2.12.17

L'immagine e io

Il fotografo è il top.
Lo shooting organizzato dalla scuola è un vero e proprio evento. Il pacchetto comprende cinque scatti elaborati con photoshop, ma ovviamente le foto scattate sono almeno dieci volte tanto. Lui scatta, fa una prima selezione e manda i provini da cui scegliere le foto che ti piacciono di più.
Il suo suggerimento è di guardare il viso, l'espressione, la posizione e di non badare a cellulite, rotolini e inestetismi perché a quelli ci lavora lui.
Ore passate a spulciare immagini ingrandite per scegliere quelle in cui magari sorrido, quelle in cui la posizione del piede mi piace di più, in cui la luce fa un effetto particolare. Non una cosa semplice, se si è ipercritici... e io lo sono. Poi scelgo.
Poi le riguardo. In una ho un'espressione adorabile. Allora gli scrivo.
"Senti, - gli dico - anche se la posizione non mi piace, vorrei anche questa foto. Puoi lavorarci su?"
"Non posso cambiarti la posa, ma posso cambiarti il corpo." Mi risponde.
E io...
"Grazie, ma non ho bisogno di sembrare tanto diversa da quello che sono."

Una pazza, probabilmente.

Poi volevo aggiungere che alla mia età posso gestire il fatto di non essere perfetta e amarmi lo stesso così come sono, ma ho taciuto. Adoro anche solo i suoi provini, in bassa risoluzione e col watermark bello presente. Saranno foto ritoccate, le altre. Quelle da guardare nei momenti di scarsa autostima.

E ricordo che un tempo, fotografata con un make up professionale, ho odiato quelle immagini con tutta me stessa perché non mi ci riconoscevo. E mi sento bene, oggi, con il mio corpo non perfetto, con la mia cellulite e qualche rotolino in più.
Poi, a dirla tutta, la foto a cui tenevo di più in assoluto (oltre a quelle di Carmen, il cane poler più dolce del mondo) è quella con le mie amiche, fatta di straforo, e di cui ringrazio immensamente Yuri Bote perché siamo proprio noi, quelle lì.

C'è poco che mi renda più felice di essere me...





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