inverosimili. Nessun bisogno di risposte alla domanda pressante che ingombra la mente ogni notte.
Sei davvero il figlio degli dei? O chi sei, Orfeo? Cupo viaggiatore del mondo, incantatore dalla voce suadente, tu che hai il potere degli dei e che da loro rubi e impari.
Troverai la strada per riavere il tuo cuore e la tua testa? Tutti i tuoi pezzi torneranno uno e la storia avrà inizio, quella vera.
Per il mito non c'è un tempo e non esiste un inizio o una fine. Il mito esiste a sè, e tu con lui. Senza un confine e senza un limite, qualsiasi luogo è tuo. Intorno a un fuoco, in una notte di stelle che si avvicina all'estate. Lungo il mare o tra boschi impervii c'è solo bisogno di una parola e il cielo si fa d'oro.
Figlio della musa che ispirò il poeta, portatore di bene e di cultura, Orfeo, sei luce e buio. Colui che sfida gli inferi e che rinasce, colui che ferma il tempo e che del tempo è vittima ignara.
Colui che porta Dioniso con sè avendo nel sangue Apollo. Unione di opposti e unico in tutto.
Non voltarti, non farlo. Lascia che a voltarsi sia lei e portala via dall'Ade. Cambia ancora una volta il volto.
Esci, liberati dai tuoi mostri. Lascia che il mondo si curi dei suoi.

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