21.1.13

E poi

Ti chiedi cosa c'è che non va in te quando cominci a pensare a una vita radicalmente diversa, senza avere paura di farlo. Senza paura di perdere chi hai attorno e senza pensare che sia brutto immaginarsi certi eventi senza provare un minimo di brivido sottopelle. Senza domandarti perché stai cercando un'altra vita invece di modificare la tua. Come se ti soffocasse l'idea. Tanto da preferire qualsiasi altra soluzione.
Detesto le rivoluzioni.
Detesto le discussioni, la voce alta, le parole dette a bocca stretta, la rabbia.
Ma non mi giustifica.
Ho passato l'ultimo anno e mezzo a sperare che il mondo finisse davvero perché la mia vita non mi piaceva più da troppo tempo a forza di lasciare andare le cose come andavano. Ho finto che le colpe stessero altrove, ho covato rancore e ho aspettato che il destino - ah, il destino - scegliesse per me.
Sorpresa.
Ma nemmeno tanto. Non è l'anestesia la soluzione. Lo è la lotta.
E la mia vita è radicalmente cambiata pur restando la stessa.
Ho smesso di lottare, un tempo, distrutta dal fallimento di un sogno. Che ho fatto terminare io, in un modo o in un altro. Mi sono detta che era inutile lottare per qualcosa, che sarebbe stato meglio farmi scivolare addosso qualsiasi  dispiacere. Ci ho guadagnato 25 kg, all'epoca. E una depressione, e l'inferno.
Ora, sull'orlo di un precipizio simile anche nelle sue differenze, ho capito che devo rialzarmi e combattere. Ancora. Senza mulini a vento, però.

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