19.1.09

Una vita da copiona

Come molte altre professioni, quella della ballerina si basa sul copiare gli altri. Guardare movimenti apparentemente impossibili e riprodurli una e più volte, finché non sono nostri. Ci si appropria di passi, di atteggiamenti, di espressioni, di dettagli.
Si passa tempo allo specchio, più che in altre professioni, a controllare con un occhio se stessi e con l'altro chi ci sta vicino. Per vedere se si copia bene, per controllare se i tempi coincidono, se le gambe fanno lo stesso lavoro. Si impara a conoscere ogni dettaglio del proprio corpo, bello o brutto. Ci si conosce piano piano, copiando le cose e cercando di rifarle. Ogni persona che passa vicino è da scandagliare, allo stesso modo. Bisogna osservare tutto, copiare e imitare.
Così si guardano i film in tv, i videoclip musicali, le sequenze degli show televisivi e si immagazzinano i movimenti, si valutano i costumi, la musica. Si impara continuamente.
Credo che danzare significhi in un certo senso fare un percorso spirituale. Se non ci si appropria del proprio corpo, se non se ne conosce ogni muscolo, se non si capisce quale stato d'animo occorre per avere questo o quel risultato, se non si lavora costantemente per modificare i propri difetti, per utilizzarli al meglio... non si ottiene nulla.
Danzare rende più sicuri di sè, in certi casi. Non ci si vergogna del proprio essere difettosi (a meno che uno non sia già un pochino disturbato), magari ci si arrabbia per gli errori. Si impara a non temere la propria e altrui nudità, a non considerare oggetti sessuali i corpi perfetti con cui si entra in contatto ogni giorno. A usare il proprio corpo senza malizia, a toccare le persone senza "doppi sensi". Si manifesta la gioia, il dolore, il tormento e tutto quello che si prova attraverso il proprio corpo.
Si scherza molto. Ci si prende in giro in continuazione. Ci si danno nomignoli, ci si racconta un po' di tutto restando in mutande dopo le lezioni, prima della doccia o dopo. Tutti i particolari delle vite di chiunque ti entrano nelle orecchie, anche quelli che non vorresti sentire.
Gli incontri fatti negli spogliatoi possono essere illuminanti. Sapere che si può sbagliare, che qualcuno già lavora là fuori, che ci sono cose che non cambiano mai, che alcune persone non sono quello che sembrano.
Io ancora ricordo Baldo, il pastore tedesco di una giovane Antonella Elia, ancora castana e attrice di pubblicità molto note. Ricordo la dolcezza dei suoi racconti e la calma assoluta del suo cane che l'aspettava nell'atrio. Ricordo una persona diversa da quello che sembra ora.
Ricordo una spogliarellista, una accompagnatrice, persone che lavoravano al mercato ogni mattina per pagarsi le lezioni ogni pomeriggio. Persone che ce l'hanno fatta, per un po'. Chi in tv, chi in teatro. Altre che si sono accontentate e si sono fermate a un passo dal sogno. Ma che in fondo sognano ancora, e sogneranno sempre.
Mara mi ha detto che la danza è una droga, non si riesce a farne a meno. Ed è vero. Una volta che ti entra nelle ossa non riesci a pensare ad altro per più di qualche minuto. Ogni specchio invita allo sguardo, al controllo del movimento. Ogni persona diventa l'oggetto da copiare, da osservare. Ogni nota porta a una coreografia e a dei costumi adatti.
Forse la mia attenzione ai particolari, la mia memoria fotografica e uditiva sono derivati dal continuo memorizzare e riprodurre passi; forse invece erano già mie caratteristiche e mi sono servite per imparare meglio il mio lavoro. So che ho sognato una vita da copiona e che in un certo modo ancora la sogno, ancora la vivo...

9 commenti:

Anonimo ha detto...

è bello quello che scrivi.
io non ho avuto finora nulla che mi sia entrato così nelle ossa.
deve essere così diverso farsi pervadere così profondamente da una passione.
gmai

PaolaClara ha detto...

Gmai , sarà che sono un leone e che mi infiammo facilmente, ma per me una vita senza passione non ha senso. Forse è per questo che ho rischiato molto, ho perso molto. Perché in fondo tutto ciò che ho dato l'ho riavuto, anche quando mi è tornato indietro il brutto di me...

Anonimo ha detto...

Ci sono passioni che rendono liberi..e sono quelle per cui si dovrebbe avere la forza di lottare..

PaolaClara ha detto...

Daniele , secondo me tutte le passioni rendono liberi, altrimenti sono qualcosa di diverso, ciò che ti imprigiona è malsano.

Anonimo ha detto...

nei rapporti umani o per le cause sociali anche io sono decisamente pasionaria...
però io intendevo la passione per uno sport, una disciplina o una causa che ti prende l'anima al punto da farti rinunciare a tante altre cose...
io non ho mai perseguito così intensamente un cammino. mi faccio prendere dalla curiosità degli altri sentieri al punto da non avere più voglia di tornare indietro...
gmai

PaolaClara ha detto...

Gmai , a me è successo solo con la danza. Niente altro al mondo è stato capace di travolgermi a quel modo. Le relazioni vengono ben dopo, in quanto a intensità. Le cause sociali, io le trovo cause perse perlopiù.

Anonimo ha detto...

Anche io ho avuto la passione per la danza... quando ero una ragazzina. Poi purtroppo ho abbandonato, e dico purtroppo perchè ora che sono cresciuta, ripenso a quel periodo di grande passione con un filo nostalgia. La passione per qualcosa (sia essa uno sport, un'arte, una causa) ti prende tutto ma ti da' anche tutto... Ti riempie la vita di qualcosa di non banale: non è come passare il tempo libero attaccati alla tele o ai video giochi... E' tutta un'altra musica!

PaolaClara ha detto...

Hai ragione Lilli, si riceve anche moltissimo...

Anonimo ha detto...

ecco.
quello che volevo dire.
io a parte il genere umano non nutro sentimenti di questo tipo.
quanto alle cause perse, bèh, quelle sono una mia specialità nonostante tutto!
sono loro che hanno scelto me, forse!
:)
gmai