18.6.10

Letture

Nelle giornate in cui mi era possibile farlo, quando il tempo era bello nel pomeriggio e anche quando decidevo di non andare a scuola (quindi anche al mattino), quando ero alle medie avevo un rituale.
Infilavo un libro (il libro di turno) in una borsa, correvo in giardino e mi arrampicavo sulla quercia. Salivo fino al giusto incrocio di rami, mi sistemavo, e lì, in mezzo al verde come fossi persa nel nulla mi mettevo a leggere.
La sensazione era splendida. Se c'era un minimo di vento l'albero mi cullava appena e le foglie che si muovevano mi davano un sottofondo molto particolare. Se c'era caldo il manto mi rinfrescava e proteggeva. Gli uccellini e gli insetti mi giravano attorno e io mi perdevo nelle mie fantasie.
Tutte le volte che "tagliavo" da scuola lo facevo per starmene a casa mia. Non c'erano fughe per motivi sentimentali o per evitare interrogazioni. Cercavo i miei angoli di pace, niente di più e niente di meno. Per dormicchiare un po' più a lungo, visto che comunque facevo tardi anche allora. Per leggere cose che interessavano me e non erano contemplate nei programmi scolastici. Per vivere immergendomi in mondi che non avrei mai visto nella realtà e che mi affascinavano molto più di ciò che avevo attorno.
In effetti ancora adesso leggere mi trasporta altrove e adoro perdermi nei racconti altrui.
Mi manca la mia quercia e il mio posto tra i suoi rami.
Quando potevo leggere lo facevo (e lo faccio) e raramente mi si trovava lontana dai libri. Leggevo a tavola, in bagno, in sala, ovunque. Gli altri mi parlavano e io non li sentivo.
Poi ho scoperto il sesso...

1 commento:

Grilloz ha detto...

io mi nascondevo in qualche angolo in casa, per non farmi scovare a leggere anziche' a studiare ;-)