4.1.08

Why?

Tu che ne sai?
Non hai idea di che cosa sia stata la mia vita. Eppure mi guardi e mi parli come se mi conoscessi.
Il sale che si è asciugato sul mio viso, il buio che ha coccolato i miei sogni di sangue. Le cose che sapevo e che ho ignorato. Quanto ho amato chi ha deciso di morire e quanto non ho saputo amare chi amavo nel modo e nel momento giusto. La mia paura, la mia voglia di fuggire.
Sono cose che non so dire e che sento nuotare nel mio sangue ogni giorno, sempre presenti nel mio cuore. I miei parassiti sono le cose che mi mancano, quelle che non ho saputo guadagnarmi, meritarmi, concedermi.
I giudizi che io stessa mi sono data, senza darmi tregua. Mentre cercavo di sopravvivere.
Ho visto sparire il mondo intorno a me, mille volte. Non mi spaventa sapere che non esiste.
Sono una pazza, credo nella vita e nella vita soltanto anche dopo i suoi regali.
Quanto ho desiderato fare cose che non ho fatto, quante cose sono stata costretta a fare senza volerle. Quanta violenza nelle persone che ho avuto accanto nel cercare di distruggermi.
Tutti questi anni a guardarmi e non sai chi sono. Ed io che cambio, che mi ricostruisco, che sogno ancora nonostante tutto. Che lotto senza forze per fare che una piccola parte di me venga fuori.
Le volte che ho accarezzato la nera morte con offerte che non ha accettato, senza mai davvero lasciare che si spegnesse la scintilla che mi teneva in vita.
La speranza che prima o poi qualcuno avrebbe saputo leggermi dentro e non morire. Che qualcuno avrebbe scoperto chi sono e riso con me della stupidità delle aspettative umane.
Invece, pieni di parole, tutti si sono immaginati me.
La carne non è mia. Una prigione.
Quante e quali parole hanno usato per schiacciarmi, umiliarmi, distruggermi. Ed io che ho lasciato che uccidessero ogni volta una parte di me. Fino a restare una briciola di quello che ero, una parte infinitesimale e insulsa.
Non sai chi mi ha ferita e quanto, non sai che chi non voleva farlo l'ha spesso fatto più di chi si è accanito, non sai che il bianco della pelle è un'unica cicatrice che mi ricopre.
Che ricopre quel che resta di me e che non mostra quel che sono.

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