11.3.17

Occorre ingannare la mente

A volte la paura mi paralizza.

Non che io non riesca a muovermi, ma sapendo a cosa vado incontro a volte non ho voglia di farlo. Diciamolo: chi ha voglia di insistere nel fare una cosa fino ad avere lividi e calli, e vesciche? Una pazza, o una ballerina. O una pole dancer.
Per questo, quando devo mettermi lì a provare una nuova posizione - cosa per cui è quasi assicurato almeno un livido - è probabile che io debba ingannare la mente e il corpo. Perché sapere che mi farò male mi impedisce di provarci seriamente.
Ma non è di pole che voglio parlare.

A volte la paura mi paralizza.

Perché mi aspetto qualcosa e quel qualcosa potrebbe non arrivare, non essere come immaginavo, deludermi, ferirmi. Perché per quanto io tenti di essere consapevole la mia tendenza è immaginare di non poter arrivare dove voglio, anche. Per cui inutile tentare, meglio lasciare che tutto si perda in niente pur di non subire la cocente sconfitta. Meglio inventare una scusa qualsiasi, meglio restare qui ferma in un angolo a soffocare.
Come per pole, quando imparo la teoria ma non la metto in pratica. Studio e ripasso ogni cosa, so quali sono i punti d'appoggio e le leve, so quale movimento devo fare, quale sforzo comporta. La so spiegare alle mie compagne, tecnica e precisa, ma non eseguo la figura e vivo a metà.

A volte la paura mi paralizza.

Non oso. Non esco dalle mie certezze e incolpo gli altri della mia sfortuna, del mio essere infelice e incompresa. Mi lagno, cerco conforto e resto dove sono: infelice, con il mio dolore, con le mie paure che non cambiano mai.

E ora che me ne rendo conto, non è il caso che mi muova? Non è il caso che cominci a pensare a me in modo differente? A ingannare la parte di me che mi vuole piegata e impaurita, dipendente dalle conferme del mondo, sempre bloccata nel mio angolino? Non è il caso che cominci a pensare a me come meritevole di felicità e come a una persona completa? Non è il momento di fare tre passi veloci e lanciare la gamba, sicura che la mano agganciata al palo mi sorreggerà?
C’è un momento in cui è necessario saltare, come una piccola Indiana Jones che salta nel vuoto e trova una passerella invisibile verso il Graal. Convincersi che si può fare, si può amare, si può dare, si può volare anche senza la conferma del mondo.

Che poi al mondo che gli importa se tu te ne resti nell'angolo o se spicchi il volo in un azzurro accecante? Niente. Importa solo a te, a me. A chi si lascia bloccare da quella parte demoniaca che non vuole essere felice. Ci vuole poco, in realtà basta crederci. Illudersi che tutto sia possibile finché non lo diventa.
Finché non si diventa quello che si vuole essere davvero.
Finché non vediamo ciò che sembra invisibile...

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