15.3.12

Sul perché non amo gli eroi e leggo di vampiri da adulta, forse...

Ieri un editore ha proposto un quesito su Facebook riguardo alla facilità dei ragazzi a leggere storie di vampiri invece che storie di eroi classici.
Trovavo interessante la domanda, anche se la prima risposta che ho letto affibbiava al cinema un ruolo che non ha mai avuto. Insomma, si scrive di vampiri dall'800 e il fatto che siano diventati una moda anche grazie ai film non spiega assolutamente il motivo per cui sia più facile leggere di loro invece che buttarsi sul libro Cuore. In ogni caso anche il fenomeno di Twilight arriva da un libro ben scritto per giovani adulte, quindi lascerei perdere il discorso cinema (che comunque di film sui vampiri ce n'è stati tanti, ma tanti, in ogni decennio e ogni adolescente che si rispetti ne ha visti almeno un paio in vita sua) come causa principale.
Quando ero piccola mi piaceva l'epica. Iliade, Odissea, miti greci e antichi che racchiudono i germi della nostra civiltà e da cui ancora abbiamo molto da imparare. Bello vedere uomini che combattono per un ideale, che muoiono per giusta causa (posto che il rapimento di una regina sia una buona causa per morire, specie se la regina non è nostra moglie), con onore, con coraggio. Bello conoscere attraverso di loro certe qualità umane come la lealtà, l'abnegazione. Bello apprendere l'esistenza di un destino, di una qualche forza superiore che guida le scelte degli uomini. Bello dare a ogni passione il volto di un Dio e allontanarla da noi seppure potendocisi rispecchiare.
Bello, non c'è dubbio. Ma la realtà ci mostra un mondo diverso. Un mondo in cui non ci sono che miliardi di sfumature di grigio che ci impediscono di essere eroi (tranne che in certi casi, in certi momenti, solo alcuni di noi). Anzi. Ci troviamo in un mondo in cui nessuno di noi si rispecchia più in un eroe. Non c'è vita abbastanza per poterlo fare. Non c'è mito, motivo, ideale che tenga. Non siamo più quegli uomini.
Da quando ho aperto gli occhi e ho visto il mondo che ho attorno, non riesco più ad apprezzare gli eroi. Forse gli antieroi mi sono più simpatici, forse solo chi mostra tutti i suoi aspetti, belli e brutti mi affascina davvero. Non personaggi tutti d'un pezzo, ma normalissimi vigliacchi che qualche volta fanno la cosa giusta. Non donne caste e virtuose, ma donne che amano e che non si preoccupano. Non personaggi patinati cui sperare di somigliare. Personaggi da studiare, conoscere, amare anche per le loro debolezze e per i guai che combinano.
In questo trovo che Lost sia stato illuminante. Io sono una assatanata di serie tv, chi mi segue lo sa. In Lost non c'è un personaggio di cui si possa dire "accidenti, vorrei essere lui/lei". Sono tutti delle persone normali, complicate, deboli, insensate, avide, insicure, cattive e chi più ne ha più ne metta. Ma sono tutti molto veri, più veri di un Achille o un Ettore.
Non so se sia un problema di stili di vita, di epoca o che ne so. So che in parte comprendo che i giovani abbiano un maggiore interesse per storie diverse da quelle di eroi classici o moderni. Tralsacerei anche il fatto che buona parte della letteratura attuale riguardo ai vampiri non è certo letteratura horror quale dovrebbe essere, ma più orientata verso l'urban fantasy e l'idea romantica dell'amore tra vampiro e umano. In fondo non è così difficile comprendere il fascino che certe creature hanno. Immortali, potenti e quasi sempre bellissimi - altro che Dracula di Stoker o i vampiri di Le Notti di Salem - promettono quello cui oggi si sembra desiderare sopra a tutto. Gioventù eterna, poteri soprannaturali, successo, fascino.
E veniamo a ciò che amo io dei vampiri, io che li amo da ben prima di Twilight e che ho rabbrividito leggendo Carmilla, piuttosto che i romanzi di Anne Rice o di King, o di McCammon.
Per prima cosa sono irreali. Per me che non amo il mondo in cui mi tocca vivere poter leggere storie di qualcosa che non esiste e non è nemmeno verosimile o prossimamente possibile è altamente liberatorio. Tutta finzione, come il fantasy vero e proprio di Tolkien o di Martin. Mi diverte. Mi porta altrove.
Poi mettono alla prova il mio lato fifone. Da sempre mi lancio in test, con la mia spiccata fantasia vedo muoversi mostri nell'ombra - ma poi esco col cane all'una di notte - e mi piace l'idea di averne paura.
Mi piace il paradosso del vampiro morto ma eternamente vivo, in cerca di un nutrimento che può ottenere solo da chi è davvero in vita. Mi guardo attorno e non mi sembra difficile vedere gente non particolarmente viva  che succhia energia a chiunque ne abbia. Certe volte mi sento talmente morta dentro che mi ci posso immedesimare in un vampiro. In cerca di emozioni più grandi, di qualcosa che mi salvi "da tutta questa morte" per citare la Mina di Stoker nel film di Coppola.
Poi ci sono libri e libri. Romanzi più horror, romanzi più politici ( e se andiamo a vedere anche tutta la filmografia di Romero e i suoi zombie ha valenza politica mica male), romanzi più ironici e romanzi romantici.
Che a ben vedere bisogna anche essere malati di mente per desiderare di diventare un vampiro per amore di uno che è morto da mò e che se non beve sangue si secca o mummifica, polverizza. Insomma, va bene che un po' mummie lo si diventa con l'età, ma la vita normale ha dei limiti a certe sventure...
Come mai poi si paragoni un vampiro a un eroe lo lascio in sospeso. Capisco che qualcuno si stupisca del successo dei nostri amati non morti (ora più che successo è moda, ma va bene), però il mettere sullo stesso piano una letteratura epica o che comunque parli di eroi e delle figure di fantasia come i vampiri lo trovo una forzatura non indifferente. Ai posteri...

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