5.9.13

La casa violata

Sotto casa manca l'auto, ma lo sapevamo. Flavia ce lo ha detto al telefono quando ancora eravamo a Dusseldorf. Arriviamo preparati, almeno in teoria.
Un pacco di biscotti del mulino bianco giace svuotato accanto alla porta del piano terra. Non c'è voluto molto per convincere Ringo a chiudere un occhio; d'altra parte non è mai stato esattamente un cane da guardia. E, come si può immaginare, ognuno ha il suo prezzo. Quattro etti di biscotti, 30 denari, non cambia. Non manca nulla in quella zona della casa, certo non me li vedo i ladri che si portano via le scorte di passata di pomodoro o il pane secco per la pappa del cane. O i panni da stirare, anche.
Il vetro della porta finestra in cucina è ancora rotto. Sono passati da lì, andando a colpo sicuro a recidere i cavi dell'antifurto direttamente nel suo loculo nascosto. Sapevano dove trovarlo, così come sapevano cosa portare via. Mancano solo gli oggetti di valore, due quadri, una statuina d'avorio, qualche gioiello, un orologio da tavola antico e la sua copertura di vetro a campana. Oggetti sparsi che sono stati selezionati, caricati in auto e portati via.
Tutto in breve tempo. Senza particolari sfregi tranne un disordine non familiare e l'odore di estranei nelle stanze. Perché l'odore io lo sento. Una invasione sgradevole.
Penso a cosa possono aver fatto mentre non c'eravamo. Penso alle mani nei cassetti alla ricerca di qualche nascondiglio prevedibile. Le mani nella nostra biancheria, sulle nostre maniglie, sulla superficie di ogni mobile. Ancora non immagino cose peggiori, più intime. Non ne ho l'età.
Non hanno trovato l'argenteria, quella che la nonna aveva un tempo nascosto nell'armadio degli stracci sul balcone e che nessuno di noi ha mai spostato (segno, tra l'altro, di quanto sia utile per noi l'argenteria in generale) e che quindi ci resta.
Il poliziotto in borghese che ci fa le domande è giovane e di bell'aspetto. Comincio a farci caso, almeno quello, senza malizia. Noi i sospetti li abbiamo, ma non possiamo dire molto perché non ci sono prove. Quindi facciamo nomi, indicando chi ha installato l'antifurto o l'assicuratore che ha le schede di ogni oggetto mancante e torniamo alla nostra vita di sempre.
Non ho paura, comunque. So che non torneranno. Sono arrabbiata per gli orecchini di oro e acquamarina che non ho più. Accetto ciò che capita con calma quasi innaturale.
Non posso fare altro, non ho mai potuto e non potrò in futuro. E non mi importa, se non per quel singolo paio di orecchini. Gli oggetti vanno e vengono, le auto pure. Ringo è ancora vivo e la casa non ha subito danni gravi. Alla fine resta solo la sgradevole sensazione che qualcuno abbia vissuto ore in casa mia, tra le mie cose senza permesso. Anche se ho solo undici anni a queste cose ci tengo.
Molto.

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