18.6.11

Inaspettato

Un toc toc creò il silenzio assoluto nell'aula. Non era facile ottenere tanto silenzio con così poco sforzo, tanto che il professore di italiano, un uomo magro, occhialuto e con una folta barba castana tendente al rossiccio, rimase in silenzio anche lui. Poi, come risvegliandosi dall'attimo di stupore, pronunciò un "avanti" secco e sicuro. Degno del suo ruolo.
La donna, avvolta in una gonna scura al ginocchio e in una camicetta panna leggera come una piuma aperta un bottone di troppo per risultare elegante, entrò. Era la segretaria storica della scuola. C'era da sempre, e a ogni ora, coi suoi capelli neri sempre ordinati e gli occhiali sottili e colorati. Guardò il professore come per chiedere il permesso di iniziare, poi dichiarò ad alta voce: "Ho bisogno di parlare con Laura F. solo per un attimo." Guardando la ragazza bionda in seconda fila accanto alla finestra. Poi si voltò ancora verso l'insegnante e gli chiese : "Le spiace se gliela porto via?".
L'uomo, in piedi tra la cattedra e la fila di banchi alla sua sinistra, a poco più di mezzo metro dalla sua interlocutrice ci mise un attimo prima di dare un cenno positivo con il capo. Non c'era alcun problema, aveva finito di dettare gli appunti del giorno e gli restava solo da rispondere alle domande degli altri allievi. Laura F. non chiedeva mai delucidazioni, era tra i migliori della classe. Non ci fu bisogno di un "si" ufficiale. La segretaria fece un gesto con la mano destra come a mettere fretta alla ragazza che voleva fuori.
Laura si alzò e raggiunse la porta con la rapidità di chi è abituato a non disturbare. Uscì seguita dalla donna, che le sembrava eccitata in modo strano e chiuse la porta dell'aula appena furono entrambe in corridoio prima di avvicinarsi furtivamente a Laura con un atteggiamento confidenziale che non aveva mai con gli allievi.
"C'è un ragazzo che ti cerca." Iniziò la donna. Laura si appoggiò al muro, con uno strano groviglio nello stomaco. Poi la segretaria riprese a parlare, sottovoce, avvicinandosi ancora. "Ha già telefonato tre volte, anche se gli ho detto che non potevo dargli alcuna informazione sui nostri allievi." Le gambe di Laura stavano tremando. Non aprì bocca lasciando la parola all'altra. "Ha detto che ha già telefonato a tutti i licei della città per cercarti, che vorrebbe parlarti. Io non posso fare queste cose. Allora mi ha dato il suo numero..." Un biglietto comparve dal nulla nella mano della donna e passò in fretta a quelle di Laura, unite come a ricevere l'ostia, che però non riuscirono ad aprirlo. Il cuore le batteva nelle orecchie quasi volesse uscirne e rimbalzare per il corridoio, le ginocchia convergevano verso il centro mentre i muscoli tremavano.
Non si aspettava una cosa simile. L'espressione del suo viso era un misto di sorpresa, terrore e gioia. La segretaria le toccò un braccio e le sussurrò un "telefonagli appena esci, è la cosa più romantica che abbia sentito in vita mia." Poi tornò dietro al suo banco, sorridente.
Laura restò appoggiata al muro per qualche istante respirando forte. Poi aprì il biglietto, lesse il nome e il numero e lo ripiegò con cura. Diede una spinta con un piccolo colpo di reni e barcollò fino alla porta, poi al banco, cercando lo sguardo complice di Monica A. un paio di banchi più in là. Era colpa sua. Merito suo. Insomma, causa sua.
Qualche giorno prima Laura le aveva fatto leggere una lettera che si portava dietro da un anno circa. Una dolce lettera d'amore che dichiarava senza chiedere nulla in cambio, che spiegava e giustificava i fatti del passato di quella coppia che non c'era più. Che forse non c'era mai stata, ma che da quattro anni non era più nemmeno quella "cosa" che era stata un tempo. Quattro anni in cui la vita di Laura era cambiata, si era normalizzata. Aveva recuperato il tempo perso, ripreso gli studi interrotti quasi otto anni prima, era forse cresciuta. Ora, a quasi 24 anni, Laura stava per diplomarsi. Lo conosceva da quando ne aveva 17 e non lo vedeva appunto da quattro. Dopo un litigio assurdo. Quattro anni di silenzio, di lacrime, di pensieri, di cose che non aveva detto al momento giusto e che la tormentavano. Così le aveva scritte, faceva sempre così. Quando Monica aveva letto quelle parole aveva suggerito a Laura di spedirla.
Così lo aveva fatto, evitando di aggiungere un recapito e raccontando solo a cenni la sua nuova vita. Non voleva che sembrasse un invito. Ma lo era stato. Lui l'aveva trovata. E adesso?
Al primo trillo di campanello raggiunse Monica e le disse tutto di un fiato. Continuò a domandarsi cosa avrebbe fatto finché, uscita dalla scuola a fine giornata, incontrò una cabina del telefono. Inserì la scheda, compose il numero e... 

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