17.5.16

Sette anni al Salone

Uno dei riti degli ultimi anni è stato il sabato pomeriggio al Salone del libro. Ogni anno, con gli amici fidati e con chi finiva per unirsi alla comitiva, si passava il tempo tra gli stand osservando più che acquistando - anche se un anno abbiamo inseguito un'amica dotata di trolley e lista di titoli specifici - e massacrando piedi e schiene senza un attimo di tregua, per poi trovarci a cena insieme a raccontarci le impressioni.
Da quando poi ho pubblicato il mio "Parole d'amore insano", nel 2009, frequentare il Salone è diventato un modo per imparare qualcosa in più del secondo lavoro che mi sono scelta.
Perché pur restando una passione, la scrittura è un lavoro complesso.
Così, se nei primi anni vagavo in cerca di editori, di contatti, di stand che mi somigliassero. Inutile dire che la magia è svanita in fretta. Forse il fatto di avere qualche parente infiltrato che mi raccontava aneddoti e retroscena, forse l'assistere con aumentato disincanto allo show che questa manifestazione si porta dietro e che forse attira molto del pubblico ma non me, non so dirlo.

Nel 2010 ho partecipato per la prima volta al Torneo IoScrittore e assistito dal vivo alla prima selezione in assoluto delle opere che potevano procedere con il Torneo. Inutile dire che non c'ero, tra quei nomi, anche perché avevo partecipato con una raccolta di racconti messa insieme a poche ore dalla scadenza dei termini per l'iscrizione.
Bene, l'evento mi ha delusa a tal punto da evitarlo tutti gli anni successivi. Non per la mia esclusione. L'ho evitato per noia, come a noia mi sono venuti gli scrittori, gli aspiranti, i riusciti e i "quanto sono bravo io". L'ho evitato e ho evitato l'evento analogo anche quando finalmente sono riuscita ad accedere alla seconda fase del Torneo con un romanzo di fantascienza su cui mi riprometto continuamente di rimettere mano.

Fatto sta che più passava il tempo, più diventavano importanti altre cose. Come mi ha detto una giovane scrittrice - proprio questo sabato e proprio davanti al cartellone con i "300" selezionati di IoScrittore - alla fine, se togliamo qualche dibattito e i vip, resta un insieme di stand dove si vendono libri. Quindi il mio tour ha assunto toni sempre più critici e meno affezionati. Un giro, pochi acquisti quasi mai scontati, incontri con contatti facebook e con amici che non si riesce a incontrare durante l'anno, parenti compresi.

L'anno in cui ho collaborato maggiormente con Gazzetta Torino, il 2014, ci sono stata due giorni. All'apertura e il sabato. La discrepanza tra quello che vedevo e ciò che sentivo affermare in televisione era grande. Non c'era tutta la gente che dicevano, gli stand più affollati erano quelli dove si mangiava o si cucinava e quelli con i vip di turno, non necessariamente autori. Ho visitato stand, conosciuto persone, fatto una breve intervista e organizzato una serie di incontri. Ma l'impressione che fosse una nave che imbarcava acqua era già forte. Poi gli articoli, i servizi in televisione, ogni cosa mi ci riportava. Il Salone era cosa vecchia, e lo è ancora.
Questo sabato, dopo un anno di assenza, sono tornata. Non solo non ho fatto più di cinque minuti di fila per prendere il biglietto - stavolta senza passare dall'ingresso per gli accreditati - ho superato il metal detector in meno di un attimo, ma non ho avuto difficoltà a prendere un panino e da bere, ho camminato senza difficoltà tutto il pomeriggio, ho visitato stand senza dover spingere qua e là... Insomma, se già due anni fa non c'era tutta questa folla, quest'anno mi sembrava di non esserci andata davvero di sabato. Molta polizia, molti vip - ho visto Pippo Baudo, i vestiti di due anni fa di Mauro Corona, l'immancabile Saviano (per un paio di ragazzine che passavano "quello pelato che scrive") e l'onnipresente Vitali (per fortuna non l'altro mio incubo) - niente personaggi di Star Wars nonostante l'uscita dell'ennesimo episodio, brutto, proprio questo inverno. Quindi è successo di riconoscere volti visti solo su facebook e di fermarmi per salutare al volo, è successo di incontrare una persona speciale che non riesco mai a vedere e di poterla abbracciare, è successo che son tornata a casa pensando che l'anno prossimo no. Non ha più senso.

Devo crearmi un altro rito. Un altro mondo che mi appartenga e mi somigli. Devo essere l'altra me.

3 commenti:

easy runner ha detto...

Bella, sembri la Samantha :))

PaolaClara ha detto...

Samantha???
Non me l'ha mai detto nessuno!

easy runner ha detto...

Per chi naviga abitualmente fra le galassie della fantasia il paragone non è azzardato.
Great, essere entrato nelle classifica dei non me l'ha mai detto nessuno.
E son soddisfazioni mica da poco.
easyabbraccio