27.3.14

Di scrittrici di vampiri e di amore multiplo

Ho scoperto Laurell K Hamilton abbastanza tardi, per essere una appassionata di vampiri.
Scoperta e apprezzata fin dalla prima avventura di Anita Blake, cacciatrice e sterminatrice di vampiri. Una eroina che non è alta, che si sporca e si rompe le unghie - e non solo - che non sta a guardare in faccia nessuno e che dorme con un peluche a forma di pinguino. Una che ci sa fare con le armi e che assolutamente non sa abbinare i colori dei vestiti (a meno che non debba vestire elegante) ma che sa esattamente quanto pesa e quanto ingombra qualsiasi tipo di pistola o arma, e che, soprattutto, nasconde foderi ovunque anche quando non ha quasi nulla addosso. Un mito. Coperta di cicatrici, con un potere in continua crescita e qualche problema di carattere. Con, soprattutto, un legame assurdo con le stesse creature a cui dovrebbe dare la caccia, legame che passa dall'amore all'odio, alla repulsione. Un personaggio complesso, mai fermo sulle sue posizioni, perennemente in conflitto pure con se stessa.
Una eroina, Anita Blake, che somiglia tantissimo alla sua creatrice.
La Hamilton è una signora piena di talenti e interessi. Ha una spiritualità pagana molto intensa, adora gli animali, mannari o meno, usa le armi regolarmente e ha fatto dell'autoironia la sua arma vincente.
Lontana da essere una guru o un esempio di rare virtù, si mette in piazza e in discussione sempre, senza mai essere così presuntuosa da piazzarsi su un piedistallo anche quando molti la vorrebbero lassù.
Ho seguito i suoi post per anni e se riceve una critica sa discutere amabilmente con chi gliela fa senza mai essere scortese, quando qualcosa le va storto è la prima che ci ride su e oltre alla miriade di foto dei suoi cani e degli stivali suoi e del marito, finisce per sembrare una di noi. Comuni mortali sotto al metro e sessanta.
E nonostante i suoi probabilissimi difetti ha molto da insegnare a chiunque. Non solo dal punto di vista della scrittura. Porta avanti due serie differenti, di cui quella di Anita Blake è oltre al ventesimo romanzo e l'altra, quella di Merry Gentry - che coi vampiri non c'entra nulla e che per questo non ho mai affrontato - più o meno siamo lì.  Scrive sempre, segue l'ispirazione del momento. Se non lavora a una cosa lavora a un'altra, se Anita si blocca per qualche motivo e Merry spinge per farsi scrivere, lei molla tutto e fa quel che deve.
Insomma, una specie di vulcano.
Che mi ha sorpresa anche per una sua recente dichiarazione in cui comunicava al mondo di essere una poli-amante. Non solo lei, ma ovviamente anche il marito. E non nel senso che fanno del comune scambismo, che anche qui spopola e in realtà non sarebbe nemmeno quella gran novità. Si tratta di relazioni vere e proprie che lei e il marito intrattengono con persone per loro degne di nota che frequentano regolarmente. Come fossero fidanzati/e di entrambi. Ci vanno al cinema, a cena, in giro, in vacanza. Insomma, quello che chiunque di noi fa col proprio fidanzato, oltre a farci l'amore. Perché poi sì, ovvio, se ci si vuole bene si finisce per arrivare anche all'aspetto puramente fisico della faccenda, ma non è mai quello fondamentale. Importante, sì, ma la relazione non si basa solo su quello.
Mi direte "amore libero", bella scoperta. Invece no, perché non si tratta esattamente di una coppia aperta i cui membri si fanno i fatti loro ogni tanto. Si tratta di gente che si vuole bene e che frequenta altra gente cui vuole bene. Anche insieme.
Ecco, questa è una cosa che per me richiede un grande equilibrio e una gran capacità di amare.
Solo se si ama davvero e si è enormemente sicuri di sé si può pensare di riuscire a fare un tipo di vita simile. Ho sempre pensato che l'amore non sia necessariamente legato a una sola persona sul pianeta e che si possano amare più persone con la stessa intensità, ma che a causa dell'insicurezza e dell'impostazione della nostra società non sia accettabile un comportamento di questo tipo. Eppure ci sono ancora oggi società che permettono la poligamia o la poliandria che non a caso sono incluse nelle varie possibilità di poli-amoritudini.

" The two essential ingredients of the concept of “polyamory” are “more than one;” and “loving.” That is, it is expected that the people in such relationships have a loving emotional bond, are involved in each other's lives multi-dimensionally, and care for each other. This term is not intended to apply to merely casual recreational sex, anonymous orgies, one-night stands, pick-ups, prostitution, “cheating,” serial monogamy, or the popular definition of swinging as “mate-swapping” parties. "

Poi ovvio che ci sono tremila distinzioni di modi di intendere la faccenda. Poi ovvio che quantificare il fenomeno e non bollarlo come un ennesimo modo di "ingannare" i propri voti matrimoniali sarà difficile.
Però, ecco. Io la stimo. Per averlo detto, per aver spiegato il suo punto di vista ai fan, per avere voglia di amare in questo modo senza sotterfugi e senza bugie, senza ipocrisie, serenamente.
Magari l'idea non piace ai più. Anzi, quasi certamente.
Ma se ci si amasse davvero, se non entrassero in gioco le paranoie del possesso o dell'insicurezza che ci portano a cercare di tenere stretto nelle grinfie l'oggetto del nostro amore, se si fosse in grado tutti di amare in modo più completo... non sarebbe bello?

2 commenti:

Easy runner ha detto...

Tutto discende dal preambolo che hai descritto.
" Ci vuole grande equilibrio e capacità di amare ".
Dopodiché...penso anch'io di si'.
Bello e possibile.
Easyciaooo.

PaolaClara ha detto...

Easy, che cosa meravigliosa sarebbe amare senza limiti.
Perché poi è questo l'amore. Una cosa senza limiti...
E devo scriverti, prima o poi. Abbiamo in sospeso una cena per conoscere l'easy-family...