26.6.11

Preferisco le stelle in un cielo pieno di luna...

Magari fuori città quel tanto che basta a dimenticare che esiste. Con un fresco alito di vento, quella temperatura che fa d'autunno o a volte in primavera. Senza rumore, senza l'inquinamento luminoso, seduta o sdraiata su di una roccia circondata da alberi alti.
Mi sento sempre più lontana dalle cose umane, non che mi sian piaciute mai granché. Almeno un tempo amavo le luci artificiali, i neon nella notte. Ora mi piacciono se sono chiusa in casa al buio, ne osservo il riflesso sulle pareti e sul soffitto e il loro cambiare forma e dimensione al passaggio di ogni auto.
Non che i fuochi di San Giovanni fossero brutti. Ma mi pareva di stare in un film di Romero, quello in cui gli zombie si lasciavano distrarre dalle luci nel cielo, tutti fermi a guardare su, e non si accorgevano di cosa capitava loro intorno. Che poi gli zombie mica mi sono antipatici, son solo noiosi.
Così, passare una serata spiaccicata tra la gente sul bordo del Po a guardare per forza per aria tutto quel fumo coprire le stelle, con la musica troppo alta e non troppo ben bilanciata, al caldo e pure dovermi sorbire una lezione sulla storia della mia città, quasi avessi avuto bisogno di farmi confermare da qualcuno che è la città più bella del mondo (per me lo è e continuerà a esserlo)... Insomma... Non era proprio quello che volevo fare. L'ultima volta stava per succedermi nel 1990, con il mio fidanzato più tamarro (ho dei difetti pure io, in fondo ;P), ma non ci siamo andati, pur essendo in Via San Massimo a mangiare all'Old Transport.
Non sono da queste cose. Eppure tocca farle qualche volta nella vita.
Quindi l'altra sera mi sono ritrovata a guardare su con altri, dicono, 150mila torinesi e non. E avrei voluto andarmene quando la gente si stava accalcando dietro di noi, perché avevo caldo e mi stavo annoiando ad ascoltare sconosciuti che suonavano e un comico che non faceva ridere aspettando l'ora fatidica.
I razzi che salivano verso il cielo mi ricordavano degli spermatozoi luminosi che poi, però, esplodono (il che secondo me non è così grave, almeno non fanno il loro lavoro). Di colori diversi, ma comunque tutti uguali, i fuochi hanno occupato il tempo troppo lungo che gli è stato concesso mentre io mi domandavo quale fosse la durata giusta di uno spettacolo pirotecnico. Dieci minuti, forse? Anche meno.  E quanto fosse dannoso o terribile riceversi uno di quegli spermatozoi incandescenti nello stomaco. Quanto devastante, perché alla fine sono come armi. Perché io a queste cose ci penso forse anche più del dovuto.
Sì, siamo bravi. Sì, sappiamo fare cose belle con il fuoco. Sì, ci raduniamo a festeggiare tutti insieme. Sì, un giorno di vacanza ci voleva. Sì. Ma l'anno prossimo giuro che me ne sto a casa.

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