8.5.16

Schizofrenia portami via...

Domenica di maggio, raffreddore da spavento, tempo incerto.
Ho il portatile acceso e i file delle bozze del cartaceo di "Sette stanze" aperti ma sapientemente lasciati sulla barra inferiore a decantare. A dire il vero non ho voglia di fare questo lavoro, anche se devo.
Come avrete sentito più volte, c'è tutto un lavoro oltre al raccontare storie, di cui non sono affatto innamorata. A me piace scrivere, inventare, raccontare. Il resto, dal preparare file per mandarli agli editori al revisionare, rivedere, approvare, pubblicizzare, chiedere interviste e recensioni... tutta roba che mi fa venire la nausea. Diciamo che non ho la vena commerciale e che qualsiasi cosa non sia strettamente legata all'immaginazione mi annoia a morte.

Così penso ad altro, soprattutto alla pole.

Nell'ultimo anno e mezzo è ciò che ho fatto con più assiduità, più ancora che scrivere. Da un lato mi riporta a quando ero ragazzina e sognavo di fare la showgirl, studiavo danza e canto e preparavo coreografie che non avrei mai ballato. Dall'altro mi diverte e mi fa mettere alla prova anche ora che ho qualche annetto sul groppone.
Sì, perché iniziare la pole dance a 45 anni suonati non è da tutti e anche se ho una "compagna" di 72 non vuol dire che sia cosa normale.
Mi ritrovo spesso in classe con persone che hanno quasi la metà dei miei anni e spesso e volentieri non sento nemmeno la differenza, se non per gli acciacchi post allenamento. Ho dalla mia che oramai conosco i segnali del corpo e cerco di non strafare quando sento che sono a rischio, anche perché recuperare non è sempre semplice.
Iniziare è stato difficile.
Tutti gli anni di danza mi hanno lasciato addosso quel minimo di grazia che serve a far da contorno ai movimenti, ma a parte una buona forza nelle gambe non è rimasto molto altro. Il fatto di essere ferma da anni e di non aver mai usato le braccia se non per "scena", invece, sono stati un handicap e ancora lo sono in parte.
I primi mesi di lezione sono stati una prova di forza di carattere.

Sono arrivata a lezione con il gruppo delle "signore", le over 40 del mercoledì. Sovrappeso, imbranata e timidissima, nelle mie coulottes e canottiera, non riuscivo a tenere il ritmo se non nel riscaldamento. Così ho deciso di aggiungere un giorno a settimana e, siccome le "signore" c'erano solo al mercoledì, ho iniziato a frequentare un corso di giovani aspiranti poler. Se già arrancavo così, la desolazione di certe lezioni in cui tutti riuscivano a fare gli esercizi tranne me era totale. Non una verticale, non una semplice "salita" sul palo, piccolissimi risultati come fare un mezzo giro senza scivolare giù di sedere...

Ma non ho mollato un giorno. Nemmeno quando all'ennesimo tentativo venivo giù come una pera. Nemmeno quando, tentando di farmi fare una foto della prima butterfly (foto che ancora non ho) sono cascata di ginocchia rischiando di frantumarmi in mille pezzi. Sarà che sono un leone, sarà che soffro della sindrome di Grisù il draghetto, ma se una cosa non mi riesce io mi impunto perché non è possibile che io non riesca, se ci riescono gli altri.
Fatto sta che piano piano, senza farmi del male, ho iniziato a vedere i primi risultati. Piccoli, sicuramente, perché ancora alcune cose basilari proprio non mi vengono: le braccia ancora troppo deboli, addominali e dorsali in crescita, una flessibilità da statua di marmo, il peso che continua a essere quello che è...

Così sono arrivata al primo saggio, un primo luglio afoso e sudatissimo, trovandomi con tacchi 15 e un completino rosso a ballare tutta sola su un palco e, nonostante tutto, uscirne viva. E promettermi di andare avanti, perché stare appesa a testa in giù è un po' come stare a casa.

Il mio passo successivo, oltre ad abbandonare le "signore" per un posto fisso tra le ragazze, è stato il continuare a stringere i denti. le difficoltà sono sempre mille. Si migliora con un allenamento costante e con un lavoro interminabile. Anche perché quelle posizioni che prima ti venivano, un giorno misteriosamente non ti vengono più, gettandoti nello sconforto. Ti vengono quelle nuove e quelle che ti sembravano acquisite... boh?
Fatto sta che nel giro di qualche mese dal mio anniversario di palo mi sono iscritta all'Italian Pole Dance Contest, prima gara della mia vita se escludiamo i Giochi delle Gioventù fatti alle elementari. Dell'esperienza ne ho parlato a inizio aprile e ora, che è inizio maggio, sono già iscritta a un'altra gara. La cosa divertente è che non mi importa di vincere - cosa di cui non ho alcuna possibilità - ma sono felice come una pasqua di provare e riprovare e di riempirmi di bolli e lividi, di acciacchi e frustrazioni. Stavolta ancora con i tacchi alti e con un piccolo travestimento, perché la vita è un gioco ed è giusto divertirsi mentre si può.

Ecco, io dovevo correggere le bozze del cartaceo del mio romanzo. Sì.
Perché poi io amo scrivere, e sognare, quasi quanto volare. Solo che non riesco mai a essere dove devo e quando devo, perché a forza di volare via con la testa finisco anche per vivere una vita scomposta tra il bisogno di sognare e quello di sognare fisicamente. Divisa tra mente e corpo.

2 commenti:

easy runner ha detto...

Aaah però.
Leggera come una farfalla in volo.
M'arrampico in solaio, casomai saltasse fuori dove ho messo il retino :))

easy

PaolaClara ha detto...

Ci si prova, Easy. C'è chi corre e chi prova a volare. Ho sempre avuto la fissa della leggerezza e questa cosa qui... cavolo...
Felice che tu passi ogni tanto.