1.10.15

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Oggi mi è capitato che una persona mi chiedesse "come gestisci le variabili impazzite di chi/cosa ti sta intorno?", ovvero come faccio a scrivere non facendo solamente la scrittrice.
Diciamo che mi piace farlo e che questa è già una motivazione sufficiente ad affrontare molti degli inconvenienti di avere un hobby - o più di uno - e gestirlo insieme a tutto il resto. Perché non è che uno abbia sempre voglia, soprattutto se scrive pensando a una possibile pubblicazione.
Scrivere non è mai stato un problema, scrivo spesso, scrivo tanto e mi piace pensare di farlo abbastanza bene da essere letta - poi c'è sempre spazio per migliorare, ovvio - ma farlo in modo "professionale" è tutt'altra cosa dal tenere anche solo in piedi un blog postando qualcosa ogni tanto. 
Da una parte c'è la fortuna che non vieni pubblicato immediatamente ogni volta che termini un lavoro. Dico la fortuna perché secondo me c'è bisogno di tempo per distaccarsi dal proprio lavoro e non rimanerci aggrappati dopo la pubblicazione, fare altro e meglio. Questa "differita" tra una fase e l'altra della vita del romanzo permette anche di rileggerlo senza averne il disgusto quando si tratterà di approvare le bozze o l'editing, di non affezionarsi troppo alle proprie parole -e per questo niente è meglio di avere parole nuove in mente - di lasciare che ogni lettore lo interpreti un po' come gli pare.
Questa distanza, poi, ti permette di lavorare a più progetti contemporaneamente - il che a mio avviso mi salva, essendo io una che si annoia facilmente - in diverse fasi. 
Mettiamo il mio caso: a fine agosto ho firmato due contratti per altrettanti romanzi da pubblicare entro sei mesi. Non solo, ma aspettavo contemporaneamente le bozze dello spin off su Vittorio da approvare e sto affrontando l'editing, insieme a una professionista, di un altro romanzo - e ho messo in pausa la scrittura dell'ennesimo perché ho i miei limiti pure io. Quindi mi sono trovata a: 1) rivedere la versione definitiva del prossimo romanzo in modo che l'editore possa impaginare, sistemare e scegliere la copertina; 2) rileggere e approvare le quindici pagine di Vittorio, 3) riaprire il file del secondo romanzo in pubblicazione e decidere dove e come apportare modifiche, 4) approvare o discutere le (fortunatamente) poche correzioni della mia amica editor e 5) scrivere un racconto horror per un'antologia promozionale del mio editore. Più la vita.
Come faccio? Non gestisco con mania di controllo e lavoro a seconda dell'urgenza richiesta. 
La sera, la notte, nei weekend, quando posso. A seconda delle scadenze cha mano a mano cambiano, io lavoro. E appena posso aggiungo materiale ai progetti nuovi, pian piano li porto avanti e li termino, e intanto torno sul lavoro vecchio, in un modo o nell'altro.
C'è da dire che tra la pubblicazione delle poesie nel 2009 e quella de "Gli attimi in cui Dio è musica"  sono passati cinque anni. In questo tempo ho terminato altri due romanzi, anche se uno per me è da riscrivere. Dal febbraio 2014, quando è uscito "Gli Attimi..." , ho terminato un terzo romanzo, più quello che sto ampliando e che pubblicheranno presto e pubblicato anche due racconti - ma ne ho scritti di più - iniziando pure un ennesimo romanzo che è a buon punto. Questo, lavorando fuori casa 5 giorni a settimana per 10 ore al giorno, avendo un marito e delle bestiole, una casa, degli amici, degli hobby.
Come faccio? Mi piace.
Non c'è altra spiegazione. Infatti sono qui, è quasi l'una di notte e sto scrivendo.

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