17.3.08

Recidiva

Ebbene si, sono davvero recidiva ed un po' fissata coi mezzi pubblici. D'altronde, usando solo quelli certo non posso lamentarmi di quanto spendo di benzina...
Sono tornata recentemente dalla mia amica, prendendo gli stessi treni della volta precedente ma sincerandomi di non aver bisogno della toilette (o ritirata che dir si voglia).

Solo un cappuccio al bar della stazione, visto che non avevo fatto colazione e che nel percorso mi ero procurata solo la merenda, un bel saccottino al cioccolato della mia panettiera. Anche al bar, alle 8 del mattino, non c'era molta gente sveglia. Il barista si è fatto ripetere almeno 3 volte l'ordinazione mia e del mio vicino di bancone (che poi un cappuccio ed un caffè macchiato non sono così complicati da ricordare), chiedendo ancora conferma con un "cappuccio macchiato?". Fortuna che la collega lo conosceva e lo ha capito, perchè mi stava già partendo la battutaccia sagace, specialità di mio padre, che ho decisamente ereditato. Cappuccio orribile per me che sono abituata a quello di Mauro e Cristina, la mia colazione preferita.
Una rapida occhiata al tabellone delle partenze per trovare il binario, passaggio all'obliteratrice e mi avvio. Passi lenti, tanto ho tempo.
Inizialmente, camminando lungo il binario per raggiungere il vagone di prima classe (lo so, lo so, se sceglievo la seconda era lo stesso, ma avevo voglia di tirarmela un po'), ho guardato con profondo sconforto l'aspetto esteriore del mio treno. Brutto, grigio e scrostato.

Trovo il mio vagone e mi approprio di un sedile singolo, appoggiando la torta preparata per i miei amici sul sedile di fronte onde evitare altri passeggeri che dormono sbavando.
Aspettando di partire faccio scorrere il tempo guardando fuori.
Dopo poco mi sembra di vivere uno di quei sogni talmente vividi da sembrare veri. Una scena surreale, quasi come un film di David Lynch. Un uomo guidava un carrello dei bagagli. L'unico traino del carrello era occupato da una sedia da ufficio in metallo e pelle marrone, sbrindellata. L'uomo alla guida sembrava indossare una lunga parrucca castana, coi capelli lisci e girati a phon come in un caschetto allungato. La scena mi fa sorridere, forse solo io noto queste cose.
Mi torna in mente il periodo in cui viaggiavo in treno ogni giorno, su treni simili a quello, divertendomi e sfruttando il tempo in mille modi diversi. Allora mi piaceva e, devo ammetterlo, mi piace anche ora. Forse è il mezzo che preferisco.
Rispetto alla volta precedente, il treno sembra più pulito. Così affronto le mie quattro ore di viaggio verso il mare osservando il paesaggio nel mattino che avanza. Lo scheletro di una fabbrica in disuso mi intristisce un po', ma la bellezza del paesaggio successivo mi fa dimenticare tutto. Arrivo puntuale e passo la mia giornata al mare.
Ed al ritorno...
Puntuale mi riappare il vagone con la scritta a pennarello. Sporchetto, ma non troppo. Eppure non ci sarebbe bisogno della scritta, c'è l'adesivo sui vetri.
I controllori sembrano anche loro personaggi fantastici. Uno ha l'aspetto del folletto, con le orecchie che spuntano da sotto al cappello e tra i capelli lunghi e boccoluti. Si muove sorridente ed è uno di quegli uomini cui non si riesce ad affibbiare un'età. Discute con una anziana signora che non ha ben chiaro su quale treno sia salita e dove stia andando...
Un altro collega sembra uscito dal film tratto da Stephen King, credo sia "I sonnambuli". Film brutto di cui ricordo il trucco dei protagonisti, simili a gattoni umanizzati senza pelo. Altra cosa che mi viene in mente è "aveva un solco lungo il viso, come una specie di sorriso", solo che i solchi sono tanti... Insomma non una visione.
Anche questo viaggio si svolge tranquillo, anche se invece di leggere ho canticchiato insieme al mio lettore muovendomi anche come una indemoniata, come ai bei vecchi tempi.
Puntuale 2 volte su 2, e poi ci si lamenta sempre delle ferrovie...
Ehehehe!!!

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