6.2.13

La notte

Stavo per dire...
"Wow! Questi tappi per le orecchie funzionano che è una meraviglia..." Invece no, era passata nemmeno un'ora da quando mi ero infilata i suddetti tappi, convinta che a causarmi parte dell'insonnia fossero i rumori sospetti provenienti dalla casa accanto (sospetti... insomma... direi più che son rumori certi, ma farebbe meno effetto) oppure che i tram, i gatti, il cane, l'ascensore, la caldaia, le cavallette, gli alieni e le invasioni barbariche... che tutto il rumore del mondo si condensasse in un luogo molto vicino alle mie orecchie e che dei fantastici tappi gialli mi avrebbero salvata.
No, appunto. Nemmeno un'ora di sonno e le stelle sopra il letto si erano spostate di pochi millimetri da dove le avevo lasciate. Le ho contate una a una, misurato la distanza tra loro per controllare che non si fossero animate d'un colpo, osservato il loro brillare domandandomi se - per miracoli di una tecnica ancora inesistente - arrivando là vicino le avrei ancora trovate o se stessi in realtà ammirando una marea di luci morte. Domande, cioè, che uno si pone solo nel delirio di una notte insonne.
La tentazione di alzarmi e raggiungere il computer per scrivere un po' è stata vinta dalla temperatura poco invitante e dal fatto che, alla fine, scrivere durante un delirio funziona bene solo  per i tossici.
Quindi mi sono alzata, quello sì, ho soffiato delle bollicine nell'acqua col mio gasatore casalingo e mi sono riempita di melatonina e valeriana, aumentando quella che era la mia solita dose perché sentivo la crisi isterica incombente. Non dormivo bene da sabato, forse anche da venerdì notte. Ma il weekend l'ho passato praticamente in bianco, tranne alcuni sporadici episodi di sonno in cui uomini sfregiati... bla bla bla.
Quindi mi sono impasticcata per bene, ho baciato la gatta che mi fa da cuscino e mi sono rimessa a guardare le stelle cercando di ricordare cosa mi raccontava mio nonno - Piero, l'ingegnere - riguardo ai loro nomi e alle posizioni. Un tempo mi piaceva sapere del carro, dell'Orsa, delle costellazioni, di tutti i nomi d'estate e d'inverno. Poi tutto ha perso quell'importanza e ora guardo stelle chiedendomi se sono le stesse che vedevo dalla collina (sempre là vado a finire) e se da là le vedevo come le vedo ora.
Poi sono crollata. Un sonno apparentemente senza sogni, pesante come un macigno. Tanto che stamattina ho dolori ovunque, come se sopra di me si fosse addormentata una seconda e forse anche una terza Paola, una per notte. Saltato il lavoro, saltato tutto anche a causa della febbre che va e viene, ora sono riscaldata dal sole e godo del panorama senza farmi domande inutili.
La notte, si sa, è fatta per pensare. Di giorno tocca vivere.

2 commenti:

monicabionda ha detto...


Anche io a casa con la febbre (influenza pestifera) . Mi sento parecchio rintronata - più del solito. Ma per fortuna finora ho perso solo due ore di sonno (stanotte dalle tre alle cinque)

PaolaClara ha detto...

Io il sonno lo perdo facilmente e in continuazione... ;(