“Questi però erano un mezzo, avevano uno scopo che i detestati rituali di lui bambino non avevano avuto, non per lei comunque; e di colpo Luigi, con una di quelle terribili intuizioni che chiudono per sempre l’infanzia, aveva capito, questa bellezza di cui sua madre era così accanitamente in caccia, che cos’era. La felicità, o meglio la via d’accesso alla felicità, non poteva essere altro: vi si riversavano pensieri, cure, energie egoistiche, senza sosta. Essere al centro dell’attenzione, oggetto di invidia e ammirazione … li aveva visti, lui, gli sguardi degli uomini addosso a sua madre, anche al funerale, non si poteva dimenticarli: e in quegli sguardi l’aveva bene afferrato, il senso della bellezza.”
Cesare De Marchi, La vocazione, pag 60/64
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