17.5.07

Utero e dintorni

Ovviamente non mi ricordo molto di quel periodo.
So che eravamo a New York, so che mia madre mangiava limoni e pizza e che non sopportava la vista della carne. So che con mio padre non andava per niente bene, so che non era felice e forse non lo ero nemmeno io.
So che scalciavo ogni volta che mia madre saliva in auto, che lei ha sempre saputo che ero una femmina, che per qualche tempo ha pensato che il mio arrivo avrebbe cambiato le cose. Ma non è riuscita ad amare mio padre abbastanza per riuscire a vivere con lui. Era certamente difficile farlo.
Ho le sue foto: una donna bellissima con lo sguardo perso nei sogni che non ha potuto vedere realizzati. Ha riversato su di me tutto l’amore che poteva avere, alle volte fin troppo, e ancora lo fa.
Il parto è stato lungo e difficile, mi hanno detto. Mamma ha cominciato a stare male la sera prima ed è andata in clinica, ma non c’era il medico, quindi è rimasta lì in compagnia di sua suocera.
Io mi sono decisa ad uscire alle sei del mattino. Credo, più che altro, che mi abbiano convinta o costretta a farlo, perchè mi ero puntellata per bene e avevo anche minacciato di suicidarmi col cordone ombelicale, ma mi hanno salvata... accidenti a loro. Sono uscita grigia e rassegnata. Il mio faccino, immortalato per l’occasione, sembra più mostrare un’espressione da cartone animato... una di quelle facce di chi non ha ben capito lo scherzo che gli han fatto, ma si rassegna a vedere gli altri ridere.
Non ricordo nemmeno i primi anni, quelli in cui vivevo con entrambi i miei genitori in collina, nel loro alloggio a Revigliasco. Ho delle foto. Ogni volta che le guardo inorridisco al pensiero di aver indossato vestiti con quei colori e con quel taglio così tipicamente anni ’60.
Ero biondissima, da piccola, quasi bianca. Un facciotto pieno inizialmente solo perplesso, poi sempre più smunto e più deluso che altro.
C’è una foto in cui ho un foulard in testa e i capelli biondi che escono da sotto. Col mio facciotto pieno sembro una contadina russa, mi trovo buffa e allo stesso tempo meravigliosa.
Ma quasi mai sorridente. Come se fosse una cosa che ancora non avevo imparato. Sono stata una bambina seria, in quei tempi...

Poi, per fortuna, sono cresciuta.

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