Tocca che si affrontino, prima o poi.
Come tutto il resto.Come gli errori, come le cose non dette. Che diventano macigni in un rapporto.
Viene fuori che sono bravisima a far finta di niente, a non chiedere, a non discutere, a rinunciare in partenza a ciò che vorrei dire. E che ho avuto questa tendenza soprattutto con le persone vicine.
Viene fuori che devo finalmente affrontare e sconfiggere la grande ombra della mia vita, non solo quella dei miei 17 anni, ma anche quella che ancora non conosco, perché, si sa, a rimuovere sono bravissima.
Per poter decidere finalmente libera.
Devo venire a patti con la mia energia, lasciar andare il controllo ossessivo che finora mi ha mantenuta in piedi, ma poco viva. Imparare a controllare la rabbia, imparare a creare senza esplosioni, a distruggere con minuzia se necessario.
Perché se l'energia è movimento, e il movimento è vita, ne deriva che l'immobilità certo vita non è, ed io sono stufa di restarmene immobile sperando che la vita passi un poco più in là, lasciandomi stare. L'ho fatto a lungo. Troppo, nascosta nelle mie ombre e arrotolata nel mio sentirmi infelice.
Ho imparato a sorridere, a ridere di più. Lo faccio tanto che cominciano a vedersi piccole rughe di espressione (e non è la vecchiaia, è l'uso diverso delle guance). Solo vorrei che a ridere fossero anche gli occhi e ancora non lo fanno.
Per questo sono qui e mi preparo ad affrontare il mostro. Che poi sono io, perché a farmi male sono stata soprattutto io. E il mondo.
Come tutto il resto.Come gli errori, come le cose non dette. Che diventano macigni in un rapporto.
Viene fuori che sono bravisima a far finta di niente, a non chiedere, a non discutere, a rinunciare in partenza a ciò che vorrei dire. E che ho avuto questa tendenza soprattutto con le persone vicine.
Viene fuori che devo finalmente affrontare e sconfiggere la grande ombra della mia vita, non solo quella dei miei 17 anni, ma anche quella che ancora non conosco, perché, si sa, a rimuovere sono bravissima.
Per poter decidere finalmente libera.
Devo venire a patti con la mia energia, lasciar andare il controllo ossessivo che finora mi ha mantenuta in piedi, ma poco viva. Imparare a controllare la rabbia, imparare a creare senza esplosioni, a distruggere con minuzia se necessario.
Perché se l'energia è movimento, e il movimento è vita, ne deriva che l'immobilità certo vita non è, ed io sono stufa di restarmene immobile sperando che la vita passi un poco più in là, lasciandomi stare. L'ho fatto a lungo. Troppo, nascosta nelle mie ombre e arrotolata nel mio sentirmi infelice.
Ho imparato a sorridere, a ridere di più. Lo faccio tanto che cominciano a vedersi piccole rughe di espressione (e non è la vecchiaia, è l'uso diverso delle guance). Solo vorrei che a ridere fossero anche gli occhi e ancora non lo fanno.
Per questo sono qui e mi preparo ad affrontare il mostro. Che poi sono io, perché a farmi male sono stata soprattutto io. E il mondo.