13.4.15

Una recensione per me...

Elena G. Santoro, scrittrice Torinese come me, ha scritto e pubblicato sulla piattaforma Bitbot questa sua recensione del mio "Gli attimi in cui Dio è musica".

Ho letto questo libro con curiosità perché ambientato nei luoghi che conosco meglio, Torino e la sua provincia, e in un tempo che ricordo altrettanto bene, nei mitici anni Ottanta in cui io ero bambina. La protagonista del romanzo, che non ha un nome, è un’adolescente che aiuta la madre in un negozio di alimentari e che spende tutto il suo tempo libero ballando. Frequenta una scuola, ma oltre a ciò coglie tutte le occasioni per ballare e cercare di guadagnare anche qualcosa, poiché l’attività della madre versa in pessime acque. Ma la crisi del lavoro materno (argomento peraltro molto attuale) rimane sullo sfondo della narrazione. Il più è incentrato sulla danza, anzi, sul continuo movimento che compie questa ragazza la quale, intorno all’età di vent’anni, non sente mai la stanchezza e non ha mai necessità di dormire, ma solo di saltellare, di agitarsi e di piroettare mentre va a prendere il treno con gli amici, mentre prova i passi, mentre si esibisce nei locali. Dunque, un’oscillazione perenne, tra Torino centro, dov’è situata la scuola di danza, e tra il paese dove abita lei; uno spostarsi, individualmente o intruppati, verso la casa di un’amica o verso una discoteca, possibilmente a ritmo di musica. Alla fine, mi ci sono ritrovata: e nell’ambientazione fisica della vicenda (il paese collegato da un treno e poi da un pullman che non passa mai, esattamente come il comune in cui abito io e che fino a venticinque anni fa non aveva il pullman di linea), e nell’impossibilità di stare ferma a quell’età (io che non ballavo, ma attendevo il mio pullman di ritorno dalla ginnastica artistica). Il libro, ben scritto, molto scorrevole, non si pone l’obiettivo di dimostrare qualcosa, ma solo di rappresentare gli spaccati di vita di una giovane all’inseguimento del suo sogno in un’epoca in cui i sogni valevano ancora qualcosa. L’amore della protagonista per la danza è talmente rilevante che tutto il resto passa in secondo piano. Più importante degli improbabili fidanzati di cui la ragazza si circonda; più importante, e questo mi ha impressionato, persino delle possibili invidie verso le colleghe. Addirittura la prima ballerina è guardata con totale ammirazione, senza sentimenti di rivalità. Alla nostra protagonista non interessa la competizione (o meglio, le interessa quel tanto che basta per essere selezionata), non importa essere la numero uno, non vuole schiacciare gli altri. Ciò che conta per lei è poter fare ciò che ama, è sentirsi in armonia con se stessa nonostante tutti i problemi contingenti, è trovare un angolo nel mondo in cui le sia consentito di continuare a ballare.

La ringrazio per aver avuto tempo di leggere e anche la voglia di parlare del mio libricino. 

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