15.12.15

Della falsità e dei circoli viziosi

Oggi ho letto un paio di cose, in pausa pranzo.
La prima era una pagina della nuova politica di Amazon riguardo alle recensioni. Non che le norme fossero poco chiare, da sempre. Eppure dopo il recente scandalo delle recensioni false, pare che il sito abbia cancellato moltissime recensioni a loro parere sospette.

Riguardo alle recensioni su siti, piattaforme varie e blog, sono sempre stata molto critica. Da una parte la facilità con cui chiunque può dire bene o male di un tuo lavoro - semplicemente perché tuo amico o per uno scambio di segnalazioni - la scarsa affidabilità del giudizio di un lettore qualsiasi, la possibilità di farsi in questo modo auto promozione utilizzando profili creati apposta, il potere di un circuito di autori e autrici che si spingono a vicenda - che ovviamente giova solo a chi fa parte del circuito ma che non garantisce la qualità, esattamente come sopra.
Quindi ovvio che io sia sempre diffidente riguardo alle recensioni "non professionali". Non le leggo, non lo faccio né per scegliere le mie letture e nemmeno per gongolarmi o disperarmi nel caso riguardino me. Non ne chiedo, di solito. Chi, tra i miei amici, decide di lasciare traccia su Amazon del suo pensiero è libero di dire quel che pensa.
Allo stesso modo non scrivo recensioni di libri che non ho letto - al massimo ho pubblicato qualche segnalazione su Gazzetta Torino, che è cosa differente - e soprattutto non uso la recensione come mezzo di scambio. Scrivo quello che penso o non scrivo affatto. O insomma questo sarebbe il mio desiderio.
Uno dei motivi per cui non ho più scritto recensioni, però, o ne ho scritte poche, è che stavo cascando anche io nel circolo vizioso del "non si parla mai male di nessuno" e mi sentivo a disagio nel mondo finto zuccheroso di quelli sempre entusiasti del lavoro altrui, perché io non lo sono.
No, io sono una snob. Non mi piacciono tutti. Mi attacco alle virgole, ai nomi improbabili, alle frasi imprecise e ai tempi sbagliati. Ai dettagli che non corrispondono, ai buchi nella trama. Alla noia di una storia già vista e rivista, alla mancanza di editing, di cura, di un editore.
Diciamocelo, il più delle volte non parliamo male di un altro autore solo perché abbiamo paura che ci si ritorca contro, invece di argomentare efficacemente in una recensione - non pagata e non richiesta - esprimendo un giudizio quantomeno "professionale". Insomma, se si vuole scrivere è vero che ci si deve creare un pubblico e di certo è più facile crearselo essendo gentili ma a discapito di cosa?
Leggo da sempre solo i titoli che voglio leggere, non ho mai accettato di fare la recensione a un libro che non avrei letto di mia spontanea volontà e non penso che cambierò il mio modo di fare.
Leggere, per me, continua a essere un piacere - anche se è formativo in ogni senso - e non voglio che diventi un lavoro vero e proprio.
Quindi, appena possibile, riprenderò a scrivere le recensioni con il mio solito piglio critico.

La seconda cosa che ho letto, l'ho letta su una pagina Facebook di autori.
Io non vado forte in auto promozione. Evito il più possibile lo spam, che mi infastidisce anche quando lo subisco. Alcune pagine, purtroppo, sono sempre più luoghi in cui fare pubblicità alla propria opera. Il problema è che ci si fa spam uno con l'altro, ma non ci interessa molto il lavoro degli altri. Per qualche anno ho letto ogni singolo post di promozione, ho seguito i link di quelli che erano quantomeno scritti in italiano, aperto anteprime di quelli la cui sinossi poteva sembrare interessante, acquistato il poco che in effetti mi interessava. Poi ho smesso, per leggere solo le persone che conosco e frequento da un po', per seguire i loro consigli se segnalano qualcosa.
Purtroppo tra "emergenti" c'è questa specie di obbligo a comprarsi e sponsorizzarsi a vicenda. A me piace poco questa abitudine, perché falsa la percezione di chi scrive. Dà un feedback falsamente positivo all'autore e un'idea dei tuoi gusti bizzarra a chi invece legge e segue abitualmente la tua pagina. Ci sono romanzi di amiche che non leggerò mai. Molte mie amiche non leggeranno mai me. E non mi importa che scrivano recensioni o post al sapore di caramello se non piace loro il mio modo di scrivere.
Raramente condivido post che promuovono qualcuno solo per fare un piacere. Perché non lo trovo corretto. Mi importa di promuovere i lavori che trovo interessanti e spero che chi trova interessanti le mie storie abbia voglia di fare altrettanto. Non lo chiedo e non lo faccio su richiesta. Perché, come per le recensioni, non voglio che quello che condivido passi per qualcosa che faccio in cambio di altrettanta"devozione". Non mi importa se così facendo vendo centinaia di copie in meno.
Credo anche che sia controproducente indurre i propri "colleghi" ad acquistare un libro solo per farci un piacere se poi a loro non interessa leggerlo. Penso che ognuno di noi abbia un certo numero di lettori, che ogni libro abbia un determinato pubblico e che non si possano falsare certe cose. Non senza conseguenze.
Ora, è possibile che io sia un po' stronza, ma sentirmi obbligata a condividere la pubblicità di un perfetto sconosciuto altrimenti non verrà fatta a me, non mi piace. Non mi piace affatto. 

4 commenti:

Mr. Zugo ha detto...

Dopo aver letto questo tuo post, mi sono reso conto che c'è qualcosa che non mi torna. Personalmente credo che chi scrive e/o pubblica non dovrebbe fare recensioni, al massimo rispondere e/o commentare tali recensioni se il caso lo richiede. Gli scrittori devono scrivere non recensire, altrimenti come tu hai ben espresso c'è il rischio di entrare in circuiti "di settore" viziosi e potenzialmente controproducenti ed in alcuni casi "corruttivi", ma è un mio personalissimo pensiero.

Allo stesso modo, quello che è auto-promozione va distinto da quello che è una sponsorizzazione virale. In questi tempi di comunicazione multicanale è normale condividere, dove questa condivisione non necessariamente deve essere intesa come auto-promozione, ma semplicemente uno dei tanti messaggi messi a disposizione nel cyberspazio dove la differenza è il "testo" che accompagna la condivisione: fin quando non si spinge all'acquisto o non si richiede una forzosa partecipazione il fatto di rendere visibile, un titolo, una link, un luogo in cui poter trovare "uno scritto", è solo una semplice condivisione. Ovviamente per evitare che sia uno spam occorre avere una comunicazione multicanale ponderata ed organizzata e non sparata a caso in ogni dove, ma anche in questo caso è un mio personalissimo punto di vista.

PaolaClara ha detto...

La questione è complessa.
In quanto lettrice mi piace pensare di poter esprimere la mia opinione su ciò che leggo. Come ben sai è da tempo che lo faccio. Da quando pubblico e da quando ho iniziato a scrivere per Gazzetta Torino ammetto di fare più fatica a scrivere recensioni. Per il giornale preferisco segnalare l'uscita di un titolo piuttosto che recensirlo, visto che siccome scrivo potrei cadere in trappola. Perché se ne parli bene è un amico, se ne parli male è perché sei gelosa, se non ne parli sei snob etc.
Ecco che questa cosa mi impedisce di dire quello che penso e ciò mi disturba assai.
Diverso è il discorso sullo spam. Io capisco che uno voglia farsi pubblicità e ogni tanto me ne faccio anche io, ma lo faccio sulla mia pagina e raramente su quelle "specializzate" perché spesso passano inosservati i post di auto promozione. E condividere il titolo di un altro, se non l'ho letto o non mi convince, o non mi è piaciuto, o non è nemmeno scritto in italiano corretto... mi dispiace ma non lo faccio. Non per snobismo o egoismo, semplicemente perché chi mi frequenta sa chi sono e cosa leggo. Non posso dire una cosa e farne un'altra. Soprattutto non lo faccio per ottenere una condivisione del mio link in cambio. Mi piace pensare che chi decide di farmi pubblicità lo faccia non per convenienza ma per convinzione e io mi comporto nello stesso modo.

Mr. Zugo ha detto...

PaolaClara, direi che il tuo punto di vista è più chiaro.
A questo punto se posso permettermi un suggerimento, sempre che in poche parole riesca a rendere bene il concetto, possibilità da vagliare sarebbe quella di trovare un compromesso tra quelle che sono semplici segnalazioni e le recensioni, ovvero perché non restituire una analisi più che una valutazione? Ad esempio:

Titolo - Autore: elenco dei punti di forza; elenco dei punti deboli...

Qualcosa del genere sarebbe più mettere a frutto la tua esperienza come lettrice che non una condivisione di una valutazione personale... Certo è che per un estraneo al circuito come me, forse il suggerimento risulta essere troppo semplicistico, ma ritengo che nella vita ognuno di noi ha modo di costruirsi gli strumenti per trovare il proprio spazio, senza scendere a compromessi sconvenienti come quelli da te descritti.

PaolaClara ha detto...

Sembra facile. In realtà spesso gli autori non vogliono che se c'è una pecca nel loro lavoro, questa sia evidenziata pubblicamente. Allora recensire solo ciò che ci piace e commentare in negativo solo in via privata diventa lo stesso che recensire solo "bene". Come sai io qualche recensione la scrivo, sull'altro blog. Poche, spesso non a conoscenti, mai per un favore.