14.6.14

Mondiali

Stasera pensavo al mio rapporto con il calcio e con quella porzione di calcio che spesso mette d'accordo tutti, almeno per breve tempo.
Io ho memoria solo di due mondiali, e temo di averne persi tanti e tanti vivendoli senza alcun interesse.
Il 1982...
Una sera, in giardino in collina. Il buio che si fa strada sostituendosi al giorno. Non so chi gioca contro l'Italia, non mi interessa. Ho 13 anni e preferisco guardare il cielo stellato d'estate e le luci della città là sotto...
Seduta su prato appena umido, le gambe raccolte al petto, osservo i gialli, i rossi e i bianchi che mi brillano davanti in quella distesa piatta costellata di luce artificiale. Torino è magnifica.
C'è un silenzio innaturale tutto intorno. L'estate porta inevitabilmente un vociare che rimbalza lungo la collina, cosa che in questa serata non si sente... C'è attesa. La quiete prima del boato. All'unisono, un grido. E di nuovo attesa, poco dopo. E ancora...
L'immagine resta incisa nella memoria, senza un senso preciso di appartenenza o di orgoglio. No, immagine di quiete e di una gioia non mia, passeggera, mentre contemplo la notte.
Il 1990...
Altra storia. Mondiali in casa, sogni crollati e una storia che non ha ali. Noi, dopo la partita, la città piena di gente in festa. Bandiere, schiamazzi, spintoni. Eccessi di vita che non comprendo e che mi lasciano indifferente, con la mia sofferenza che preme insolente su ogni ferita vecchia e nuova. Non sono felice e non lo sarò a lungo. Ma soprattutto non quella notte, non per le bandiere che mi sventolano davanti e non per l'uomo che mi stringe la mano - che mi perdoni, non l'ho mai amato - non per la vita che mi si prospetta.
Eppure andiamo, vagando, la città con noi. In attesa di un treno per il mare, all'alba. Per addormentarsi su di una spiaggia in Liguria, sotto al sole, coperti con gli asciugamani per non bruciare...
E niente, nessuna emozione. Solo queste bandiere al vento e il vociare forte. Solo il vuoto senza fondo che mi divorava dentro. Il pensiero di non valere niente e di non meritare gioia.
E la gioia che osserva da lontano aspettando un cenno.
Oggi...
Non me ne importa niente dei campi di calcio. Mi perdo in un abbraccio e nel guardare fuori il panorama. E la gioia è lì, sottopelle, in attesa di esplodere forte. Ma c'è...

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