24.1.13

Dettagli che uccidono l'anima

Dopo il mondo si è chiuso.
Tutto il mio mondo, un passo dopo l'altro. Senza che me ne rendessi conto. No, non è che non sapessi cos'era successo. Mi mentivo in continuazione, facevo finta che fosse mia, la tacca sulla pistola. Uno in più. Invece mi vergognavo. E non parlavo di quello con alcuno. E mi procuravo nuovi gesti per cui farmi schifo da sola. Carezze concesse senza sentimento, senza interesse.
E tutto, scivolando lentamente sempre più, tutto senza piacere. Senza lasciarmi il minimo spazio per il perdono. Ah, no. Lui l'ho perdonato. Più facile concedergli anche questa vittoria. Anche.
Concedergli l'onore di fare da tarlo che distrugge una vita in un weekend. E svolgere il suo lavoro al posto suo sentendomi in colpa.
Sporca, disturbata, inutile e stupida. Ho smontato i sogni e la ragazza che ero. Ho condotto solo relazioni che portavano al tormento. Per poi cominciare a dimenticare di sentire.
Non riuscire a distinguere una persona positiva da una che avrebbe potuto distruggermi. Ma non è colpa di quelli che ho incontrato. Se fossi stata presente avrei capito prima con chi avevo a che fare, invece ero annebbiata. Ho iniziato a confondere un anno con un altro, un ricordo con un altro in una sequenza di immagini in bianco e nero cui non riuscivo a dare un'emozione. Non una.
Ripercorrendo con la mente, ancora oggi, non distinguo granché. Positivo, negativo...
Rimuovere è la soluzione, in certi casi. Ma non si rimuove mai del tutto. Certe cose, certi piccoli dettagli che restano incisi nell'anima, continuano a lavorare. E ti trovi, più avanti, a cercare di capire perché sei incasinata. Senza collegare una piccola bugia detta a te stessa al disastro che ti vedi attorno.
Senza sapere perché reagisci in certi modi, o perché non reagisci affatto. E ti senti solo stupida, inadeguata e incapace di gestire qualsivoglia situazione.
Sempre, come in amore, i dettagli sono quelli che restano. Un sorriso, un bacio, a volte. Una mano che tiene la tua, una parola che ti fa sentire al sicuro.
Oppure una bocca fredda e mani secche e nodose che ti scorrono addosso mentre vorresti solo essere altrove. Oppure una stanza bianca che sa di chiuso, o l'immagine di un particolare costume da bagno che hai buttato quello stesso anno. Fondo nero e fantasia di righe  sparse con motivo di fulmini viola, verdi e fucsia. Il triangolo che copre il seno mentre sorridi facendo finta di niente. Al sole e su uno scoglio, poche ore dopo.
Dettagli che sembrano immagini senza paticolare interesse.

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