21.1.13

Riflessioni sul comunicare - 1

Mi rendo conto che a volte dico la stessa cosa a tre persone diverse e queste tre persone capiscono ognuna una cosa diversa. La stessa identica frase a persone che hanno un background culturale simile, eppure niente. Non c'è modo.
E io sono di quelle che di solito non usano più parole delle necessarie per esprimere un concetto, mai un vocabolo troppo ricercato, mai un gergo inadeguato all'ascoltatore. Perché mi piace esprimermi in modo diretto, perlopiù.
A volte capita che non si usi lo stesso linguaggio, anche con persone che sono vicine - come i genitori o i fratelli - quindi comunicare diventa ancora più difficile. Se già l'interlocutore ha in mente quello che tu potresti voler dire è possibile che comprenda esattamente quello che si aspettava di sentire. A me è successo diverse volte. Ti aspetti una risposta e appena questa è leggermente diversa da ciò che ti aspettavi, allora la rivolti finché non quadra con la tua vecchia versione. Oppure per distrazione, per stress o noia, si tende a dare un senso alle frasi senza ascoltare le parole. E fraintendere di nuovo.
Certo il linguaggio che usiamo ha basi che noi non conosciamo più. Convenzioni che cambiano col tempo, come l'uso che si fa di una parola come "laico", che ora ha un significato diverso da quello che aveva quando è stato scelto come termine per definire una persona non legata da vincoli monastici. E noi usiamo le parole come le ascoltiamo, prolungando l'agonia di una lingua che sembra essere sconosciuta ai più.
Ma non è solo la lingua a creare problemi.
Uso il mio corpo per comunicare, come con le parole. Lo uso se sorrido, se cammino, quando mi siedo incrociando le gambe e quando lascio correre le mani lungo il corpo.
Quando voglio e quando non voglio, uso quel linguaggio segreto che lascia trasparire chi sono anche quando non vorrei. E uso il corpo, i vestiti, il trucco, il peso corporeo, le scarpe, la camminata.
Lo uso per parlare di me. Lo facciamo tutti. E lo stesso con il sesso, lo usiamo per conquistare, per tenere, per farci accettare, per sfogare la rabbia, per dimostrare qualcosa, per annebbiare la mente, per nutrirla di immagini che ci porteremo dietro, per dialogare in silenzio (o quasi in silenzio, direi), per affetto, per paura, per amore.
Ognuno di noi usa il suo linguaggio come meglio può, a volte le sole parole non dicono quanto una carezza. Eppure è così facile fraintendere una carezza o un bacio. Fraintendere un sorriso.
Come capita con le parole, noi leggiamo spesso nei gesti altrui cose che vogliamo vedere solo noi.
Ultimamente mi è successo di non riuscire a dire quello che volevo, o meglio non comunicarlo. Lasciamo perdere le volte in cui non ho voluto farlo, questa è un'altra storia.
Proprio questo capire di non essere stata compresa o addirittura ascoltata, mi ha fatto riflettere su cosa vuol dire comuicare e se davvero è così difficile trovare persone che parlino il mio stesso linguaggio, o se io ho davvero delle cose da dire  e sono davvero capace di usare le parole.
... to be continued (forse e prima o poi)...

4 commenti:

monicabionda ha detto...

quello che scrivi è quello che mi ha spinto a cercare di fare (qualche volta bene, a volte meno) il mio lavoro. Comunicare davvero è difficilissimo: non basta il background culturale comune per essere certi che l'akltro comprenda e ascolti ciò che abbiamo da dire. Io di solito compenso con un sacco di parole superflue. Non so se è la strada giusta: qualche volta funziona.

Asciugare fino all'essenziale è un altro modo, ma allora devi essere certo che il tuo interlocutore sia in sintonia con te, in quel momento, e ti conosca (o meglio, conosca il tuo stile).

Ecco, ho di nuovo sbrodolato.
(ah: io sono convinta che tu abbia cose da dire. e che tu le sappia usare, le parole :) )

PaolaClara ha detto...

A volte mi sembra giusto porsi certe domande, onde evitare di parlare a vuoto e senza dire granche'... poi, certo, il problema resta e resta interessante il rifletterci ogni tanto. Giusto per aggiustare il tiro. Sai com'e'...

monicabionda ha detto...

sì, so com'è :) anche se di questi tempi sono più per frasi lapidarie e se non hai capito peggio per te (ma qui il problema è dei miei interlocutori "altrove": li scelgo che non mi seguono, e poi mi lamento che non mi seguono... mah)

PaolaClara ha detto...

In effetti poi gli interlocutori ce li scegliamo bene...