12.10.16

Ricredersi - parte 1

Sono cresciuta con la fantasia della "donna guerriera", complice mia madre e i fumetti Lancio Story.
Non sono mai stata una combattente, o quasi mai. Ne parlavo con un'amica insegnante (ma una speciale) dopo aver esposto i miei dubbi sul sistema scolastico. Ne parlo spesso in diversi ambiti.
Credo che per combattere sia necessaria una forte motivazione, cosa che fino a un certo punto non ho avuto. Poi ho incontrato la danza.
La mia prima passione, quella più forte, quella per cui ho sacrificato ogni cosa per anni. Nemmeno sacrificato, dedicato le mie energie. Certo non è stato facile. Non tanto per la danza in sé, anche se il non essere né leggera né dotata ha avuto un certo peso. La lotta è stata soprattutto per convincere gli altri che, nonostante tutto, io potevo farcela. Ne ero più che certa e il tanto lavoro fatto dava certo i suoi bei risultati. Sì, probabilmente non sarei mai stata un'etoile, ma non era questo che volevo. Mi bastava poter danzare. E per convincere tutti ho dovuto faticare più che a imparare a muovermi.
In famiglia non erano d'accordo, avevano altri progetti per me, eppure ho fatto quello che ho voluto, lottando, per anni.
Non mi aspettavo il crollo, non mi aspettavo l'evento che ha in qualche modo - subdolamente - cambiato la mia vita. Tutta la sicurezza della lotta fatta fino a quel momento mi è mancata di colpo.
Con una, due, mille scuse, ho smesso di lottare. Ho fatto di tutto per smettere.
Di fatto, finita quella lotta sono morta.

Ho imparato l'arte di scorrere. Ci sono cose che evidentemente non sono per noi. Ci sono fatiche che non dovremmo fare. Ci sono altre cose che vengono naturalmente a noi e che sono fluide, lisce, ci vestono perfettamente e non costano uno sforzo gigantesco.
Quelle sono le cose che ho imparato a fare. Ringraziando anche la Vita per avermi aiutata a comprendere, questo attaccamento folle non è sano. Seguire il flusso e leggere (non nei fondi del caffè) i segnali, capire quando è il caso di insistere oppure è meglio mollare. Perché alla fine non c'è più stato niente, niente, per cui valesse la pena lottare. In nessun ambito.

Nemmeno ora, penso. Vivo la maggior parte delle cose come inessenziali. Mi piacciono, ci sono, ma non mi ci identifico. In certi momenti mi pare una conquista enorme. Niente la cui mancanza potrebbe farmi male. Scrivere, lavorare, dipingere, leggere, non solo. Il lasciare andare anche alcuni rapporti finora tenuti da conto. Amici, parenti, conoscenti. Entrano ed escono dalla mia vita lasciandomi ciò che devono, prendendo ciò che offro.
Ho notato che faccio meno differenze, mi racconto allo stesso modo e ciascuno sceglie il suo significato nelle mie parole. Si fermano, e io fermo, quelli che colgono più sfumature (basta che non siano grigio, nero o rosso), perché scoprire sfumature ha un fascino particolare e sono pochi quelli che si fermano a guardare davvero. Ma non li trattengo: se vedo che vanno, lascio che vadano. Non c'è scritto da nessuna parte che si debba stare insieme per forza.
Posso sembrare superficiale, frivola, sciocca, leggera. Eppure costa anche lasciare andare. A volte più che trattenere, ma anche qui non combatto.

Poi un pomeriggio sono a farmi coccolare dal mio acconciatore di fiducia e in tv passano un video. Mi infastidisce quella canzone, perché non mi piace il testo. Va contro il mio pensiero. Eppure mi trovo a piangere. Come se una parte di quel messaggio fosse arrivato a segno.


Ed ecco che riparte il mio pensare. Perché non credo che sia obbligatorio combattere per tutto. Non siamo fatti per questo. Siamo fatti per vivere, non per inseguire qualcosa perdendo di vista tutto il resto. Quindi?
Non credo che la vita sia una lotta, eppure ho lottato con tutte le mie forze, un tempo. Ed ero viva.
E c'è in me abbastanza passione per ricominciare a lottare? Qualcosa per cui valga la pena farlo? Bruciare. Dentro.
Senza sentirmi perdente in partenza, perché a un rapido calcolo di probabilità io non ne ho alcuna. Di avere ciò che desidero senza farmi molto male, magari troppo, magari senza alcun risultato.
Ecco, io in questo momento sto lottando (qui sì, mentalmente) tra la parte di me che mi dice che non posso e quella che mi dice "almeno provaci". Costi quello che costi.
Perché va bene scorrere, va bene cogliere i segni dell'universo, va bene seguire la via più naturale. Ma qualcosa che mi faccia sorridere come so di poter fare; averlo, quel qualcosa, conquistarlo...
Forse è vero che la vita non è combattere, forse è vero che le battaglie dobbiamo sapercele scegliere per bene - perché la passione brucia e consuma tutto - e che rinunciare non è un fattore di disonore; forse è vero che scorrendo si vive meglio.
Ma riscoprire la passione e correre incontro a quella battaglia, non sarebbe una fine gloriosa?

3 commenti:

easy runner ha detto...

Si legge come si beve un bicchiere di acqua e menta d'estate, dopo aver scalato la montagna con lo zaino pieno di sassi.
E poi scatta la domanda:

" A quando il ricredersi parte due? ".

Mi raccomando, non farti desiderare troppo.

Easy


PaolaClara ha detto...

Caro Easy,
il tempo è poco e le riflessioni tante. A volte troppe per poter mettere giù percorsi in poche righe. Intanto ti attendo per consegnarti pacchi di libri mai visti...
:D

Bernard Crosby ha detto...

Thank you ffor this