26.3.11

Il futuro è un tempo imperfetto

Capita a volte che io pensi a quanto tempo ho sprecato pensando a un futuro che non è mai diventato quello che speravo che fosse. Piani, progetti, sogni, lavoro, lotta contro tutto e tutti perché io ci credevo, volevo crederci. Dovevo.
Quanto tempo ho passato a pormi domande, a preoccuparmi, a cercare di studiare minuto per minuto un futuro che non ho avuto? Troppo.
E me ne rendo conto ora più che mai. Ora che non ho tempo per il futuro perché non ho nemmeno il tempo che mi servirebbe per il presente. Non mi basta per quello che già ho voglia di fare, per quello che ho iniziato, per quello che lotto ogni giorno per continuare. Scrivere, dipingere, lavorare, occuparmi di casa, famiglia, animali, leggere, vedere film e telefilm, fare una passeggiata, vedere gli amici, dare un po' di spazio a ciascuno...
Come potrei perdere tempo occupandomi di qualcosa che non esiste ancora?
Come potrei mettermi a pianificare un tempo che non so?
Ha senso pianificare qualcosa quando già so che niente è davvero pianificabile? Devo pensare ora alla vecchiaia per poi trovarmi vecchia senza aver concluso cose che potevo fare solo adesso?
 Non voglio usare il mio tempo in questo modo. Del futuro non me ne frega niente, io voglio occuparmi del presente. Del sole che c'è oggi, del libro che sto cominciando a leggere, della passeggiata che farò per vedere vetrine e capire se c'è qualcosa che voglio indossare ora.
Ora, non tra un mese o un anno. Ora, non quando sarò magra, alta e con i capelli ricci. Ora, non quando avrò pubblicato un libro in più.
Il futuro vale quanto il passato per me che vorrei avere più presenti paralleli. Vivere ora più vite possibile, amare di più, sentire di più.
Senza altre prospettive.

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