12.6.16

Speciale Sette Stanze - parte 2

Speravate che me ne fossi dimenticata, vero? Invece no. Insisto.

Siccome sono contenta per l'arrivo del cartaceo, non posso non ricordare quando la pubblicazione non era nemmeno prevista. Perché in un "ambiente" in cui le attese sono infinite - e ti permettono di scrivere e scrivere romanzi tra una pubblicazione e l'altra - a volte ti tornano in mente le risposte e le soddisfazioni che ti arrivano da ogni lavoro.

Ormai lo sapete, in "Sette stanze" c'è un tizio che vomita e c'è una giovane cameriera. Si tratta di un romanzo sentimentale e introspettivo, si tratta di una vita da ricostruire, come una casa, una stanza per volta.

Qui di seguito gli ultimi otto giudizi ricevuti per le prime 24 pagine di "Sette stanze" nell'edizione 2014 di IoScrittore...




Giudizio n°8 - Voto 7

Il personaggio principale mi ha colpito molto. Anton è un protagonista forte, a tratti anche cinico e burbero ma, si puo' leggermente intravedere in queste poche pagine, una sfumatura dolce e sensibile. Dietro ad un uomo tutto ad un pezzo, vi si nasconde un' anima fragile dal passato complicato e difficile. Questa storia pecca forse di originalità, considerato che, spesso veniamo a conoscenza di persone che, dopo un passato triste o complicato e oscuro, provano a migliorarsi e a pentirsi. Anton a parere mio, cambierà sicuramente, dopo aver svelato tutti i suoi scheletri nell'armadio, grazie all'amore che scoprirà avere per la ragazza che incontrerà. Ti consiglierei, considerato che, prende molto e coinvolge abbastanza, di rivedere la sinossi. E' a tratti, un pò ripetitiva: sottolinei tanto il lato oscuro del passato di Anton. Rivedilo e sistemalo per bene.

Certe volte mi spiazza l'essere giudicata da aspiranti scrittori con un italiano "creativo". Perché poi di questi voti c'è chi tiene conto e non controlla che a giudicare un mio scritto, anche dal punto di vista grammaticale, ci sia qualcuno che non si esprime granché bene. Comunque: devo riscrivere la sinossi (che non ho conservato) il romanzo non si sa. Poco originale, ma considero che ne ha lette solo ventiquattro pagine e non sa il come...


Giudizio n° 9 - Voto 7

Buona impostazione del racconto: coinvolgente. L'incipit termina lasciando nel lettore la gustosa curiosità di come possa evolvere il romanzo. Il protagonista "Anton Eastman" ,scimmiottato dal personaggio "Edward Lewis" interpretato da Richard Gere nel film "Pretty Woman", cinico e spietato uomo d'affari della City londinese, rientra in quel classico che tanto piace al pubblico femminile del bello ,ricco e potente che nell'immaginario collettivo ha tutto; invece nel bel Anton qualcosa di grosso viene a turbarlo fino al punto di distruggere perfino la sua stessa esistenza....... Scorrevole lo stile dello scritto, semplice di facile apprendimento. Buon uso del virgolettato e grammaticamente corretto. Trovo ripetitivo gli "era" e gli "aveva". La frase: odorato di profumo di bucato aleggiava per casa, la trovo in contraddizione nella descrizione fatta della stessa come luogo chiuso, buio, polveroso, inabitato; poi riferito alla governante Maria nella frase: ne aveva fatte negli anni, credo sia da intendere: ne aveva viste negli anni. Avrei, infine, dato un nome alla città di mare dove si svolgono i fatti, forse l'autore lo mette nel proseguio del romanzo. 

A parte la difficile scimmiottatura da parte di Richard Gere (visto come "sta scritto" nel commento), il piacere dell'essere di facile apprendimento pur essendo pieno di verbi è inenarrabile. Al di là di tutto, la casa è disabitata e una persona passa due volte a settimana più per abitudine che per fare pulizia, cosa che comunque fa come chiunque abbia a cuore un luogo. Qualche volta si lavano i teli che coprono i mobili, qualche volta si tolgono le ragnatele. La signora Maria è lì da quando Anton era piccolo... E, nella frase "ne aveva fatte, negli anni" il soggetto era "telefonate", sottinteso lì, ma scritto bello evidente nella frase precedente. A volte basta leggere. Sì, la città non era essenziale, non all'inizio. Infatti la si scopre dopo e continua a non essere fondamentale.


Giudizio n° 10 - Voto 6,33

Anton non mi cattura piuttosto m'infastidisce!! E' un personaggio spento, forse ha qualcosa da nascondere. Scappa dal suo futuro ritrovando rifugio in un passato che aveva snobbato....Ma che dire...fai casini e scappi... oppure ti sei rotto i coglioni di vivere da riccone e sfruttare il mondo e adesso che lo hai fatto vuoi tornare nella vecchia casa di mamma.. .. Ma che personaggio è? Comunque arriva...qualcosa arriva e si comincia a delineare...anche perché se ne parlo in maniera infastidita significa che qualcosa è arrivato. C'è poca originalità nella storia.

Colpito. Anton non deve essere simpatico e non lo è. Nemmeno dopo è proprio il massimo. Non ho mai pensato che la storia in sé fosse originale. Lo sono in qualche modo i personaggi, la storia che c'è sotto e che nell'incipit non si può vedere. 


Giudizio n° 11 - Voto 4

Scritto sospeso - non compare mai il nome del luogo - e pervaso da imprecisioni - il protagonista entra in acqua al mattino e ne esce al tramonto (?) - che riconfermano continuamente la sensazione di inconsistenza. A questo si uniscono toni altisonanti ("Impotente, distrutto, solo") e melodrammatici (come nel paragone tra protagonista e bicchiere, "opachi e sopravvissuti"). In opposizione, un eccesso descrittivo e un uso abbondante di espressioni precostituite e immagini note, gettano trama e protagonista in rigidi cliché che collidono con le inesattezze che rendono lo scritto fluttuante (che lavoro fa il protagonista?). Nel complesso, è un lavoro ancora poco armonico. 

Aridaje con il nome del luogo. Ma se fosse New York, o Bali, o Tunisi? Cosa cambierebbe nel "sentire" del protagonista? Melodrammatico, altisonante, descrittivo. Sono colpevole. Ma non c'è un rigido cliché, in realtà. E il lavoro del protagonista si scopre nel resto del romanzo, come la città, come il suo oscuro segreto, come i segreti dei suoi genitori e della signora Maria... Per quel che riguarda poi il protagonista che entra in acqua al mattino e ne esce al tramonto, bastava leggere. In quel punto Anton si sveglia a casa di sua madre che il sole è già alto in cielo (ergo non è in spiaggia), percorre a piedi e senza fretta i dodici chilometri che lo separano dal mare (a passo regolare sarebbero 12x12,5 minuti a Km, quindi circa due ore e mezza), resta a lungo su un muretto a guardare il mare poi si immerge sperando di riuscire a lasciarsi andare quel tanto da annegare ma non ce la fa. Non è che va a divertirsi, è confuso, disperato e stanco. Quando si rende conto che non si lascerà morire in quel modo esce dall'acqua e il sole sta scendendo. Mi pare che, non essendo estate, si possa fare. Comunque ok.


Giudizio n° 12 - Voto 6,67

C'è un'aria molto tetra in questa storia, in fondo è l'aria che tira tutte le volte che ci ritroviamo a fare i conti con una coscienza che ha bisogno di rimettere a posto dei tasselli prima di tornare a brillare della luce di cui è fatta. Un uomo duro che inizia a far entrare luce dentro se stesso dalle crepe che proprio lui ha prodotto. Storie che hanno molto da comunicare, sia a chi ha già intrapreso un percorso di auto consapevolezza che a chi non se ne lascia sfiorare; le parole lette non possiamo dimenticarle, archiviarle si.

Un enorme boh? Almeno dal punto di vista letterario. Poi, per il resto, avrò comunicato qualcosa?


Giudizio n° 13 - Voto 6,33

La scrittura ha un buon ritmo e buoni spunti, tuttavia spesso fanno capolino alcuni luoghi comuni tanto nella descrizione dei personaggi quanto nello stile espositivo. 

Pulito, chiaro, corretto. Almeno utile a migliorare il romanzo.


Giudizio n° 14 - Voto 2,33

Che noia tutti questi personaggi che si svegliano una mattina, aprono la finestra, hanno un brivido di angoscia e fumando una sigaretta guardano al futuro immediato di una giornata che cambierà loro la vita! Tutti così adesso gli incipit? Già visto e già letto in almeno cinque incipit, questo testo ha anche lo svantaggio di non essere scritto in maniera coerente. Prima il flash sul protagonista (o personaggio principale) poi in cinque righe la storia passata (e infodump come se non ci fosse un domani). Quindi di nuovo il senso di smarrimento e infine la spiegazione di quando era iniziato il tutto (tutto? tutto cosa?) Il testo è scritto in maniera disorganica, come se l'autore volesse scrivere qualcosa ma non sapesse né bene cosa né, soprattutto, a quale aspetto di questa "cosa" dare maggiore importanza e coerenza. Dispiace molto ma testo negativo su tutta la linea. Si fatica in maniera incredibile ad arrivare alla terza pagina. 

Ok, qui non so da dove iniziare. Il protagonista - o personaggio principale che dir si voglia - non si sveglia una mattina e apre la finestra. Certo, una mattina si rende conto che l'ha fatta grossa (e non si sa cosa fino a ben più avanti) una volta di troppo e scappa. Senza prospettive e senza un minimo di amor proprio. Ma certo dopo aver letto ben cinque incipit diversi con lo stesso protagonista non si può andare oltre la terza pagina. Disorganico? Introspezione, il protagonista ha una vita a pezzi e non sa se farla finita o meno. Ovvio che un minimo di spiegazioni vanno date nell'immediato, credo. Altrimenti come la spieghi la disperazione? Non la spieghi? Poi come con la storia della città (come se i romanzi dovessero iniziare con "Torino, esterno giorno") se la spieghi è perché l'hai accennata, se non lo fai è perché non ne parli. E tutto, il tutto cosa, è iniziato almeno quaranta anni prima. Costruzione, distruzione e ricostruzione di un uomo. Ma certo non sta tutto nelle prime tre pagine che hai letto...


Giudizio n° 15 - Voto 6,67

Il linguaggio utilizzato è semplice, ma riesce lo stesso a tenere alta l'attenzione del lettore. Bisognerebbe ripulire l'incipit dalle ripetizioni (es. "mare grigio-azzurro" / il mare che "respira"), dai luoghi comuni e dalle frasi fatte (es. "...qualcosa gli si era rotto dentro" / "era scappato da Londra e dal lavoro in un lampo"), e incongruenze di fatti e immagini (la casa "polverosa e scura" cozza con quella della donna delle pulizie che la pulisce due volte a settimana e per di più senza che nessuno la sporchi visto che è disabitata!). Il malessere del personaggio principale si coglie tutto ma, a mio avviso, le retate in bagno per vomitare l'alcol ingerito sono eccessive. Nel complesso è un incipit più che sufficiente, suscita la voglia di proseguire la lettura.

Sono più che sicura che questo giudizio lo abbia scritto un uomo: una donna sa che anche una casa disabitata si sporca in un attimo e che può benissimo essere polverosa e scura anche se passi due volte a settimana a dare un'occhiata. L'ho già detto nella puntata precedente, credo. Le ripetizioni, quando c'erano, le ho sistemate e le frasi fatte qualche volta ho scelto di lasciarle lì. Scelte di scrittrice da sottoscala, probabilmente. Ma l'incipit comunque suscita la voglia di proseguire... 


Ok, abbiamo finito. Io mi sono divertita a rispondere, senza alcuna incazzatura. Beh, forse per il 2,33. Non per altro ma perché non è un voto da dare a chi ha almeno la capacità di usare un italiano corretto. Io stessa, partecipando, ho letto degli strafalcioni mostruosi ma credo di non aver mai dato meno di 4. Alla fine ho sempre cercato di motivare ogni voto con riferimenti a frasi e passaggi. Certo no perché altri incipit erano simili. Probabilmente il mio prossimo romanzo inizierà con "era una notte buia e tempestosa" (cit.)

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