3.4.17

Il mondo scivola

Non è mai stato un posto sicuro. Non è mai stato pagato bene. Ora è un lavoro part time, come è stato altre volte dal 1989. Non è una novità, una azienda piccola è sballottata dai capricci del mondo, anche e soprattutto perché di beni di lusso si tratta.



Non è mai stato importante. Io lavoro per vivere e non il contrario. Ora ho più tempo più o meno libero, cosa che mi mancava. Eppure, anche se il tempo ci sarebbe, ancora non mi sono abituata. Sarà che prima, almeno, il pochissimo tempo che avevo lo dedicavo al massimo a una cosa per volta e ora, invece, le butto caoticamente tutte insieme facendo un gran casino.

Ho fatto una serie di cose. Chiuso un contratto sfortunato, ripreso in mano un progetto e ampliato quasi a dismisura - ma ci vorrà del tempo - fatto qualche progresso con le correzioni dell'ultimo lavoro (ma non ho voglia, ne ho un altro lì in attesa di editore e se non trova posto lui...), iniziato l'ennesimo viaggio - credo sia in definitiva un paranormal romance come quello che sto correggendo ma non ci sono vampiri, angeli o demoni di sorta - e come al solito non vengo a capo di niente in modo rapido.

Ho perso molto. Come quello che si stringe in pugno e scivola tra le dita. Tempo, soprattutto. Sabbia. La mia clessidra scorre in modo strano. Da una parte vorrei che il mio tempo avesse un "valore" diverso. Come se non riuscissi a viverlo appieno. Eppure di cose ne faccio, tante, nemmeno male. Perché attestati di stima arrivano spesso e non sempre da amici e parenti. Anzi, sempre più spesso da estranei o conoscenti. 

Poi ci sono le cose che vanno come devono andare e per quelle non c'è molto da fare. Ho sempre pensato che seguire "i segni dell'universo" fosse più intelligente che impuntarsi su qualcosa per non realizzarlo mai, eppure a volte lasciar andare è difficile. Amici, persone, cose, occasioni, sogni. Tutto prima o poi finisce. Ed ecco che in questo periodo di attese - che tutto cambi, come deve - anche troppo lunghe, sento il mondo che mi scivola via. Una sensazione strana che in qualche modo mi spiazza più di una delle tempeste cui sono stata abituata fin qui.
Perché prima tutto avveniva in un botto: tuoni, lampi, inondazioni, tornado. Mi trovavo di colpo aggrappata a un relitto nel mare in tempesta e non potevo fare altro che resistere - che palestra, la Vita - e ricominciare sull'ultima spiaggia. Ora no, ora è come un mandala soffiato via dal vento. Piccoli granelli colorati che da un disegno nitido sembrano "sciogliersi"in miriadi di sfumature indefinite e indefinibili che ancora non formano né un disegno, né un colore distinto. Cambiano in continuazione, come l'umore nei giorni dei primi caldi. Non riesco a distinguere niente di ciò che sarà e un po' mi spaventa.

Sì, il cambiamento spaventa tutti. Sì, prima di costruire bisogna scavare. Sì, va tutto bene. 
Sto bene, a tratti felice. Poi, appena mi abituo un istante al nuovo sentire, ecco che capita qualcosa e tutto sfuma di nuovo. Senza tregua. 
Fortuna che c'è il palo, dove comunque tutto cambia ma almeno so cosa aspettarmi.  Gare, costumi, prove, coreografie, workshop. Fatica, lividi, dolori ovunque, tante risate, qualche lacrima; insomma, pur essendo girevole resta un punto fisso. L'unico colore che non sfuma. 

Sono abituata alla perdita, lo ero alla rinuncia. Oggi ho sicuramente più facilità a lasciar andare le cose, per cui il mondo che scivola non è che mi faccia paura: mi confonde. Troppo lento per i miei gusti e troppo "astratto" per capire a colpo d'occhio se mi piace o meno. Quello che sto diventando, quello che sono, quello che sarò. Il mio futuro.
P.



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