9.4.15

L'analisi illogica del testo 8 - Il mostro dagli occhi verdi

Da qualche tempo mi tornano in mente due figure che per me sono state istruttive: Carmen e Otello. Perché una parte di me è vittima del mostro dagli occhi verdi di cui parla Shakespeare e una ha imparato a fare distinzioni. Forse una terza parte sa che è meglio non giocare con i sentimenti.
Gli esempi letterari non sono positivi, ma ci sono diversi aspetti da considerare prima di arrivare a certi estremi.

Primo: è vero. La gelosia è raccontata da Shakespeare in modo preciso. Come una malattia, comincia a insinuarsi nei pensieri e da quel momento qualsiasi segno sarà un segno nefasto. Un sorriso, un ritardo, un messaggio che non arriva, qualsiasi scusa, il telefono occupato, un piccolo cambio di abitudini.
Se è vero che in amore la fiducia è fondamentale, una volta contaminata da qualsiasi minima prova di un possibile tradimento (perché poi non c'è bisogno di esserne certi), per il geloso sarà impossibile ristabilire un equilibrio. Diventa un'ossessione. E a suo modo uccide.
"Dubitare una sola volta equivale ad avere deciso. - dice Otello - Se ho poi il dubbio, voglio la prova. E se c'è la prova non rimane che dire subito addio all'amore, e alla gelosia."
(Atto III, Scena III)
Consuma dentro. Distrugge ogni cosa e non c'è modo di scappare. Mai più.
Una volta che il tarlo c'è, non si scappa. Non c'è bisogno di un motivo. Ogni cosa viene sconvolta dallo sguardo del mostro.
"Non si è gelosi per un motivo. - Afferma Emilia, moglie di Iago - Si è gelosi perché si è gelosi." (Atto III, Scena IV)
Secondo: non si tratta sempre di "possesso". Può esserlo, in parte. Se si pensa all'oggetto dell'amore come a un oggetto, appunto, è facile che il vedercelo scappare di mano sia più o meno come se ci rubassero un giocattolo. Questione di insicurezza per qualcuno, di territorio per qualcun altro. Certo se si è insicuri il tormento è maggiore, mentre per la faccenda del "territorio" basta mostrare i muscoli e si sistema tutto. Insomma, se qualcuno prova a toccare le mie Barbie io estraggo il lanciafiamme e tutto si sistema. Se una ragazzetta si avvicina al mio fidanzato la incontro fuori dalla birreria e le dò una regolata. Già visto, quando un giovane disturbato mi faceva sentire sempre in competizione col mondo.
Solo che l'amore non è competizione e usare il lanciafiamme non ti fa stare meglio. Almeno non me.
Questo l'ho imparato. Non c'è possesso che tenga. O ti si ama o non ti si ama. O ti si ama in modo diverso, e allora competere non ha senso. Una volta riconosciuto il proprio valore si può ammettere di non essere amati abbastanza, o di non suscitare desiderio, o di essere comunque una persona diversa da qualsiasi altra. Non si può far correre un cavallo con un levriero. Ognuno ha il suo posto, e se qualcuno prova a farti competere questo non l'ha capito a fondo.
Gelosia e possesso, ovvero la tragica fine di Desdemona e di Carmen. La prima uccisa dall'ossessione di Otello e la seconda dalla smania di possesso di un militare, Jose, che non può dividerla con un altro.
"Difendetevi dalla gelosia, mio signore! - Afferma infido Iago - è un mostro dagli occhi verdi, che odia il cibo di cui si pasce. Felice il cornuto che, conscio della propria sorte, non ama colei che lo tradisce! Che vita d'inferno invece per chi ama e dubita, sospetta, e nel contempo adora." (Atto III, Scena III)
Mentre nel caso di Otello non esiste un contendente reale, in quello di Carmen è l'esistenza di un triangolo amoroso a scatenare la follia. Sempre di follia si tratta, certo. Il femminicidio non è cosa nuova.

Terzo e ultimo: Una delle impressioni che ho avuto, leggendo qua e là, è che la gelosia in senso stretto sia più una prerogativa femminile - noi, sempre attente ai dettagli che potrebbero darci ragione - mentre il possesso sia più una caratteristica maschile. Tanto è vero che una delle tattiche femminili per "incastrare" un possibile partner è sempre stata quella di farlo ingelosire, cosa che spesso nelle donne ha un effetto contrario. Poi magari sto generalizzando. Sicuramente lo sto facendo.
Io sono come Otello, però. Di gelosia soffro, mi consumo e uccido l'amore. Per poi morire io. E rinascere.
Rinascere sempre.
Più grandi, più forti. Come ogni volta che un virus ci assale. La febbre si alza, si delira per un poco e poi...

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1 commento:

Giuseppe Iozzia ha detto...

Sempre bello leggerti