15.4.18

Visto da lontano

Spesso, quando qualcosa non va, si cerca di guardare il problema da una certa distanza.
Emotiva, di solito, perché l'essere immersi nei propri casini di solito non aiuta a metterli a fuoco.

Per me, ultimamente, è necessario un distacco maggiore. Tipo salire su un treno per Modena senza un vero e proprio obiettivo. Niente gare, stavolta. Solo piccoli incontri nemmeno tutti programmati e qualcuno anche evitato seppure bastasse fare qualche metro in più, o un cenno con la mano.



Mi son detta "vado e vedo" e già dalla partenza del treno ho sentito che ancora una volta era nel viaggio che avrei compreso il prossimo passaggio. Un po' come andare in vacanza - cosa che detesto perché per me è vacanza poter restare a casa in pace - staccare dal solito tran tran  (e, sì, si dice tran tran e non tram tram), abbandonare il porto sicuro. Senza le mie partners in crime, stavolta, quindi in qualche modo sola anche se sola non sono mai stata.

Un'altra volta immersa nella nebbia e nel grigio, come fosse un novembre qualsiasi. Con i ritardi di Mercurio retrogrado e ancora tanta tristezza addosso. Sono un'abitudinaria, cambiare mi costa uno sforzo indecente anche quando cambiare è l'unica scelta buona che posso fare. Dal mio scorso compleanno ho iniziato un percorso che non so dove mi porterà ma che so per certo di dover fare.

I problemi sul lavoro, le decisioni che dovevo prendere da tempo, la sensazione di soffocare e sprofondare che ultimamente non mi lasciavano dormire. Certo, non tutto è risolvibile a breve, ma non potevo continuare così e ho dovuto iniziare a muovermi. Quindi questo viaggio è stato in qualche modo una tappa intermedia per vedere come sto. Meglio, certo. Quando le idee sono più chiare, anche affrontare il percorso diventa più facile. Tuttavia resta ogni tanto l'impressione di navigare a vista, come aspettassi un segno. Perché la discussione in cui mi sono "impelagata" riguarda tutti gli aspetti della mia vita e di certo non si può dare una svolta contemporaneamente a tutto. Beh, magari avendo vinto al superenalotto si potrebbe chiudere i conti con tutto e trasferirsi su Marte. Ma io al superenalotto non gioco, quindi...

Tutto.

Sono fortunata, lo so. Non posso lamentarmi e lamentarmi non mi piace. Però nemmeno accontentarmi perché c'è chi sta peggio di me. Accontentarmi perché ho già tanto, accontentarmi perché non dovrei volere di più. Come se non me lo meritassi. Come se dovessi stare zitta e buona e mandare giù ogni boccone amaro, ogni insoddisfazione, perché non è bello fare altrimenti.

Visto da lontano, tutto questo non mi basta.

La mia vita, il mio lavoro, gli hobby. Non. Basta.
Sono stanca di sentirmi soffocare, di dormire aiutata dai sonniferi, di dover contenere la fame nervosa - perché quando sto bene non mi ingozzo di schifezze - di piangere pomeriggi interi. Sono stufa di sentirmi in dovere, di farmi prendere in giro, di dipendere dai problemi altrui. Sono stanca di fingere che vada bene solo perché mentre sono immersa nel quotidiano non posso far altro che andare avanti.
Per alcune cose è stato semplice decidere. Non pubblicare più, per esempio. Non acquistare più libri dal mio editore a prezzi assurdi, non presentare più i romanzi per lo stesso motivo, non cedere al ricatto della visibilità. Non sarò mai più visibile di altri, pagando io. Quindi, a meno che non cambino le condizioni, ciò che scrivo rimane qui (o nei pc dei miei amici).
Per altre cose sto lottando, giorno dopo giorno, nonostante i cambiamenti siano decisamente troppo lenti per i miei gusti.

No, visto da lontano non mi basta più. Voglio una vita mia, che mi dia soddisfazione e che non mi faccia piangere o soffocare, o desiderare di morire pur di non subirla più.

Poi, ovviamente, là dove sono andata ho incontrato persone speciali. Persone con cui mi sono trovata immediatamente a mio agio, che hanno saputo accogliermi come una di famiglia anche se non lo ero. Il che ha reso ancora più difficile tornare ma anche mi ha dato un po' di voglia in più di cercare le mie soluzioni. Senza cedere allo sconforto. Senza smettere di sognare una parete viola, delle tende che danzano al vento e un angolo di luce tutto mio. La mia vita come la vorrei.

1 commento:

monicabionda ha detto...

amica... mi piace questo percorso. e mi ritrovo nel tuo andare, e nel cercare una vita che corrisponda di più. Quanto alla fatica di accettare il cambiamento... già sai.
Abbraccio