6.3.10

Tempus fugit (citazione)

C'è stato un tempo in cui vivevo in Via Collegno.
La casa dei nonni era al secondo piano, l'ascensore era in legno e ferro battuto. Era prima che andassimo a Milano, avevo circa quattro anni. Anche meno.
Mamma e io dividevamo la stireria. Sì, perché non avevamo una vera e propria stanza. Appena entrati, sulla sinistra c'era la stanza della mia bisnonna. Una stanza d'altri tempi, di quelle con le tende pesanti di velluto scuro, con i mobili tirati a lucido e un paio di vetrine piene zeppe di animali in ceramica e vetro di ogni dimansione. La bisnonna ci andava pazza. Entrare da lei era sempre un'esperienza. Mi piaceva guardare gli animali risplendere nei riflessi di luce che arrivavano dalla finestra. Lei aveva anche una scatolina intarsiata di pietre (anche finte, credo, ma non era importante) in cui teneva le pastiglie Leone - tutti i gusti più uno - e quelle lenti di zucchero colorate che da piccola mi piacevano molto. La bisnonna era un tipo alla Aristogatti (ma l'ho già detto), col suo collarino di velluto col cammeo d'avorio. In quella stanza è stata bene, è stata malata ed è morta, a un certo punto. Come sempre io non ho fatto una piega.
Nel corridoio c'era un mobile in cui la nonna Mity teneva il cioccolato bianco, quello con l'orso in rilievo, il mio preferito, e per carnevale il carbone nero che adoravo.
Sempre sulla sinistra, subito dopo c'era la nostra stanza, la stireria. Una stanza bianca, il letto in metallo smaltato, una lampadina che pendeva dal soffitto e il tavolo da stiro con gli armadi tutti bianchi e brutti. Credo che un po' fosse una specie di vendetta per l'annullamento del matrimonio dei miei. Mamma lavorava tutto il giorno e io avevo la nonna tutta per me, e il mangiadischi arancione con i 45 giri con le storie Disney.
Ancora oltre, lungo il corridoio, c'era la stanza dei nonni. Dopo pranzo avevano l'abitudine di fare un sonnellino. Avrei dovuto farlo anche io ma non sono mai stata una grande dormigliona. Così vagavo per casa e ogni tanto infilavo la testa nella loro stanza per vedere se si svegliavano o se volevano ancora dormire. Il più delle volte Mity leggeva i suoi gialli con la luce a pinza. Il riflesso della lampadina sugli occhiali in quel buio totale me la faceva sembrare magica.
Non so, certe volte mi sembra ieri, poi mi rendo conto che è passata una vita.

6 commenti:

Grilloz ha detto...

ma esistono ancora quelle lenti di zucchero colorato?
che ricordi...

PaolaClara ha detto...

Penso di sì, ma è probabile che le abbiano nelle "caramellerie" di lusso. Non le ho più cercate. E nemmeno più mi regalano il carbone alla befana. Nè adoro più il cioccolato bianco. Per fortuna.

Fata ha detto...

Però certi ricordi prendono sempre un non so chè di magico, con il passare del tempo... persino il sapore di una caramella di zucchero!!!

PaolaClara ha detto...

Quasi sento l'odore della stanza della bisnonna, ancora. Magico non so, molto reale sì.

Anonimo ha detto...

di che marca era il cioccolato con l'orsa?
quanti ricordi

andrea

PaolaClara ha detto...

Non ricordo la marca, purtroppo. Però il sapore sì...