24.5.09

L'avventura di Arianna e Black Hat

Lui era la star del momento.
Non bellissimo, ma interessante e con una voce molto particolare. Cantava da una vita, era famoso da un po', richiestissimo da poco. Un nome azzeccato, Black Hat, non diceva nulla di personale su di lui e gli conferiva quel tocco in più di mistero che con le donne funziona sempre.
Arianna esultò, nemmeno silenziosamente, appena ebbe la certezza di avere un posto allo show case di Black Hat, quella sera, con tanto di festa vip subito dopo. La sua giovane età le permise di non spendere troppo del suo tempo davanti allo specchio per provare una mise adatta. Le stava tutto più che bene e la bellezza del suo viso allungato non faceva che migliorare il tutto. Quel tanto di trucco che bastava, nè troppo esagerato, ma nemmeno troppo minimal.
E via.
Inutile dire che lo spettacolo era magnifico. Tutte le canzoni nuove non facevano che soddisfare le aspettative del pubblico. Black Hat era davvero un mito. E la festa...
Arianna aveva conosciuto il suo idolo, ci aveva bevuto un paio di drink, aveva fatto un giro con l'amico con cui era venuta e aveva fatto un po' di socializzazione con gli altri vip. Si poteva dire che aveva conosciuto praticamente tutti.
La festa, verso le tre di notte, volgeva al termine quando Arianna e il suo amico Giò decisero di andarsene. Black Hat era ancora lì, annoiato su di un divanetto, ormai esausto.
L'auto non era vicinissima, Arianna camminò ondeggiando verso di esa, mentre Giò camminava ben più veloce. Era stanco. Ma contento.
Passando davanti al locale in macchina notarono che Black Hat e il suo produttore erano lì fuori ad aspettare un taxi. Colta da uno slancio di cortesia e pensando soprattutto a come passare un po' di tempo in più col bel cantante, Arianna si lanciò fuori dal finestrino e propose un passaggio ai due. Giò non fece obiezioni. Così Black Hat e il suo amico salirono in auto, diretti all'albergo.
Il tragitto era un po' lungo, ma la macchinina di Giò andava benissimo.
Solo che ad Arianna scappava la pipì, accidenti quanto le scappava. Aveva bevuto un po' troppo e le vibrazioni dell'auto avevano smosso il tutto. Così chiese di fare una breve sosta. Accanto a un viale alberato, in un posto non troppo illuminato sembrò il posto migliore. Lei scese.
In un attimo di illuminazione decise di non farla proprio lì accanto alla macchina, che il suo cantante preferito avrebbe visto tutto e non sarebbe stato affatto contento. Così decise di saltare il muretto e di farla al riparo. Peccato che il muretto fosse al limitare di un breve tratto scosceso, per cui Arianna piombò tra i rovi e si scorticò braccia e gambe.
Fece pipì lanciando maledizioni al muretto, al buio, ai drink e a tutto ciò che le venne in mente. Poi risalì la china e ricomparve, coperta di sangue, alla vista dei suoi accompagnatori. Che si preoccuparono non poco, ma che erano troppo stanchi per ridere dell'accaduto. L'auto partì, mentre Arianna veniva soccorsa dai due passeggeri illustri con fazzolettini e salviettine. Nel tragitto urtò più di una volta la camicia bianca di Black Hat, che cominciò a sembrare Jack lo Squartatore appena rientrato da una missione omicida.
Forse per la vista del sangue, forse per l'alcool nel sangue, forse per il ruzzolone, Arianna ebbe bisogno nuovamente di una sosta. Vomitò l'anima. Stavolta senza allontanarsi...
Così ripartirono e andarono a consegnare il mitico Black Hat macchiato di sangue e un po' nauseato al suo albergo. Ore cinque del mattino.
Subito dopo Giò riportò Arianna a casa. Lei, un po' incazzata per la figuraccia, un po' allegra per la serata in compagnia del suo mito, stava crollando dal sonno.
Giunta a casa riuscì a salire senza problemi, buttò gli abiti nel cesto della biancheria sporca e si lanciò sotto alla doccia per togliersi la terra e il fogliame di dosso. Tamponò i graffi con del disinfettante e uscì dal bagno intorno alle sette. Con l'intenzione di fiondarsi nel suo letto e dormire fino al pomeriggio.
Ma la porta si aprì e sua madre, che doveva tornare molto più tardi, tuonò: "Ma sei tornata adesso?"
Arianna, recuperando il poco di nervi saldi che le restava dopo la notte in piedi, rispose che no, stava uscendo per andare all'università. Si vestì, andò a casa di una amica fidata e lì dormì tutto il tempo che voleva...

2 commenti:

Pyperita ha detto...

Mi piace questo racconto. Se vuoi da Fioredautunno (nei miei link) c'è un esercizio di scrittura che ha interessato più di un blogger.

PaolaClara ha detto...

Grazie. Questo diciamo che è una storia vera riportata in modo più simpatico. Romanzata in qualche maniera...