20.6.11

Non ho le parole

O forse ne ho troppe che vagano nella mia mente e non so metterle giù, non ora.
In un certo senso la mia testa non si sente libera di esprimersi e non so perché. Manca qualche pezzo, sì. E una volta ancora torno a pensare di cambiare qualcosa in questo e nel romanzo precedente, che ancora non ha editore e che non incontra il favore del pubblico maschile. Forse non così, forse se fosse più romanzato, più normale, più dinamico... Ma "Gli attimi..." è semplicemente una raccolta di immagini, di istantanee. Come può essere dinamico un album di fotografie? Sì, alla fine lo diventa. L'ultima immagine acquista musicalità, acquista tratti cinematografici. Perché così dev'essere un finale. Vivo. Presente. La parte immortale di una storia.
E questo nuovo, invece.
Questo è cupo quanto me; è scuro, disperato e violento. Rabbioso. E l'aggressività che dava spunto ai capitoli è diventata altro, suggerimento di quel che si sarebbe trovato. Non mi piace, dovrò rimettere a posto tutti gli inizi dei capitoli. E soprattutto dovrò finire di scriverlo, accidenti a me. Perché è così difficile rendere vere le cose che ho in mente? Mi ci addormento ogni sera, chiudo gli occhi e respiro con i personaggi, amo e grido insieme a loro. Ma quel dolore e quell'amore non riesco a metterlo in parole. Si srotola tra le mie viscere e mi cattura, ma sfugge alla mia tastiera. Perché vorrei che fosse perfetto, che fosse esattamente come lo vedo, come lo sento. Lo sarà, ne sono certa, ma devo trovare la forza di cacciare i pensieri dalla mente e dare loro spazio "sulla carta". Devo sbatterli fuori. Faccio fatica.
Sarà che sono stanca, che il lavoro mi innervosisce e mi mangia energie vitali, che ho voglia di perdermi là dentro e non di separarmene scrivendone la fine. Sarà che la resa dei conti è sempre dura.

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