9.2.14

Nella tana del Gianconiglio

Non c'è pace per i nostri muri.
Qui al settimo cielo le tregue durano sempre molto poco, o forse siamo fortunati ad avere tali distrazioni. In fondo rendono imprevedibili le nostre notti. E qualche mattina.
Non abbiamo fatto in tempo a rimpiangere Joey Trivella che nella casa a fianco è comparso Gianconiglio. Comparso per modo di dire, ovvio. Perché si sa che gli animaletti selvatici non amano farsi vedere dagli umani. Infatti affittano mansarde da usare come pied-a-terre e stranamente li si sente muovere di notte.
Così, mentre per cambiare cercavo di fare le mie revisioni a "Gli attimi in cui Dio è musica" per consegnarle al più presto all'editore, un rumorino improvviso mi ha distratta.
"Ecco, ci siamo." Mi son detta.
E ho teso l'orecchio, curiosa. Perché so che prima di vederlo, lui deve avere un soprannome.
E da quanto ho sentito, purtroppo, non c'è gara con il mitico Joey. Resterà per sempre nel mio cuore, il buon giovane. Niente terremoto o timore che il muro ceda sotto ai colpi vibrati.
Avendo una mente che funziona per immagini prima che per pensieri pensati, ho subito rivisto un personaggio conosciuto in una biblioteca e con cui ho trascorso una serata in birreria (non da sola, ovvio) tempo fa. Ho osservato, nella mente, il suo modo di fare. Con la mia amica Fata lo avevamo soprannominato Coniglietto Tatuato, immaginandolo impegnato in rapidi amplessi consumati per il solo suo piacere personale (non c'era spazio in quell'ego per dare piacere ad altre) possibilmente in qualche bagno di qualche locale, con una povera ammiratrice incantata.
Ergo (oggi sono acculturata, non so perché), l'immagine del coniglio si è associata al povero vicino di casa.
Gianconiglio, appunto.
La sua tana probabilmente sarà confortevole e accogliente, non lo saprò mai - per fortuna - ma di sicuro avremo ancora da divertirci. E io che immaginavo di godermi un minimo di pace in attesa di una nuova Lady Giuliva scatenata e lirica...
Niente, e così nemmeno i suoi uomini, quanti fossero non s'è mai capito. Mi tocca il Gianconiglio. Chissà se a mangiare... o a bere...
Oddio, Alice... Fuori da questo corpo!!! Non c'è spazio per ulteriori fantasie... la realtà è già abbastanza.
E qui la realtà è sempre molto colorata.

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