4.3.08

E io che volevo Roger...

La recente partecipazione dei Duran Duran, molto invecchiati ma almeno più capaci, allo show di Sanremo, ha scatenato nella mente bacata di molti ( o sarebbe meglio partire con un molte direttamente) la caccia ai ricordi.
Io, che di solito a ricordare purtroppo non faccio alcuna fatica, sono scesa in archivio ed ho recuperato i file che non avevo mai messo via del tutto. Nessun ricordo dei miei merita di essere archiviato davvero. Li spolvero regolarmente, più di quanto mi soffermi a spolverare le librerie di casa. Quindi, sigh, ricordo benissimo il putiferio che si era scatenato negli antichi anni '80 solo al pensiero dei nemmeno troppo giovani inglesi in Italia.
Nella mia supponenza non ho nemmeno mai immaginato di andare a Sanremo per poterli vedere. Non erano il mio gruppo preferito e, se ci penso, son cose che non ho fatto nemmeno per i miei amati Depeche Mode.
Non sono mai stata il tipo che scappa per poter fare una foto col suo idolo. Forse non ho mai avuto idoli. Le foto le preferivo con gli animali dello zoo o del circo.
In ogni caso negli '80 ero giovane e soggetta al fascino dei musicisti. Questo non è molto cambiato. Per poter comunicare con le mie coetanee, cosa che mi riusciva difficile, dovevo cercare un sistema valido. I gruppi musicali erano un buon sistema, anche perchè io ho sempre amato la musica. Ero sempre informata, superactual (cito il 5° elemento).
Sono sempre stata bizzarra e non me ne cruccio.
Ogni amica, o pseudo tale, aveva un Duran preferito. Certo, nell'ansia di crearsi una identità femminile degna di nota, ognuna cercava il figo più figo.
Di solito il cantante è quello che va via come il pane. Infatti, Simon LeBon era il favorito, insieme a John Taylor (il tipico bassista alto). Entrambi soggetti a strane variazioni di peso nel corso di quegli anni ed entrambi molto visibili nel gruppo. Seguiva il truccatissimo Nick Rhodes, che non aveva l'aspetto del classico macho. Il chitarrista Andy Taylor non era una gran bellezza e di solito non lo voleva nessuno.
Il mio era l'invisibile Roger Taylor, il batterista timido e nascosto. Quello che non parlava mai, quello che non cercava spazio, quello che stava lì a fare il suo lavoro e non cazzegiava, sorrideva e basta.
Quello di cui non parlava nessuno.
Era ovvio che avrei scelto lui, ora lo so. Forse non era il più bello. Era carino e poco appariscente. Nascosto, appunto. Le persone come lui di solito sono le più interessanti, quelle che ti diverti a capire, a conoscere. Quelle che non ti si mostrano subito, ma che aspettano un cenno di interesse, che non vogliono catturare la tua attenzione a tutti i costi. Che non vogliono portarti ad adorarli totalmente. Quelle che ti conquistano piano. Che si lasciano conquistare.
Le persone che non ti gridano chiassosamente in faccia la loro bravura. Quelle che impari ad amare nonostante l'apparente anonimità. Quindi quelle che di solito non vede nessuno, quelle di cui ti accorgi solo quando tutti gli altri stanno zitti un istante, che con una sola frase sanno aprirti universi paralleli in cui desideri perderti.
La vita reale è stata diversa. Le scelte non sempre mi hanno portata ad un Roger Taylor, ma il rivederli dopo tutto questo tempo mi ha fatto pensare. A come ero, a come sono stata, quanto sono cambiata e quanto no. Mi piace pensare che qualcosa di ciò che ero sia rimasto con me negli anni. Forse c'è più di un qualcosa.
Certo, se avessi mai scritto un libro intitolandolo "Sposerò Roger Taylor", probabilmente nessuno avrebbe capito a chi mi riferivo. Forse sarebbe stato il mio successo, tutti si sarebbero chiesti: Roger chi?
Milioni di copie, più del vero "Sposerò Simon LeBon". Quasi un giallo, un romanzo misterioso.
Ma non ho scritto quel libro, non sono scappata di casa per inseguire il mio batterista preferito, non ho pianto strappandomi i capelli sotto alla finestra del loro albergo.
E non mi dispiace.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

anche a me piace roger, se lo vedi da vicino e' una persona come tante..magari molto più fotunao di molti. pero' è sposato e ha ben tre figli, e poi vive in un altra dimensione di vita

PaolaClara ha detto...

Era un amore di gioventù, ed era già sposato allora. Però da persona normale e meno visibile mi sembrava più apprezzabile degli altri, esagerati come delle star devono essere. Una stima profonda più che un desiderio fisico...