18.12.08

Usanze natalizie che non uso

Come moltissime altre persone trovo che questo periodo di festa sia deprimente. Non per il freddo e le giornate corte, non perché segretamente depressa, ma perché trovo il Natale estremamente stancante. In generale.
Anche da piccola, eccezion fatta per i primi anni, la festa non ha riscosso un grande entusiasmo. Sono figlia di separati e da sempre Natale significa doppia festa. Cioè la vigilia con mamma e famiglia di mamma, il 25 con papà e tutto il mondo intorno alla famiglia.
Se da una parte il nucleo era ristretto e accogliente, persone con cui vivevo a stretto contatto ogni giorno tutto l'anno; dall'altra era il caos. Nonni, zii, cugini, zii dei nonni, nonni acquisiti, nipoti dei nonni acquisiti, un clan al completo. Di cui per tutto l'anno non avevo notizie, tranne di qualcuno.
Lungi dal credere a Babbo Natale, sapevo bene dove trovare i miei regali anche quando mi dicevano che non era il momento. L'unico regalo che mi ha meravigliata è stato un peluche enorme, un leone, che ho trovato sotto l'albero quando nemmeno facevo le elementari. Ovviamente era l'albero a casa della nonna materna, nel salotto col bovindo di via Collegno. Il salotto col lampadario a gocce, col televisore in bianco e nero enorme in un angolo. Casa mia.
Poi altri natali in collina, guardando la neve scendere da dietro ai vetri. Tutto nella calma e con musica classica di sottofondo, la tovaglia ricamata e i piatti belli. E i miei nonni.
Il pranzo di Natale del ramo paterno raccoglieva persone a decine, tavolo dei grandi e tavolo dei bambini, portate su portate, rumore, conversazioni fatte a volte ad alta voce, altre volte mascherando l'argomento dietro a una lingua straniera. Il disagio di dover ricordare ogni anno chi io fossi ai parenti dei parenti. Le lettere a Babbo Natale (dicesi liste dei desideri) mai rispettate. Chiedi una cosa e arriva automaticamente un'altra. Che non ti interessa, che non volevi e che abbandonerai entro 10 minuti dall'arrivo a casa. Il disagio di stare a tavola con coetanei, mai piaciuti. Mondi diversi che non potevano coesistere nemmeno allora.
Una festa lunga, senza magia, senza il calore che avrei voluto da loro. Il regalo, il dono, tutto perfetto, ma non soddisfacente. Io ero avida di altre cose. E le canzoncine cantate a forza con il cugino che suonava l'organo Bontempi (quello arancione, sì), giusto per far vedere che bella vocina avevo e quanto era bravo il cugino a suonare.
Il Natale col menu ricco, quello stupefacente, quello che viene servito con tutti i crismi come in un buon ristorante. Etichetta rispettata e bon ton assicurato. E nessuna voglia di festeggiare.
Anzi.
Proprio a Natale mi saliva quella rabbia sorda, ma manco tanto sorda, e la cattiveria, e la voglia di esplodere e prendere tutti a parolacce. Niente vestitini carini, niente sorrisi, niente regali. Niente auguri, solo veleno in libera uscita. E liberazione.
Invece fingevo, da brava bambina. Sorrisi, baci, auguri e frasi di circostanza. Finché non sono stata abbastanza grande, quando ho smesso di andare alla farsa.
Da una parte le cose sono cambiate. Non c'è più il clan, non c'è l'obbligo. Vigilia con mamma e sorella, Natale con papà e famiglia. Un tavolo accogliente, caldo. C'è la famiglia. In entrambe le occasioni.
Dall'altra Natale è lo stress delle luci due mesi prima, degli acquisti obbligati, della gente impazzita che riempie i negozi anche quando non ha soldi. Quelli che fanno andare le carte di credito come se non pagassero loro. Quelli che devono essere buoni.
Io ho deciso che no. Che faccio in un altro modo.
Evitando gli eccessi, le spese assurde per i regali; salmone, caviale e champagne in tavola; quei piatti cui non si può rinunciare (come le lenticchie a capodanno...); l'albero, il presepe, le lucine e tutti sti Babbi appesi ai balconi brutti come impiccati. Insomma, se il Natale ha un senso - io non sono credente quindi non avrei nemmeno da festeggiare - non credo sia questo.
Quindi festeggio a modo mio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

oggi pomeriggio volevo regalarmi una tanica di benzina per dare fuoco a le gru per quanto era pieno!!! quanta ipocrisia..


causaedeffetto/daniele mosca

PaolaClara ha detto...

Come se i regali non si potessero fare in ogni momento, come se l'unica cosa importante fosse la facciata di allegria e di ricchezza. Ecco .
Dare fuoco alle Gru non servirebbe. Ci vuole un cambiamento di mentalità.