27.5.10

Tea for two, pausa riflessiva.

Ci sono cose che tu non sai di me.
Forse sono cose che non vorresti nemmeno sapere, perchè sono quelle che mi hanno resa ciò che sono: irrimediabilmente diversa da te. Mi hanno ferita, in parte. Mi hanno fiaccata, stancata. Hanno fatto in modo che io mi rifugiassi altrove ogni volta che potevo. Che io sognassi posti, vite diverse dalla mia.
Un tempo, forse, sono stata felice. Sempre un po' troppo seria nell'affrontare le cose, attenta a non sbagliare. Ho pagato le scelte di tutti, le ho pagate con chi ha scelto per me. Per un periodo sono anche stata arrabbiata con la vita. In definitiva non l'ho mai amata veramente.
Ho visto tutto ciò che avevo portato via da altri, giorno dopo giorno. Ho rinunciato a mille cose, non ho mai chiesto più di quanto sapevo che avrei potuto chiedere. Sono stata attenta e buona. E non ho smesso di sognare quelle vite che non avrei mai potuto avere.
Sei fortunato, tu.
Hai avuto tutte le occasioni, la famiglia, i viaggi, qualsiasi cosa ti servisse. Senza sacrifici particolari, senza contare i soldi che ti restavano a ogni pacco che mettevi nel carrello. Senza paura. Senza umiliazioni.
Forse alcune cose me le sono cercate, non lo facciamo tutte? Forse ho fatto qualche errore di valutazione pensando che almeno il rispetto fosse d'obbligo. Non lo è. E mi dispiace che alcune volte a non rispettare sentimenti, desideri e volontà siano state le persone più vicine.
A farmi sentire diversa in quel senso che solo una diversa può capire.
Non sono mai stata dei vostri.
Ho sempre pensato che la libertà fosse più importante di tutto, ma non la mia. Quella di ognuno. Il resto era questione di coscienza. Nessun principio, nessuna morale imposta. Nessun obbligo se non il rispetto, ancora. La libertà degli altri di fare cose che io non farei, perché sapere di poterle fare a volte è abbastanza.
Non sono abituata alle cose comode, forse non mi ci abituerò mai. Anche se adesso, dopo tanta fatica, posso dire che sto molto meglio. Non credo di essere felice. Stare bene è già una gran cosa. Lo so che non mi capisci.
Mi guardo intorno e non vedo il mondo che vorrei vedere. Questo sarebbe più importante della mia felicità. Mi guardo intorno e non vedo il futuro. Vedo sofferenza, tristezza, paura, violenza, fame, avidità. Vedo quello che non voglio per me.
La mia vita mi ha resa ciò che sono. Questo mi piace, ma non auguro il mio percorso ad altri. O forse dovrei.
Mentre tu parli di fiducia io parlo di speranza. O della loro mancanza. Tu parli come se dovessi perdere qualcosa, io parlo come se non potessi dare. Io che non ho più grandi cose che mi appartengono, io che non voglio avere cose che mi leghino a un tipo di vita che non mi piace. Io mi preoccupo di non poter offrire. E tu?
Tu ridi di cose che non conosci senza pensare che hanno ferito altre persone. Ti preoccupi per te stesso senza pensare a chi non è stato mai così fortunato nella vita da poter scegliere qualcosa. A chi ha vissuto di scelte di altri e ne porta sulla pelle le cicatrici. E in qualche modo giudichi, in qualche modo ti ergi sopra di loro e speri di non cadere da lassù.
Mi dispiace così tanto. Mi dispiace così tanto. Mi dispiace così tanto...

2 commenti:

Fata ha detto...

Capisco molto di quello che descrivi per avere condiviso situazioni in parte simili... abbiamo reagito in modi a volte totalmente diversi, soprattutto nei confronti della vita, ma comprendo soprattutto bene quando dici "... E mi dispiace che alcune volte a non rispettare sentimenti, desideri e volontà siano state le persone più vicine. A farmi sentire diversa in quel senso che solo una diversa può capire...".
Già, tra "diversi" ci si capisce al volo.
Penso di sapere a chi è diretto il messaggio e... beh, dovrà ancora farne tanta, di strada, per crescere! Una vita troppo facile non fa crescere per nulla, purtroppo!

PaolaClara ha detto...

Non so se hai capito di chi parlo, in ogni caso non di mio marito (per evitare di confondere ulteriormente le idee ad amici e parenti), ma so che il messaggio l'hai compreso benissimo... Bacio!!!