3.7.07

Passo a due

L'equilibrio si raggiunge con lo studio. Prima si impara a conoscere il proprio corpo e la propria mente. Si sonda nel passato, si fanno tentativi, si cerca il sistema migliore. In questo l'esercizio aiuta. Ore ed ore passate a cercare di reggersi in piedi. A spostarsi di pochi millimetri per capire se il punto che si cerca è proprio lì. Si impara a concentrarsi, a usare ogni risorsa possibile.
L'equilibrio è importante. Saperlo trovare a colpo sicuro diventa una missione per chiunque ne comprenda l'utilità. Si gira meglio, si sale, si scende, si salta. Si vive.
Diventa fondamentale quando non si è soli. Un passo a due si fonda sull'equilibrio, non su altro. Ognuno dev'essere solido e deve poter sostenere l'altro in qualsiasi momento. Non parlo di strane acrobazie, anche solo camminare insieme richiede equilibrio.
Tanto è difficile raggiungerlo, quanto è facile perderlo in qualsiasi momento. Per distrazione, per un incidente, per la confusione che il movimento crea. Allora nascono i problemi.
Non si può cominciare a danzare se manca l'equilibrio, non ci si può fidare. Un passo falso potrebbe rovinare tutta la coreografia, tutto il lavoro e la bellezza che ne verrebbe fuori.
Un inizio privo di equilibrio compromette l'opera intera. Uno dei due si trova a gestire il tutto, senza che l'altro possa partecipare davvero.
Immaginiamo di entrare in scena confusi... Al nostro fianco qualcuno ci tiene la mano e ci guida, perchè noi è come se fossimo altrove. Abbiamo paura, abbiamo troppe emozioni in gioco. Se lasciamo che sia l'altro a guidarci oltre il breve tempo che basta a recuperare la lucidità, dovrà fare il lavoro di due persone senza nemmeno sapere se noi siamo in grado di ballare. Dovrà trovare l'armonia, cercare il punto anche per noi, trascinarci dentro al vortice dei passi da fare. Ma, per quanto sia bravo, l'altro non potrà mai essere noi. Non saprà mai dove avremmo appoggiato il piede, dove sta il nostro baricentro in ogni momento. Non potrà danzare per noi.
Se noi non ritroviamo l'equilibrio in tempo, qualcosa andrà storto. E falliremo. Perchè nel momento in cui la mano dell'altro verrà a mancare ci ritroveremo su di un palcoscenico di cui non abbiamo memoria, in un punto della coreografia che non riconosciamo, appesi ad un equilibrio che non è il nostro, non più. A questo punto sarà difficile cominciare a danzare da soli. Far capire all'altro che siamo tornati e che ora ce la facciamo a continuare. E non solo: vogliamo di più.
Vogliamo formare quell'equilibrio perfetto che era previsto fin dall'inizio.
Quello per cui si lavora una vita, quello in cui si è entrambi forti, entrambi preparati, uniti in un unico essere che è pura arte. In cui nessuno ha una superiorità, nessuno è forte o debole, nessuno dei due chiede e ciascuno dà il suo meglio.
L'equilibrio non è solo una questione di baricentro, non è un requisito solo fisico. Si costruisce col tempo, con tentativi ed errori. Con cadute e lividi. E le inevitabili risate che ne derivano.
Perchè niente è più dannoso per l'equilibrio della mancanza di umorismo...
So cosa si prova ad allungare la mano e a sapere, anche senza vedere, che un'altra mano è lì per noi e che sarà esattamente dove finisce la nostra, pronta a prenderci, pronta a farci girare un'altra volta. So che significa volare oltre la testa di un altra persona e sapere esattamente dove e come atterrerremo. So cosa vuol dire restare in equilibrio sulla spalla di qualcuno cercando di non limitarne i movimenti.
Il passo a due è magia pura. Ma senza lavoro, armonia ed equilibrio resta solo un esercizio qualunque...

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