Ultimamente mi hanno fatto notare che non parlo mai di mia sorella. Ho promesso a un amico che avrei scritto un post ed è ora di farlo.
Sono figlia unica, in un certo senso. Lo sono per nascita e credo anche per carattere ma da un certo punto della mia vita in poi sono diventata improvvisamente (e in un caso lo sono ancora) una sorella.
La persona che chiamo "mia sorella" è la ragazza che mia mamma ha avuto in affidamento quando io ero in seconda o terza media. Lei è rimasta con noi anche dopo la maggiore età e in un certo qual senso siamo cresciute insieme. Il nostro rapporto non è mai stato facile, come non era stata facile la sua vita prima di incontrare la bizzarra famiglia della sottoscritta.
Quello che in pochi sanno è che prima di lei c'è stata una "quasi sorella" che non abbiamo fatto in tempo ad aiutare. Arrivata dalle suore presso cui andavo a scuola dopo aver cambiato mille istituti, probabilmente figlia di una prostituta e con un fratello più grande, L aveva capelli scuri e mossi e occhi verdissimi, la voce roca e un fisico massiccio. Il suo viso ricordava quello di Madonna (Luoiseveronicamente parlando), compresa la fessura tra gli incisivi (diastema, il termine tecnico) e il comportamento eccessivo.
La sorella che mi è "rimasta", invece, era uno scricciolo di ragazzina che voleva una madre che non aveva mai sentito vicina e che vedeva in me un ostacolo. Una specie di furetto che sopravvive per puro istinto a qualsiasi schianto della vita - non senza ripercussioni comunque - e che per non affogare è capace di tirare a fondo gli altri pur non facendolo con cattiveria.
Non siamo mai andate d'accordo, anche se spesso ci siamo coperte a vicenda quando c'era da rientrare tardi, un tantino brille o dopo averne combinata una. Negli anni, però, il suo atteggiamento nei miei confronti si è inasprito con manifestazioni di cattiveria che a volte ho anche ricambiato - non sono una santa - ma che alla lunga hanno rovinato qualsiasi rapporto potessimo avere. Oltre tutto era testarda e pasticciona e anche se mi ha sempre accusata di non essere in grado a sopravvivere senza l'aiuto di qualcuno alla fine è sempre stata lei a mettersi in casini sempre più grandi senza accettare un consiglio utile da nessuno e finendo come molti "figli fragili" con l'essere quella che chiedeva costantemente denaro e non si rimetteva mai in pari.
Fatto sta che ho lasciato andare anche lei e che ogni tanto mi sento in colpa per aver abbandonato entrambe al loro destino, intenzionalmente o meno. È che certe volte funziona così, la vita. Ci si trova, ci si perde, ci si lascia. A volte ci si ritrova e spesso no. Inevitabile.
Che poi spesso accade tra sorelle e fratelli di sangue di perdersi di vista e basta, di chiudere rapporti e non volerne più sapere. Però...
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