16.1.15

L'analisi illogica del testo 5 - Cicatrici e ombre

Ci sono eventi nella vita che ci lasciano un segno. Correggo, tutti gli eventi ci lasciano un segno.
Quelli che lasciano le cicatrici sono quelli che ci capitano quando siamo indifesi e, se devo dirla tutta, le cose peggiori ci capitano sempre quando non abbiamo dietro il machete.
Molto spesso siamo in grado di sopravvivere. Ci ricuciamo i lembi e ripartiamo zoppicando per poi procedere guardinghi affinché non ci capiti più una cosa simile.
Poi c'è il karma e il fatto che tendiamo a ripetere - purtroppo - gli stessi errori anche inconsapevolmente, ma questa è un'altra storia.
Quello che è chiaro leggendo "Domani sarà un giorno perfetto" di Carlo Deffenu, è che i sopravvissuti si riconoscono tra loro. In qualche modo, che sia uno sguardo o un modo di fare, come se le cicatrici si vedessero anche se non ci sono. Non solo si riconoscono, ma a volte si aiutano a guarire. Quando si può.
Non importa l'età o la provenienza.

I personaggi di Carlo hanno vissuto ognuno un trauma e come capita spesso hanno creato un loro "talismano" contro le ombre che da quel momento li accompagnano. Chi, come il non più giovane Dumas, si rinchiude in un mondo fatto di fotografie e di chat rimpiangendo un amore perduto per sempre; chi, come il giovane Denis, riempie barattoli di mosche e rifiuta di uscire di casa per paura di essere diverso; chi come Polar abbandona la vita "normale" e si confina in strada con i suoi cani. Chi, come la piccola Danette, tiene al di fuori del suo cerchio magico (fatto di disegni) ombre che hanno una vera consistenza.
Perché - e Stephen King ce lo ha detto per bene in "It" - certe volte i bambini vedono cose che gli adulti non possono vedere. Perché all'immaginazione si aggiunge un qualcosa che rende tangibili gli orrori che si cerca di dimenticare, che dà loro un potere imprevedibile e incredibile. Tanto che a volte un adulto fatica a credere che i mostri esistano - eppure, crescendo, dovrebbero saperlo che i mostri ci sono eccome (meravigliosa rimozione) - e non sono in grado di ascoltare.
Perché le ombre esistono e sono in grado di cambiarci la vita, di scardinare il senso delle cose e di farci fare cose terribili. Ogni trauma ha le sue ombre.
Ce le portiamo dietro finché possiamo, le riconosciamo quando sono negli occhi di altri e riusciamo a combatterle a lungo. Una vita intera, a volte. Qualche anno o qualche mese se non riusciamo a uscire dalla loro influenza.
Così è per chi subisce un abuso, per chi vive un'esperienza disperante, per chi perde l'amore della sua vita e per chi in qualche modo si scopre fallibile.
"Non si può domare il diavolo che ti morde il cuore e la ragione. Tutti abbiamo il nostro diavolo che scalpita e lucida le corna. Polar lo sa bene. Se svelasse a qualcuno cosa si nasconde sotto gli stracci del barbone che chiede l'elemosina al semaforo, forse non verrebbe creduto. Difficile cambiare la prospettiva senza aprire un profondo smarrimento in chi ti ascolta."
Le solitudini dei sopravvissuti sono spesso paura di leggere quello smarrimento. Molto meglio dipingersi il proprio talismano e proteggersi quanto più si riesce a farlo, anche se dalla vita è difficile proteggersi senza impazzire. Soli sempre, anche quando si lotta insieme. Perché ognuno ha il suo demone diverso, per quanto simili possano essere i traumi da cui ha origine. In fondo anche tra sopravvissuti si fatica a comprendere quali siano le entità che perseguitano l'altro.
"Denis non sa cosa sta succedendo a Danette, ha solo deciso di aiutarla perché non vuole ferirla: per questo ha spento il computer e si è tenuto per sé tutte le scoperte che ha fatto. Danette non è malata e non è pazza. C'è molto di più dentro i suoi occhi tristi. C'è tanta luce e tanto amore incompreso. Lo ha sentito come se lei lo avesse toccato davvero al centro del cuore con le sue piccole dita." 
Solo un susseguirsi di comportamenti bizzarri, cambiamenti improvvisi e di paure assurde. O, ancora, il rinchiudersi in una routine sempre uguale, evitando di "cambiare percorso" per non incappare nel mostro che ci divora.
Le cicatrici fanno male e ci segnano per la vita. Le ombre sono in grado di distruggerla.
Per questo, ogni volta che guardando negli occhi una persona incontro un sopravvissuto sento la necessità di un contatto più profondo. Per aiutarci a capire il demone e a creare un cerchio magico più grande che non ci faccia sentire soli e sporchi, e cattivi, e falliti, inutili o persi.

Se volete la recensione di "Domani sarà un giorno perfetto" la trovate su Recinzioni Selvagge.
Per le puntate precedenti delle mie analisi illogiche o cliccate sull'etichetta (detta tag) apposita oppure, se siete pigrissimi:
1) Da certe cose non si torna indietro
2) Il tempo atmosferico del lutto
3) Eros o Thanatos
4) Ciò che pare normale


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